10 aprile 2020

Cent'anni di progresso

E’ passato più di un secolo dalla “spagnola”, la pandemia influenzale che uccise decine di milioni di persone in ogni parte del mondo. Riprendiamo alcune chicche di un divertente articolo di Walter Marossi pubblicato da Arcipelago Milano


Il sindaco
Il sindaco di Milano ha reso pubblica questa ordinanza: “La malattia che domina attualmente Milano, come tutto il resto d’Italia e d’Europa, è certamente influenza. Contro di essa valgono le precauzioni seguenti:
1) curare la più scrupolosa nettezza della persona e dei luoghi di abitazione, sia familiari sia collettivi;
2) mantenere inalterate, per quanto è possibile, le condizioni di vita ordinarie;
3) evitare tutti i contatti con persone, non necessari. Così facendo, si mette in pratica l’unico mezzo veramente efficace contro l’influenza, ossia l’isolamento;
4) evitare qualsiasi eccesso nel mangiare e nel bere;
5) appena si avvertono i primi segni della malattia, mettersi subito a letto, e chiamare il medico; 
6) durante la malattia si adottino tutte le norme comuni alle altre forme contagiose. 
Finita la malattia, si lascerà ventilare ampiamente la camera, tenendo le finestre aperte, e sciorinando bene all’aria, entro la camera stessa, tutti gli effetti letterecci per tre o quattro giorni. Così facendo, il virus dell’influenza resta distrutto anche senza ricorrere alle disinfezioni. L’Ufficio d’Igiene e Sanità di via Palermo 6 sempre a disposizione del pubblico per consigli e per soccorsi d’urgenza.”

Malgrado la stretta somiglianza con le prescrizioni di oggi, il sindaco che firma l'ordinanza non è Giuseppe Sala ma Emilio Caldara, e la data è quella del 14 ottobre 1918.

Il capopopolo
“Che s’impedisca a ogni italiano la sudicia abitudine di stringere la mano, e la pandemia scomparirà nel corso di una notte”
L'avete già intuito: non è Matteo Salvini, ma il Popolo d’Italia, diretto da Benito Mussolini.

Il nome
Il fatto che ci fosse la guerra e quindi la censura, impediva la diffusione di notizie attorno all’epidemia, quindi furono sopratutto i giornali spagnoli a parlarne: “Una strana forma di malattia a carattere epidemico è comparsa a Madrid … L’epidemia è di carattere benigno non essendo risultati casi mortali”, da lì il nome spagnola con cui venne definita. Ma non ovunque: in Senegal fu l’“influenza brasiliana”, in Brasile, la “tedesca”, in Danimarca fu chiamato il “male del sud”, in Polonia la “malattia bolscevica”. In Spagna venne chiamata l’influenza del “soldato napoletano” che era la serenata di una zarzuela in voga nel momento in cui ebbe avvio l’epidemia. 

I rimedi
Anche le cure diedero origine a progetti diversi, alcuni fantasiosi: dall’olio di ricino al rhum (esaurito in un giorno a Parigi), dall’aglio masticato crudo all’acqua d’angiolo (l’orina del bambino più piccolo della famiglia), per non parlare della castagna matta in tasca o dell’acqua della paura, un decotto di erba lavandaia rigorosamente raccolta per San Giovanni e seccata.
Sui giornali si poteva leggere la pubblicità della “Pozione Arnaldi” che: ”presa un paio di volte la settimana immunizzando l’organismo, previene l’infezione“, presa ogni sei ore, a malattia dichiarata, conduce a una rapida guarigione, eliminando le possibili complicazioni polmonari! La cassetta per la cura della febbre spagnola (polvere-sale) si spedisce a mezzo della nostra Farmacia di Roma contro vaglia postale …” o del liquore “Archebuse”, preparato dai frati maristi con la scritta: “unico prodigioso rimedio preventivo contro l’influenza”.

L’epilogo
Il 16 febbraio 1919 si rende pubblico il numero dei morti a Milano nel 1918: 2.710 morti per influenza, 3.557 per polmonite. Il giorno con più morti fu il 15 ottobre con 145. Il 18 febbraio per la prima volta non fu denunciato nessun caso di influenza e solo 4 morti. Il 29 aprile un convegno di medici dichiarò conclusa l’emergenza. 

https://www.arcipelagomilano.org/archives/55251 

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