Lunedì 1° marzo, dopo una breve malattia, è deceduto Giorgio Forti, professore emerito della nostra Università, accademico linceo, e soprattutto generoso e instancabile combattente di tante buone cause, a cominciare dalla solidarietà col popolo palestinese.
Non conoscevo molto della sua infanzia, che così ci racconta Franca Caffa:
Giorgio Forti, di quando in quando mi raccontava le sue vicende di bambino ebreo, espulso dalla scuola elementare in forza della legge per la difesa della razza ariana nella scuola. Era il 1938, anch’io ero alle elementari e ho netto il ricordo della mattina in cui la maestra ci aveva spiegato la razza ariana. Io non avevo capito quella lezione, ma Giorgio aveva dovuto capirla.
Ricordo le piacevoli conversazioni nelle lentissime camminate lungo corso Venezia ogni 25 aprile, lui sempre con la fida bicicletta. Ricordo il racconto delle sue prime esperienze di cooperatore in una cooperativa di coltivatori. Ricordo il suo impegno, negli ultimi tempi, per una buona informazione sul fenomeno Covid 19, per una visione equilibrata del fenomeno, né apocalittica né riduttiva.
Giorgio Forti, di quando in quando mi raccontava le sue vicende di bambino ebreo, espulso dalla scuola elementare in forza della legge per la difesa della razza ariana nella scuola. Era il 1938, anch’io ero alle elementari e ho netto il ricordo della mattina in cui la maestra ci aveva spiegato la razza ariana. Io non avevo capito quella lezione, ma Giorgio aveva dovuto capirla.
Ricordo le piacevoli conversazioni nelle lentissime camminate lungo corso Venezia ogni 25 aprile, lui sempre con la fida bicicletta. Ricordo il racconto delle sue prime esperienze di cooperatore in una cooperativa di coltivatori. Ricordo il suo impegno, negli ultimi tempi, per una buona informazione sul fenomeno Covid 19, per una visione equilibrata del fenomeno, né apocalittica né riduttiva.
Raccontava che per poter frequentare una scuola si erano trasferiti in Francia, lui e il fratello, nel viaggio li aveva accompagnati il padre. Poi era successo che, all’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia ormai vinta, i compagni di scuola erano insorti contro l’italiano. Allora il direttore era entrato nell’aula e aveva spiegato che Giorgio non era un nemico, che per via della razza ariana era in Francia. Così i compagni lo avevano riammesso nella loro amicizia. Lo ascoltavo e pensavo che forse, dopo la lezione del direttore, lo avevano guardato in modo diverso, avevano imparato che lui camminava per strade a loro sconosciute.
Dell'impegno di Giorgio con la rete ECO (Ebrei contro l'Occupazione) così scrive Paola Canarutto sul “Manifesto” del 3 marzo 2021:
Giorgio … è stato una colonna del nostro sparuto gruppo di ebrei che si oppongono all’occupazione militare israeliana, fondato da Sveva Haertter nell’autunno del 2000, con le proteste e l’intifada seguite alla ‘passeggiata’ di Sharon sulla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme.
Nel tentativo di render palese che non tutti gli ebrei sostengono le politiche di Israele, aveva organizzato ed era stato il principale oratore a diverse conferenze e a partecipatissimi incontri nelle scuole. Aveva anche contribuito fattivamente a mettere in piedi convegni con quei pochi israeliani che si oppongono all’occupazione: i refuseniks, ragazzi che rifiutano il servizio militare, l’antropologo Jeff Halper, il militante pacifista Michel Warschawski, Gideon Levy e Amira Hass, giornalisti coraggiosi.
Ci aveva aiutato a prendere posizione per il Bds (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni). Aveva preso parte agli incontri e teneva i contatti con l’Anpi, l’ong Vento di Terra e con European Jews for a Just Peace, di cui Rete-Eco è parte; scriveva loro regolarmente, l’ultima volta solo un mese fa.
Soprattutto, aveva fatto crescere germogli di sostegno attivo ai palestinesi, per cercare di frenarne la cacciata: in Cisgiordania, un ambulatorio materno-infantile e la Scuola di Gomme, minacciata di demolizione; a Gaza (con Salaam Ragazzi dell'Olivo): una scuola laica dalla materna alle medie del Remedial Education Center (Rec), in cui bambini e bambine andavano a lezione insieme. Grazie a lui, il Rec aveva ottenuto il Premio Feltrinelli dell’Accademia nazionale dei Lincei per un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario.
Dell'impegno di Giorgio con la rete ECO (Ebrei contro l'Occupazione) così scrive Paola Canarutto sul “Manifesto” del 3 marzo 2021:
Giorgio … è stato una colonna del nostro sparuto gruppo di ebrei che si oppongono all’occupazione militare israeliana, fondato da Sveva Haertter nell’autunno del 2000, con le proteste e l’intifada seguite alla ‘passeggiata’ di Sharon sulla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme.
Nel tentativo di render palese che non tutti gli ebrei sostengono le politiche di Israele, aveva organizzato ed era stato il principale oratore a diverse conferenze e a partecipatissimi incontri nelle scuole. Aveva anche contribuito fattivamente a mettere in piedi convegni con quei pochi israeliani che si oppongono all’occupazione: i refuseniks, ragazzi che rifiutano il servizio militare, l’antropologo Jeff Halper, il militante pacifista Michel Warschawski, Gideon Levy e Amira Hass, giornalisti coraggiosi.
Ci aveva aiutato a prendere posizione per il Bds (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni). Aveva preso parte agli incontri e teneva i contatti con l’Anpi, l’ong Vento di Terra e con European Jews for a Just Peace, di cui Rete-Eco è parte; scriveva loro regolarmente, l’ultima volta solo un mese fa.
Soprattutto, aveva fatto crescere germogli di sostegno attivo ai palestinesi, per cercare di frenarne la cacciata: in Cisgiordania, un ambulatorio materno-infantile e la Scuola di Gomme, minacciata di demolizione; a Gaza (con Salaam Ragazzi dell'Olivo): una scuola laica dalla materna alle medie del Remedial Education Center (Rec), in cui bambini e bambine andavano a lezione insieme. Grazie a lui, il Rec aveva ottenuto il Premio Feltrinelli dell’Accademia nazionale dei Lincei per un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario.
bella questa biografia di Giorgio, vera
RispondiEliminaHa fatto e detto tanto, mai in vista, mai con la pubblicitàCosì gli uomini veri
VittorioBellavite