10 aprile 2020

Dalla Peste al Coronavirus: come le pandemie hanno cambiato la storia dell’uomo

Con questo titolo Milena Gabanelli e Luigi Ofeddu hanno pubblicato un bell'articolo sul Corriere, ricco di presentazioni grafiche e di immagini (foto e dipinti) di passate epidemie. Dal loro testo ho attinto il titolo e parte delle informazioni che seguono. L'articolo completo in https://bit.ly/3c7gcZX 


Peste ateniese (430-426 a.C.): fu probabilmente un'epidemia di tifo che fece 70-100 mila vittime nella città assediata dagli eserciti alleati di Sparta, dove avevano cercato rifugio migliaia di abitanti delle campagne e dove scarseggiavano il cibo e l'acqua. L'epidemia troncò anche la vita del condottiero ateniese Pericle.

Peste antonina (165-180): si trattò probabilmente di un'epidemia di vaiolo, come la successiva “peste di Cipriano” (251-70). E' nota anche come “peste di Galeno” dal nome del grande medico che la studiò e la descrisse. Si stima che, diffondendosi in tutto l'impero, abbia causato da 5 a 10 milioni di vittime, con conseguente abbandono di terre coltivate e una riduzione delle entrate dello stato, non più in grado di difendere tutte le frontiere dell'impero.

Peste giustinianea (541-542): epidemia di peste, fece strage soprattutto nelle città, sovraffollate e in pessime condizioni igieniche, dando inizio alla decadenza della capitale, Costantinopoli, e indebolendo la presenza bizantina in Italia, che diventa così facile preda della conquista longobarda che sancisce il passaggio dalla civiltà urbana alla civiltà curtense. Si stima che abbia fatto trai 15 e i 50 milioni di morti.

Peste nera (1346-1353): la peste, che ha falcidiato un terzo della popolazione europea e metà della popolazione italiana, è considerata il primo esempio di guerra batteriologica: i Mongoli, che stringono d'assedio la colonia genovese di Caffa, in Crimea, decimati dalla peste, lanciano con le catapulte i cadaveri dei morti entro le mura della città, e, con questi, i virus che le navi genovesi porteranno poi in tutti i porti d'Europa.
La morte miete le sue vittime soprattutto tra le classi popolari dei centri urbani, indebolite dalla sottoalimentazione e dalle pessime condizioni igieniche e di sovraffollamento (per contrasto ricordiamo la finzione del Decamerone, che il Boccaccio attribuisce a dieci giovani di buona famiglia trasferitisi in campagna per sfuggire al contagio).
L'esperienza della peste lascia profonde tracce nell'animo dei contemporanei: la morte diventa protagonista di molte manifestazioni religiose e si diffondono grandi movimenti penitenziali e credenze superstiziose che porteranno all'eccidio in massa di ebrei, accusati di contribuire alla diffusione della peste.
Nella pittura medievale si diffondono le «danze macabre» e i dialoghi con i defunti, che eserciteranno una grande influenza sulla pittura fiamminga con le ossessioni nei quadri di Bosch e «Il trionfo della morte» di Peter Brueghel il Vecchio.
La scarsità di braccia determinata dalla peste genera un consistente aumento dei salari e stimola l’innovazione tecnica per sopperire alla scarsità di manodopera.

La peste manzoniana (1629-1630): durò due anni e non si può definire pandemia perché fu circoscritta soprattutto nel nord Italia. Arriva probabilmente dal passaggio degli eserciti (lanzichenecchi) che dormivano nei fienili e si presero le pulci dei ratti. Conseguenze: più di un milione di morti, destabilizzazione sociale, carestie, campagne abbandonate, rivolte rurali, guerre sociali e civili in Italia. 

