Paolo Merlo
Mentre le elezioni americane catalizzavano l’attenzione dell’opinione pubblica, in Uganda si votava nel totale disinteresse della comunità internazionale. Questa indifferenza per quanto accade in altre parti del mondo, e in particolare in Africa, incoraggia i governi autoritari ad agire indisturbati. Come prevedibile le elezioni ugandesi sono state vinte da Joseph Museveni, al potere dal 1986, ma questa volta l’entrata nell’agone politico del rocker Bobi Wine ha reso l’attesa per i risultati molto più “vivace”.
Paolo Merlo, che da anni presta la sua opera di volontario in Africa, ne ha scritto per Unimondo.org. Di seguito una sintesi delle sue corrispondenze.
Dopo l’entrata nell’agone politico del rocker locale Bobi Wine (Robert Kyagulanyi Ssentamu), che nel 2017 si aggiudicò a sorpresa un posto nel Parlamento in concorrenza con il partito del Presidente Museveni, questi è diventato il leader quasi indiscusso dell’opposizione.
Agli inizi della nuova presenza politica Bobi Wine incitò i giovani alla libertà anche attraverso sue canzoni, tra cui una intitolata proprio “Freedom!”.
E all’offerta di una “poltrona” nel governo monocolore Bobi Wine respinse sdegnato l’offerta del “MRN” (Movimento Rivoluzionario Nazionale) e fondò il suo movimento “People Power” (Potere al Popolo).
Sulla scena politica erano da tempo diversi politici di lungo corso e conosciuti anche a livello internazionale, come Warren Kizza Besigye (66 anni), fisico, rappresentante del “Forum per un cambio Democratico” (FDC).
I primi tentativi di associazione fra le due formazioni non andarono a buon fine per diversi motivi: la differenza di età tra il giovane Bobi Wine e il navigato Besigye, l’irruenza del giovane rocker, non ancora avvezzo al “dialogo politico” e ai suoi tempi di meditazione e ammorbidimento delle parti, fecero presto crollare i primi tentativi di accordo.
Molto si è parlato di questa possibile unione e delle difficoltà di coabitazione, soprattutto negli ultimi anni, tra i giovani supporters di Wine e i moderati di Besigye. Lo scorso anno Bob Wine e il suo “People Power” hanno deciso di trasformarsi in partito (NUP, National Unity Platform) e di partecipare alla campagna elettorale.
In ogni posto in cui questa formazione ha organizzato comizi, feste o manifestazioni politiche il trattamento è stato il medesimo: le polizie locali tentano di disperdere i giovani partecipanti, usano gas lacrimogeni, sparano pallottole di gomme, sequestrano i mezzi privati con cui la gente arriva o partecipa ai cortei di presentazione al popolo di Bobi Wine e dei suoi simpatizzanti candidati alle elezioni.
Alle elezioni hanno partecipato oltre al presidente uscente (che tra l’altro ha modificato la Costituzione per garantirsi un ennesimo mandato oltre i limiti di età stabiliti in precedenza), il più volte citato NUP, secondo candidato alla Presidenza, il FDC di Besigye e anche il DP (Democratic Party), oltre a una serie di piccoli partiti di varia inclinazione.
Due giorni prima delle elezioni, verso le 13 di martedì 12, Facebook e WhatsApp scompaiono dalla connessione via internet, peraltro a pagamento.
Vigilia e giorno delle votazioni tutto apparentemente calmo, ma alla fine delle votazioni, alle 16 di giovedì, si sono aperti i conteggi e i primi a far uscire i risultati sono stati i distretti in cui l’opposizione è più forte.
La grande illusione di Bobi Wine e dei suoi sostenitori è durata il tempo di un giorno o poco più: l’arrivo del voto dalle zone presidiate dal presidente e dai suoi uomini e donne ha spento molti entusiasmi. Le notizie di camion che portavano ancora schede da votare in molti seggi dei distretti filogovernativi si sono diffuse presto e la polizia militare che ha fatto giungere a destino le schede contestate ha fatto il suo lavoro.
Purtroppo la polizia militare ha, come spesso succede, esagerato un po’ nella reazione alle provocazioni dei supporters di Bobi Wine e, solo a Masaka, nel Sud, dove l’opposizione ha letteralmente demolito la formazione governativa, si sono contati cinque morti tra i manifestanti, colpiti da proiettili sparati ad altezza uomo. Altri ce ne sono stati altrove, ma i dati e le notizie non sono certi.
La vittoria poteva essere scontata, ma l’opposizione del NUP, il partito fondato da Bobi Wine, ha preso molti molti seggi in più di tutte le opposizioni precedenti.
I giornali filogovernativi di questi giorni stanno cercando di far passare la notizia di una “collusione” tra Bobi Wine e “qualcuno”, negli USA, che lo abbia spinto per cercare di farlo vincere.
