25 aprile 2020

Il contributo sovietico alla vittoria sul nazifascismo

Giorgio Riolo

Ricorre quest'anno il 75° anniversario della vittoria contro il nazismo. Ci sembra giusto ricordare, in questa occasione, l'enorme debito di riconoscenza che tutti noi abbiamo verso il popolo sovietico per il suo determinante contributo, troppo spesso dimenticato o sottovalutato, alla vittoria finale.



1. La seconda guerra mondiale può essere considerata il secondo atto della fase storica del Novecento inaugurata dalla prima guerra mondiale. 

2. Già nel 1925, nel Mein Kampf, Hitler riprendeva la vecchia questione della mitologia germanica secondo la quale gli slavi erano da considerarsi schiavi naturali dei germani. Ora, nel contesto della avvenuta rivoluzione in Russia, alla dimensione razziale si aggiungeva la dimensione politica e ideologica della necessità di eliminare il bolscevismo. 
Nel 1937 tutto ciò si preciserà. “La comunità razziale tedesca” ha diritto a uno “spazio vitale” maggiore di altri popoli. A Est, nelle sterminate regioni degli slavi, lo “spazio vitale” significa materie prime (grano, bestiame, risorse minerarie ecc.) e schiavi per la Germania.

3. Nell’Urss, dopo il 1927, si afferma il gruppo dirigente attorno a Stalin. Per questi, l’arretratezza storica della Russia deve essere superata con uno sforzo volontaristico estremo dell’intero popolo. Occorre accelerare lo sviluppo economico. L’industrializzazione accelerata dell’economia doveva poggiare sulla collettivizzazione forzata delle campagne e sul prelievo di risorse dalle campagne stesse. Malgrado le avvertenze di Lenin (e poi di Bucharin) sul pericolo per la giovane rivoluzione insito nello spezzare la “alleanza operai-contadini”, chiave della vittoria della rivoluzione. 
L’industria pesante, l’acciaio, la meccanica, il petrolio, la scienza e la tecnica dovevano costituire la base per produrre trattori, automezzi, macchine e mezzi di produzione per lo sviluppo economico, ma anche carri armati, artiglieria, navi corazzate, aerei per una possibile guerra.
Memori dell’intervento delle potenze capitalistiche a sostegno delle armate bianche nella guerra civile 1918-1921, si aveva la ferma consapevolezza che prima o poi l’Urss sarebbe stata attaccata da Occidente. 

4. Con le premesse di cui sopra, i passaggi principali che conducono alla guerra sono le mosse naziste per saggiare la reattività occidentale. 1935, leva obbligatoria e inizio costruzione di aerei da guerra moderni; 1936, occupazione della Renania; 1938, occupazione dell’Austria; 1938, occupazione dei Sudeti e protettorato sul restante della Cecoslovacchia.
La Conferenza di Monaco del 1938 mostrò la capitolazione dei paesi occidentali nei confronti di Hitler. Neville Chamberlain, primo ministro inglese, rappresenta bene questa corrente occidentale. Per queste borghesie conservatrici e per la Chiesa cattolica il pericolo maggiore è il comunismo. Con il fascismo e con il nazismo si può giungere a un accomodamento.

5. L’Unione Sovietica ha la chiara evidenza che lo scontro finale si avvicina. Muovendosi ormai come stato-nazione e non come “patria del socialismo”, si giunge nel 1939 al Patto Molotov-Ribbentrop. Con la spartizione della Polonia e con l’intento di portare più a Ovest la frontiera con la Germania, il gruppo dirigente attorno a Stalin conta così di avere più tempo per prepararsi alla guerra.
Questo patto tra i due nemici mortali, nazismo e comunismo, portò lo sconcerto tra le fila dei movimenti comunisti, socialisti e democratici su scala mondiale. 
Malgrado il favore acquisito dall’Urss e dall’Internazionale comunista nel 1935, grazie alla svolta rappresentata dai fronti popolari con le forze socialiste e con l’abbandono della nefasta teoria e pratica del “socialfascismo”. Ulteriormente consolidato questo favore a seguito dell’appoggio sovietico al fronte repubblicano nella guerra civile spagnola del 1936.
La crisi di coscienza in molti comunisti, socialisti e democratici rimase anche dopo la vittoria nel 1945. Ma con l’aggressione nazista nel 1941 alla fine prevalsero la fedeltà all’Urss in molta parte del movimento comunista e la simpatia in buona parte dei democratici e dei socialisti.

6. Non solo l’impreparazione alla guerra e il non aver raggiunto lo sviluppo dei mezzi tecnici adeguati agirono all’inizio. Tra le vittime delle purghe staliniane del periodo 1936-1938 occorre annoverare il fior fiore dei capi dell’Armata Rossa. A partire dal maresciallo Michail Tuchačevskij, vero genio militare, altri due marescialli (sui 5 esistenti), 11 commissari politici e nel complesso 35.000 ufficiali, tra superiori e subordinati, furono eliminati. 

