10 aprile 2020

Mascherine: tra il sì e il no

E' noto che l'OMS sconsiglia l'uso delle mascherine per chi non sia affetto da coronavirus o non sia a contatto con potenziali infetti, e questa è anche la posizione ufficiale del ministero italiano della salute (https://bit.ly/2JSbt1R). Sappiamo peraltro che è in atto un dibattito tra gli esperti per una revisione di questa politica, di fronte al timore (ancora non provato) che il coronavirus possa essere diffuso anche da persone asintomatiche.


Tutto questo non preoccupa la giunta regionale della Lombardia, che, seguita a ruota da altre, ha vietato di uscire da casa senza maschera. I cittadini, in attesa delle mascherine gratuite promesse dalla regione, potranno sempre procurarsele a caro prezzo o coprirsi naso e bocca con altri indumenti, quali sciarpe, foulard, forse anche passamontagna o burqa (il che, malgrado l'ironia sui social, non è così sbagliato se è chiaro che lo scopo non è di proteggere sé stessi, ma gli altri).

“A pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, che di peccati se ne intendeva, ma si ha quasi sempre ragione”. Non vorrei che questa manifestazione di decisionismo della giunta lombarda servisse, più che a proteggerci dal contagio, ad additare alla pubblica opinione i veri responsabili dell'epidemia, quelli che (come me) giravano sino a ieri senza mascherina, e non quelli che per anni hanno massacrato con i tagli la sanità pubblica, che hanno spedito gli ex-ammalati di coronavirus nelle case di riposo, che hanno obbligato medici e infermieri a lavorare senza protezioni.

Ma torniamo alle mascherine: per quali ragioni l'OMS sconsiglia l'uso delle mascherine se non nei casi di necessità? I motivi sono fondamentalmente due:
non creare in chi le indossa un falso senso di sicurezza che le mascherine non possono dare;
evitare un accaparramento che possa far mancare questi strumenti protettivi a chi ne ha veramente bisogno (ammalati e personale sanitario).

Queste ragioni sono state bene espresse dalla dott.ssa Deborah Birx, coordinatrice del gruppo di lavoro sul coronavirus della Casa Bianca, nella discussione sviluppatasi circa l'eventuale imposizione dell'uso di mascherine ai cittadini americani.
Ecco quanto scrive sull'argomento il New York Times del 2 aprile:
“Non desidero che gli Americani ricevano un falso senso di sicurezza dall'indossare una mascherina. Lavarsi le mani frequentemente e mantenersi a una distanza di due metri dalle altre persone sono misure che proteggono in modo molto più efficace. Gli occhi non sono protetti dalla maschera e se voi toccate qualcosa e poi toccate gli occhi, vi esponete al rischio con o senza mascherina”.
Ha insistito molto chiaramente sul fatto che, se anche le nuove linee guida del governo dovessero estendere a tutti l'uso delle mascherine, si tratterebbe pur sempre di una semplice aggiunta alle norme di distanziamento e di igiene già in vigore.

Da sempre, le maggiori istituzioni pubbliche a tutela della salute come l'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) e l'americano Centro per la Prevenzione e il controllo delle Malattie (C.D.C.) sconsigliano l'uso delle mascherine da parte del pubblico, tranne il caso di tosse, raffreddore o malattia. Uno dei motivi è la necessità di riservare le mascherine di qualità chirurgica (N95) agli operatori sanitari, che ne hanno assoluto bisogno.
“Basta acquistare mascherine!” ha dichiarato in febbraio il ministro della sanità (surgeon general) dott. Jerome Adams, “non sono efficaci nel prevenire l'infezione da coronavirus, ma sono viceversa assolutamente necessarie per gli operatori sanitari”.

Pare tuttavia che l'orientamento stia cambiando: si fa strada l'ipotesi che il virus possa essere trasmesso anche da persona asintomatiche, per cui verrebbe suggerito a tutti l'uso di mascherine in pubblico.
Le autorità tuttavia insistono sul fatto che alcuni tipi di mascherine devono essere rigorosamente riservati a medici e infermieri, suggerendo l'uso di maschere di tessuto fatte in casa.

Qui l'articolo completo:

Aggiornamento:
In un'indicazione del bisogno di mascherine di elevata qualità (cosiddette N95, capaci cioè di filtrare almeno il 95% delle particelle sospese), nei giorni scorsi il presidente Trump aveva proibito l'esportazione verso il Canadà di 3 milioni di mascherine prodotte dall'americana 3M, e aveva attaccato violentemente l'azienda, che è la maggiore esportatrice di tali materiali verso il Canadà e tutta l'America latina. Nella giornata del 7 aprile è stato raggiungo un accordo che consente alla 3M di onorare i suoi contratti, a fronte dell'importazione, sempre da parte di 3M, di 160 milioni di mascherine dalla Cina.

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