Il presidente stesso, nel suo discorso di vittoria ha velatamente detto che “gli occidentali si guardino bene dall’interferire negli affari interni degli Stati dell’Africa Centro Orientale”… Va bene se si occupano di Covid19, ma per il resto sarebbe una grave interferenza.
Vedremo nelle prossime settimane la composizione finale del Parlamento, riveduta e corretta dal Presidente e dal suo responsabile della Commissione elettorale, se consentirà all’opposizione, forte quanto mai prima, di avere voce in capitolo nel governo del Paese.
Agli inizi della nuova presenza politica Bobi Wine incitò i giovani alla libertà anche attraverso sue canzoni, tra cui una intitolata proprio “Freedom!”.
E all’offerta di una “poltrona” nel governo monocolore Bobi Wine respinse sdegnato l’offerta del “MRN” (Movimento Rivoluzionario Nazionale) e fondò il suo movimento “People Power” (Potere al Popolo).
Sulla scena politica erano da tempo diversi politici di lungo corso e conosciuti anche a livello internazionale, come Warren Kizza Besigye (66 anni), fisico, rappresentante del “Forum per un cambio Democratico” (FDC).
I primi tentativi di associazione fra le due formazioni non andarono a buon fine per diversi motivi: la differenza di età tra il giovane Bobi Wine e il navigato Besigye, l’irruenza del giovane rocker, non ancora avvezzo al “dialogo politico” e ai suoi tempi di meditazione e ammorbidimento delle parti, fecero presto crollare i primi tentativi di accordo.
Molto si è parlato di questa possibile unione e delle difficoltà di coabitazione, soprattutto negli ultimi anni, tra i giovani supporters di Wine e i moderati di Besigye. Lo scorso anno Bob Wine e il suo “People Power” hanno deciso di trasformarsi in partito (NUP, National Unity Platform) e di partecipare alla campagna elettorale.
In ogni posto in cui questa formazione ha organizzato comizi, feste o manifestazioni politiche il trattamento è stato il medesimo: le polizie locali tentano di disperdere i giovani partecipanti, usano gas lacrimogeni, sparano pallottole di gomme, sequestrano i mezzi privati con cui la gente arriva o partecipa ai cortei di presentazione al popolo di Bobi Wine e dei suoi simpatizzanti candidati alle elezioni.
Alle elezioni hanno partecipato oltre al presidente uscente (che tra l’altro ha modificato la Costituzione per garantirsi un ennesimo mandato oltre i limiti di età stabiliti in precedenza), il più volte citato NUP, secondo candidato alla Presidenza, il FDC di Besigye e anche il DP (Democratic Party), oltre a una serie di piccoli partiti di varia inclinazione.
Due giorni prima delle elezioni, verso le 13 di martedì 12, Facebook e WhatsApp scompaiono dalla connessione via internet, peraltro a pagamento.
Vigilia e giorno delle votazioni tutto apparentemente calmo, ma alla fine delle votazioni, alle 16 di giovedì, si sono aperti i conteggi e i primi a far uscire i risultati sono stati i distretti in cui l’opposizione è più forte.
La grande illusione di Bobi Wine e dei suoi sostenitori è durata il tempo di un giorno o poco più: l’arrivo del voto dalle zone presidiate dal presidente e dai suoi uomini e donne ha spento molti entusiasmi. Le notizie di camion che portavano ancora schede da votare in molti seggi dei distretti filogovernativi si sono diffuse presto e la polizia militare che ha fatto giungere a destino le schede contestate ha fatto il suo lavoro.
Purtroppo la polizia militare ha, come spesso succede, esagerato un po’ nella reazione alle provocazioni dei supporters di Bobi Wine e, solo a Masaka, nel Sud, dove l’opposizione ha letteralmente demolito la formazione governativa, si sono contati cinque morti tra i manifestanti, colpiti da proiettili sparati ad altezza uomo. Altri ce ne sono stati altrove, ma i dati e le notizie non sono certi.
La vittoria poteva essere scontata, ma l’opposizione del NUP, il partito fondato da Bobi Wine, ha preso molti molti seggi in più di tutte le opposizioni precedenti.
I giornali filogovernativi di questi giorni stanno cercando di far passare la notizia di una “collusione” tra Bobi Wine e “qualcuno”, negli USA, che lo abbia spinto per cercare di farlo vincere.
Il presidente stesso, nel suo discorso di vittoria ha velatamente detto che “gli occidentali si guardino bene dall’interferire negli affari interni degli Stati dell’Africa Centro Orientale”… Va bene se si occupano di Covid19, ma per il resto sarebbe una grave interferenza.
Vedremo nelle prossime settimane la composizione finale del Parlamento, riveduta e corretta dal Presidente e dal suo responsabile della Commissione elettorale, se consentirà all’opposizione, forte quanto mai prima, di avere voce in capitolo nel governo del Paese.
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