L'influenza spagnola (1918-1920): la più spaventosa tra le epidemie dei tempi moderni, dilagò tra il 1918 e il 1920, facendo forse 50 milioni di vittime in tutto il mondo (ma alcuni studiosi parlano addirittura di 100 milioni di morti), più di quanti ne avesse uccisi la grande guerra.
A portare il contagio in Europa furono probabilmente i soldati americani,e il nome “spagnola” si deve al fatto che furono i giornali spagnoli i primi a darne notizia, grazie al fatto che in Spagna, paese non belligerante, non era stata istituita la censura sulla stampa.
Il virus della spagnola fu individuato solo molti anni dopo (oggi è conosciuto come A/H1N1): era un virus interamente nuovo per l’umanità e, quindi, non era frutto di un processo di riassortimento a partire da ceppi già circolanti, come successe poi nel 1957 e nel 1968. Contro di esso gli uomini non avevano sviluppato difese che potessero in qualche modo attenuare gli effetti dell'epidemia.
Fenomeno unico nella storia delle epidemie, tuttora inspiegato, la spagnola fece più vittime tra le donne che tra gli uomini, più tra i giovani adulti che tra gli anziani (il 99% dei decessi furono a carico delle persone con meno di 65 anni).
Proprio l'incidenza delle morti nelle classi di età più produttive, già decimate dalla guerra, provocò  un terremoto demografico, economico e migratorio (molti si mossero alla ricerca di paesi «sani», che però non c’erano). La pandemia provocò ovunque la crisi della domanda e dell’offerta, della produzione e del consumo: un vero choc per qualsiasi Paese anche economicamente sano. Il Pil dell’Europa occidentale calò del 7,5%. Tutto questo non poteva non avere effetti destabilizzanti sui sistemi politici e sociali interni. Secondo alcuni storici la Spagnola, che coinvolse tutta l’Europa e gli Usa, è alla fine una delle concause indirette anche della seconda guerra mondiale.

L'influenza asiatica (1957-58): dopo la pandemia del 1918, l’influenza ritornò al suo andamento abituale per tutti gli anni trenta, quaranta e cinquanta, fino al 1957, quando si sviluppò la nuova pandemia. All’epoca il virus era stato isolato nell’uomo e fu facile accertare l'origine virale della malattia.
Il sottotipo del virus dell’Asiatica del 1957 fu più tardi identificato come un virus A/H2N2: era destinato a una breve permanenza tra gli esseri umani e scomparve dopo soli 11 anni, soppiantato dal sottotipo A/H3N2 Hong Kong.
L’influenza asiatica durò due anni e fece un milione di vittime nel mondo (forse 30.000 in Italia), ma diluita nel tempo non suscitò grandi preoccupazioni nel nostro paese.

L'influenza di Hong-Kong (1968-69): come nel 1957, la nuova pandemia provenne dal Sud Est Asiatico e fu portata negli Stati Uniti dai soldati che rientravano dal Vietnam; qui, a differenza che in Asia dove probabilmente le persone avevano sviluppato anticorpi dalla precedente e simile epidemia, si ebbero elevati tassi di mortalità. In Italia l’eccesso di mortalità attribuibile a questa pandemia fu di circa 20.000 decessi. In tutto il mondo si stima che vi siano stati un milione di morti.

SARS (2002-2003): nel 2002 arriva la Sars (sindrome respiratoria acuta grave, prima epidemia da coronavirus del ventunesimo secolo), molto contagiosa ma poco letale (8.200 vittime nel mondo). La malattia si manifestò inizialmente nella Cina meridionale, molto sottovalutata dalle autorità cinesi. Dopo avere inizialmente minimizzato il problema, in Cina il contenimento divenne più efficace e contribuì a evitare un’epidemia su grandissima scala.

MERS (2012): da un coronavirus dipende anche la Mers, la sindrome respiratoria mediorientale, sviluppatasi principalmente nella penisola arabica (85% dei casi) e trasmessa probabilmente dai dromedari. Pur avendo un’alta letalità, è poco contagiosa. Tutte le persone che hanno manifestato la malattia fuori dal Medio Oriente avevano soggiornato in paesi del golfo Persico. A tutt’oggi continuano a verificarsi casi, 2000 nel 2018 in Arabia saudita.

Ebola (2014-2016): gli Ebolavirus sono stati descritti per la prima volta dopo l'epidemia di febbre emorragica scoppiata in alcune aree dell'Africa equatoriale nel 1976. Il passaggio dei virus Ebola in comunità umane avviene attraverso il contatto con i fluidi corporei di animali infetti. Dal 1976 si sono verificate diverse epidemie di Ebola, tra cui quella, ampiamente riportata dai media occidentali, scoppiata nell'Africa occidentale nel 2014, che fece circa 11.300 vittime.

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