3 febbraio 2021

Vaccini: nessun profitto sulla pandemia

[eb]

Mentre la pandemia non conosce frontiere, le nazioni ricche acquistano la maggior quantità di vaccini disponibili. Una scelta egoista e miope, che potrebbe permettere al virus di diffondersi con nuove varianti e rallentare ancor più l'economia mondiale 


“In modo del tutto arbitrario e senza nessun preavviso, venerdì 15 gennaio la Pfizer ha comunicato che avrebbe ridotto unilateralmente le fiale destinate all’Italia nel corso della prossima settimana del 29%”. E’ durissima la nota dell’ufficio stampa del commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, che denuncia come altrettanto arbitraria sia stata la distribuzione regionale unilateralmente decisa dall’azienda.
Per Vittorio Agnoletto questa indignazione giunge un po’ tardiva, dopo che i governi europei che hanno finanziato con decine di miliardi di dollari la ricerca sui vaccini, hanno lasciato nelle mani dei colossi farmaceutici il potere di decidere le modalità di produzione dei vaccini e dei farmaci contro il coronavirus, ignorando gli appelli di ricercatori, movimenti sociali e associazioni che si occupano di tutela della salute che chiedevano di intervenire sulle regole sui brevetti.
La ricerca rapida di un vaccino ha dato luogo a una competizione senza esclusione di colpi fra aziende concorrenti che di comunicato in comunicato hanno visto schizzare verso l’alto il loro valore borsistico e i loro manager intascare milioni di dollari dalla vendita di azioni. 
Avere i vaccini era così urgente per i governi europei che hanno premuto sull’Agenzia del farmaco perché li approvasse al più presto e hanno siglato accordi segreti con le case farmaceutiche senza negoziare sui prezzi, sulla trasparenza degli studi clinici, sul trasferimento di tecnologie. Ai parlamentari che hanno insistito per poter visionare i contratti sono stati concessi pochi minuti per leggerne una versione privata di elementi sensibili e con l'obbligo di non rivelare quel poco che avevano appreso. Eppure la Commissione europea aveva anticipato 16 miliardi di euro per la ricerca ma non ha fatto valere questo impegno finanziario per la gestione dei brevetti, come invece hanno fatto gli Stati Uniti con il vaccino di Moderna.
Le esigenze di salute pubblica, scrive Nicoletta Dentico sull’Avvenire del 29 gennaio, “permettono di rilevare forzosamente il brevetto, a fronte del pagamento di royalties alle aziende, per affidare la produzione dei vaccini ad altre imprese (art.31, accordo Trips)”. India e Sudafrica hanno lanciato la proposta di sospendere temporaneamente i brevetti sui vaccini, appoggiate da molti paesi in via di sviluppo, e finalmente anche alcuni paesi occidentali stanno prendendo in considerazione questa possibilità, osteggiata dall’industria farmaceutica e da alcuni stati, come Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna, che hanno già una prelazione per l’acquisto di vaccini ben superiore alle loro necessità.
Sarebbe una buona occasione per dare concretezza ai valori democratici e di solidarietà così spesso sbandierati.
I brevetti hanno un impatto devastante nei paesi a basso reddito, che non possono acquistare vaccini a prezzi accessibili. Una così iniqua distribuzione dei vaccini sarebbe “un catastrofico fallimento morale”, ha avvertito il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). A oggi i paesi ricchi, che rappresentano il 13% della popolazione mondiale, si sono accaparrati il 60% della produzione mentre quasi nulla è arrivato nei paesi poveri, anche per la difficoltà di mantenere i vaccini alle temperature richieste. Si pensi che in Guinea sono state ordinate solo 55 dosi. L’OMS, attraverso il programma Covax istituito con l’alleanza globale per i vaccini (Gavi), si propone di raccogliere la somma sufficiente per acquistare due miliardi di dosi a favore dei paesi più svantaggiati, ma è fondato il timore che il processo sarà lento.
A influenzare la distribuzione dei vaccini intervengono non solo le logiche di mercato, ma anche quelle politiche. Israele, il primo paese per popolazione vaccinata che, si dice, abbia pagato profumatamente i vaccini, nega di avere qualsiasi obbligo nei confronti dei palestinesi ai quali ha regalato “per ragioni umanitarie” 5000 dosi. 
Vaccini negati anche al Venezuela strangolato dalle sanzioni. Il suo oro depositato nei forzieri europei e negli Stati Uniti rimane congelato, nonostante la disponibilità ad affidarlo direttamente all’OMS per l’acquisto di vaccini. 
La stessa OMS avverte che limitare le vaccinazioni a chi se le può permettere non è solo moralmente inaccettabile, ma avrà ripercussioni sull’economia globale, rallentando o interrompendo le catene di approvvigionamento; inoltre, lasciare che il virus si diffonda in paesi con sistemi sanitari ed economici già allo stremo potrà portare a nuove mutazioni.
In questo scenario sconfortante c’è una piccola grande eccezione, ed è Cuba che, grazie al suo capillare sistema sanitario, registra poco più di 200 decessi e, dopo essere andata in aiuto di altre popolazioni colpite, si appresta a rilasciare i suoi vaccini tecnologicamente avanzati senza brevetto, che distribuirà gratuitamente anche ad altri paesi.

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