4 ottobre 2011

La manovra

Ci sono tanti modi per ridurre il debito, ma i governanti ne conoscono solo uno: farlo pagare ai più deboli 


Ormai è di dominio pubblico: la Banca centrale europea ha ordinato a Berlusconi e Tremonti di ridurre il debito dello stato italiano ed ha dettato anche i modi per ridurlo: non la riduzione delle spese militari o degli sprechi, non la lotta all'evasione (di cui Berlusconi e Tremonti per condoni "tombali" e aperto incoraggiamento all'evasione e alla "finanza creativa" sono i campioni assoluti), ma la svendita del patrimonio pubblico, il ritardo nell'età pensionabile delle donne, i tagli alla spesa sociale, ai Comuni, agli stipendi dei dipendenti pubblici.
Questa lettera ha se non altro il merito di far capire a tutti che liberarci di un Berlusconi ormai decotto non è sufficiente: potremo liberarci degli aspetti più squallidi di questo regime, ma resterà la sua politica antipopolare, a meno di un rinnovato impegno per cambiare le cose, che per ora non mi sembra di vedere. La Grecia è un tragico esempio di quello che ci attende: tagli a salari e pensioni sino al 50% e licenziamenti di massa hanno già causato un impoverimento generale del paese e stanno creando un ciclo infernale da cui sarà sempre più difficile uscire: impoverimento -> recessione -> minor gettito fiscale -> necessità di nuove "manovre".

In Italia è iniziata una campagna di "congelamento del debito" che ha tra i primi firmatari Francesco Gesualdi e Alex Zanotelli. Eccone alcuni estratti: 
Continuano a farci credere che per uscire dal debito dobbiamo accettare manovre "lacrime e sangue" che ci impoveriscono e demoliscono i nostri diritti.
Non è vero. La politica delle manovre sulle spalle dei deboli è voluta dalle autorità monetarie europee come risultato della speculazione.
Ma è intollerabile che lo Stato si adegui ai ricatti del mercato: la sovranità appartiene al popolo, non al mercato!
Esiste un'altra via d'uscita dal debito. E' la via del congelamento e se la condividi ti invitiamo a firmare e a diffondere questo documento, affinché si crei una grande onda che dica basta alle continue manovre che distruggono il tessuto sociale.
[...] 
Contemporaneamente va aperto un serio e ampio dibattito pubblico sulle strade da intraprendere per garantire la stabilità finanziaria del paese secondo criteri di equità e giustizia.
Almeno cinque proposte ci sembrano irrinunciabili: 
- Riforma fiscale basata su criteri di tassazione marcatamente progressiva;
- Cancellazione dei privilegi fiscali e seria lotta a ogni forma di evasione fiscale; 
- Eliminazione degli sprechi e dei privilegi di tutte le caste: politici, alti funzionari, dirigenti di società;
- Riduzione delle spese militari alle sole esigenze di difesa del paese e ritiro da tutte le missioni neocoloniali;
- Abbandono delle grandi opere faraoniche orientando gli investimenti al risanamento dei territori, al potenziamento delle infrastrutture e dell'economia locali, al miglioramento dei servizi sociali col coinvolgimento delle comunità.

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