7. Nel giugno 1941 l’Operazione Barbarossa voluta da Hitler investe come un uragano l’Urss. 3 milioni di soldati, 10.000 carri armati, 3.000 aerei sfondano in profondità. All'invasione partecipano anche divisioni italiane, ungheresi, romene, croate, finlandesi, oltre a  contingenti minori di paesi occupati dalla Germania. Milioni di soldati sovietici vengono fatti prigionieri. In Ucraina, dove i contadini subirono la mano pesante di Stalin nello sviluppo economico a oltranza, i tedeschi penetrarono con una certa facilità. In seguito qui si costituirono bande di collaborazionisti nazisti.
Mentre in Occidente la guerra tedesca è guerra guerreggiata, a Est è guerra di sterminio. L’esercito regolare tedesco sfonda e dietro le SS compiono massacri di comunisti, ebrei, cosiddetti “intellettuali”, semplicemente per eliminare la popolazione scolarizzata, potenziale futura classe dirigente. 
L’Est era concepito dai nazisti come “discarica” degli ebrei. In Polonia per gli ebrei occidentali e in Urss per gli ebrei orientali. Proprio a Est si forma la consapevolezza per i nazisti che uccidere in massa è “faticoso”, è “dispendioso”. Molti soldati tedeschi giungono anche ad avere disturbi nervosi. Occorre un sistema di eliminazione “neutro”, tecnico, industriale. 
Inoltre si comincia a concepire l’eliminazione mediante il lavoro estremo a cui sottoporre ebrei, comunisti, prigionieri militari (e poi zingari, omosessuali, pacifisti ecc.). È il sistema compiuto e sviluppato dei campi di concentramento e dei campi di sterminio. Sistema già in atto dal 1933 con i campi dove rinchiudere socildemocratici, comunisti, oppositori politici (Dachau e altri minori).

8. Alle porte di Mosca, a 40 km. dalla capitale sovietica, nell’ottobre 1941 la travolgente avanzata si ferma. Le piogge e il fango e poi, con il freddo dell’inverno, il fango indurito rendono difficili le operazioni per le divisioni motocorazzate tedesche. Stalin dapprima pensa all’armistizio, ma davanti al diniego tedesco l’ultima risorsa è quella di proclamare la “Grande Guerra Patriottica”. In analogia della “guerra patriottica” del 1812 contro l’invasione delle armate napoleoniche. L’Urss alla stregua di uno stato-nazione invaso dal nemico e non semplicemente come “patria del socialismo”. La patria in pericolo e basta. 
A designare “nazione” e “popolo”, nelle lingue slave e quindi anche in russo, è la stessa parola (Narod). 
I migliori generali sovietici, tra i quali Žukov e Rokossovskij, e truppe fresche fatte affluire dagli Urali e dalla Siberia ricacciano indietro i tedeschi.

9. I tedeschi puntano a Nord, per occupare Leningrado, la vecchia capitale e obiettivo strategico evidente, e a Sud, per occupare il Caucaso e prendersi le enormi riserve di petrolio e le enormi risorse minerarie. 
A Nord Leningrado resiste eroicamente per ben tre anni, dal 1941 al 1944, a costi umani enormi. Un milione di civili e un milione di soldati dell’Armata Rossa uccisi e un milione di feriti. Ma la guerra si vince anche simbolicamente. L’esecuzione in pieno assedio della sinfonia n. 7, composta da Dmitrij Šostakovič, rimane pietra miliare della resistenza culturale oltre la resistenza materiale e militare.
A Sud le enormi distanze dal retroterra dei rifornimenti fermano l’avanzata verso il Caucaso. I tedeschi allora puntano su Stalingrado sul Volga come obiettivo strategico, per il valore simbolico (“la città di Stalin”) e come nodo strategico di rifornimento russo delle risorse provenienti dal Caucaso e per la grande fabbrica di trattori convertita in fabbrica di carri armati.
Dal dicembre 1942 al 1 febbraio 1943 a Stalingrado si combatte la sesta e ultima battaglia. Nella città distrutta totalmente dai bombardamenti si combatte casa per casa. Alla fine l’armata tedesca di Von Paulus deve arrendersi. Più di 190.000 prigionieri tedeschi, più di 90.000 soldati uccisi. La perdita dei circa 300.000 uomini dell’armata tedesca e l’immagine di Von Paulus che firma la resa davanti a Georgij Žukov rimangono tra le immagini storiche della svolta decisiva della seconda guerra mondiale. Il colpo mortale alla Germania. 

10. Da quel momento, dallo sfondamento al centro dal 1943, da Stalingrado e dalla grande “battaglia dei carri” a Kursk, vinta dai sovietici, dallo sfondamento a Nord dal 1944 e fino ai primi di gennaio 1945 i territori russi vennero totalmente liberati. Fino al passaggio simbolico del fiume Niemen e l’entrata dell’Armata Rossa nella Prussia orientale. Di lì il successivo dilagare a Est, fino alle porte di Berlino.

