12 ottobre 2011

Una favola: il paese degli asini

Federico Caffè

Nel 1976 il grande economista Federico Caffè scriveva: “Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica, con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati, favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori, in un quadro istituzionale che, di fatto, consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi (Una economia in ritardo, Boringhieri, 1976)

4 ottobre 2011

I costi dell'11 settembre

Sono tante le domande che ancora non trovano risposta sull’attacco alle Torri gemelle di New York. Una fra tutte: perché il presidente Bush, subito dopo l’attentato, si è affrettato a far rientrare in Arabia i numerosi familiari di Osama bin Laden?
La data dell'11 settembre riporta alla memoria numerosi massacri: l'11 settembre 1973 è il giorno del golpe in Cile contro il legittimo presidente (pochi mesi prima Unidad Popular aveva stravinto le elezioni amministrative) che si tradurrà in molte migliaia di uccisi, di arrestati, di torturati. 
L'11 settembre 1982 è il giorno in cui il generale Sharon dichiara che tra i profughi palestinesi ammassati nei campi di Sabra e Chatila si trovano militanti dell'OLP (in realtà partiti tutti pochi giorni prima per la Tunisia dopo l'assicurazione degli Stati Uniti di vegliare alla sicurezza dei profughi), e circonda i campi per permettere nei giorni seguenti ai falangisti libanesi il massacro in tutta impunità della popolazione palestinese. 
Ma certamente l'11 settembre più noto è quello dell'attacco alle Torri Gemelle di New York e le migliaia di vittime di questo attentato terroristico.
A distanza di dieci anni non è ancora chiaro chi abbia organizzato e permesso che questo avvenisse. Senza entrare nel merito delle critiche alla versione ufficiale, c'è almeno un grande punto interrogativo a cui non è stata data risposta: perché, immediatamente dopo l'attentato e prima di qualunque indicazione dei responsabili, il presidente Bush si sia affrettato a far tornare in Arabia i numerosi familiari di Osama Bin Laden presenti negli Stati Uniti.
In occasione del decennale il New York Times pubblica una stima dei costi indotti dall'attentato e dalle conseguenti scelte politiche degli Stati Uniti. Si tratta ovviamente di stime, e si può discutere sull'esistenza o meno di una relazione tra le spese indicate e l'attacco a New York, ma colpisce la prima cifra introdotta dal NYT: si stima che gli attentatori abbiano speso, in tutto, mezzo milione di dollari, e gli Stati Uniti 3.300 miliardi di dollari, cioè quasi sette milioni di dollari per ogni dollaro speso dagli attentatori. 

Vediamo il dettaglio (in miliardi di dollari): 
- Valore vite umane e cura feriti     29
- Pulizia e ricostruzione (edifici e infrastrutture)             26
- Impatto economico sulle aziende colpite     23
- Impatto economico del rallentamento generale           100 
- Costo del tempo di attesa extra negli aeroporti 
e degli incidenti stradali conseguenti a rinuncia al volo                    119
- Spionaggio interno, spionaggio militare e sicurezza     470
- Guerra in Irak (spese militari e aiuti)     872
- Guerra in Afganistan (spese militari e aiuti)     468
- Altre spese militari e costi indiretti     227
- Valore vite (militari e mercenari), disabilità, cure mediche       82
- Previsione di costi futuri per la guerra in Irak (2012-16)       55    
- Previsione di costi futuri per la guerra in Afghanistan (2012-16)    223
- Previsione pagamenti futuri per invalidità e cure veterani               589


La manovra

Ci sono tanti modi per ridurre il debito, ma i governanti ne conoscono solo uno: farlo pagare ai più deboli 

I gattopardi di Tripoli

Guido Rampoldi

Questo articolo, pubblicato da
la Repubblica il 16 settembre 2011, offre un punto di vista diverso dalla vulgata bellicista di tanta parte della stampa italiana che, contro gli stessi interessi del paese, sosteneva che “con Gheddafi non si tratta”