11. I tedeschi e i nazisti in primo luogo, nella loro boria storica, non presero in seria considerazione il cosiddetto “fattore umano”. Del quale avevano trattato nella storia i teorici della guerriglia e della guerra di popolo. Del quale ha trattato in modo definitivo il generale Giap nella guerra del Vietnam contro la superpotenza Usa (il contadino vietgong con una ciotola di riso al giorno che tiene testa e sconfigge il supernutrito, superarmato ragazzone marine Usa). 
La motivazione e la disponibilità al sacrificio di chi difende la propria terra e la propria gente, in ogni tempo e anche in questo caso, non hanno eguali tra i combattenti. Confidavano i tedeschi nella loro superiorità tecnica e organizzativa, nella loro enorme superiorità dei mezzi di guerra.
Il sacrificio dell’Armata Rossa al fronte e il sacrificio dei civili nelle retrovie per turni massacranti di lavoro al fine di produrre mezzi militari adeguati alla bisogna. Il febbrile lavoro delle donne sovietiche e la febbrile attività di tecnici e di ingegneri, di operai specializzati, molti formatisi in quegli anni di guerra, per affinare e migliorare i carri armati, fino ai leggendari T-34, e gli aerei, caccia e cacciabombardieri, fino ai modelli che stettero alla pari degli aerei tedeschi e occidentali. E poi i partigiani sovietici attivi nelle retrovie per sabotare e ostacolare i tedeschi in ritirata. 
Guerra di stato e guerra di popolo. Costata circa 25 milioni di morti, tra civili e militari, e immani distruzioni di città, fabbriche, vie ferroviarie, ponti, strade, linee elettriche, infrastrutture. Costi umani e costi materiali inimmaginabili in Occidente.
Come semplice paragone, i morti americani nella seconda guerra mondiale sono 365.000. Senza alcuna distruzione negli Stati Uniti.
Ma proprio sul fronte orientale l’Armata Rossa ha inflitto all’esercito tedesco l’80% delle perdite totali dell’intera guerra (circa 3,5 milioni di morti).
A Berlino dal 25 aprile al 2 maggio la settimana di battaglia finale. Fino alla bandiera rossa issata sul tetto del Reichstag. Foto simbolica, con la fine simbolica della guerra con la firma l’8 maggio della resa incondizionata da parte dell’ammiraglio Doenitz, dopo il suicidio di Hitler nel suo bunker.

12. Gli alleati, Stati Uniti e Regno Unito, hanno tardato l’apertura del famoso secondo fronte in Occidente con lo sbarco in Normandia nel giugno 1944. Con Stalin e l’Urss che già dal 1942 insistevano per alleggerire la pressione nazista a Est. Ma con diverso atteggiamento, a misura della diversa visione dei capi alleati. 
Il democratico Roosevelt disponibile allo sbarco al più presto per aiutare l’Urss. E ricordiamo gli aiuti, anche se parziali, in materiali e mezzi militari fatti affluire nel corso della guerra dagli Usa all’Urss. 
Il conservatore Churchill, antinazista, il condottiero che guida il paese nella famosa “battaglia d’Inghilterra”, ma anche anticomunista viscerale. Il suo intento era che sì con l’Urss si riuscisse vincitori nella guerra. Ma con una Unione Sovietica prostrata. A causa del dissanguamento del suo popolo e a causa delle immani distruzioni materiali.
Infine, con la morte di Roosevelt nell’aprile 1945, Harry Truman assume la presidenza e decide di usare le bombe atomiche a Hiroshima e a Nagasaki nell’agosto 1945, quando il Giappone era già piegato e pronto alla resa.
Le bombe atomiche sganciate su popolazioni inermi. Certamente per accelerare la fine della guerra nel Pacifico, ma soprattutto come simbolico, terribile, segnale all’Urss, e al mondo intero, che gli Usa sono la potenza egemone, con cui d’ora in avanti fare i conti.


2 commenti:

  1. Molto interessante il riepilogo della storia della Russia nella seconda guerra mondiale. Personalmente ho capito meglio il ruole russo e l'immenso dolore dei russi leggendo nelle ultime settimane due libri di Svetlana Aleksievic, ti ultimi testimoni e La guerra non ha un volto di donna. Li onsiglio vivamente a chi non li avesse letti.

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  2. Questo patto fu umiliante e ridicolo anche per gli stessi fascisti. L'Agenzia Stefani, all'arrivo della notizia, l'avevano buttata nel cestino, pensando allo scherzo di qualche giornalista buontempone. Il patto colse di sorpresa Mussolini, che non era stato contattato, per il quale fu una coltellata alla schiena. Mussolini riteneva di primaria importanza la lotta al comunismo e l’accordo favoriva la pressione dei russi verso i territori dei Balcani e della Romania, contrastando direttamente le ambizioni e gli intenti del governo italiano. In base al Patto di acciaio, firmato con la Germania tre mesi prima, l'Italia doveva combattere al loro fianco, essere alleata dei bolscevichi. Ciano, coadiuvato dall'ambasciatore Attolico, premette invano su Mussolini perché denunciasse il Patto d'acciaio. Mussolini ebbe un momento d'incertezza. Per settimane evitò tutti e si chiuse in un mutismo totale, anche se fu costretto a mandare lettere a Hitler, con un atteggiamento consenziente tra il timoroso e lo sfuggente.

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