3 febbraio 2021

Trump: il mercato delle indulgenze

Nel suo ultimo periodo di presidenza, Donald Trump ha concesso la grazia a 143 persone, che in molti casi hanno avuto rapporti diretti con lui o la sua amministrazione. Nessuna clemenza invece per i detenuti di Guantánamo o per i tredici detenuti nelle carceri federali condannati a morte.


L’istituto della grazia ha origini antiche. Già il codice di Hammurabi prevedeva la clemenza per le adultere e per gli schiavi che, solo una volta, si fossero ribellati al padrone.
Questo regio potere ha attraversato secoli e culture, non senza interrogativi sui limiti che dovrebbe avere.
Donald Trump ha esercitato le proprie prerogative concedendo la grazia ad amici, parenti e criminali, e negandola a tredici condannati a morte. Ha usato questo suo potere pressoché illimitato - tanto da aver ipotizzato di usarlo anche per assolvere sé stesso e i suoi figli - in maniera a dir poco disinvolta, trasformando la grazia in un mercato redditizio. In cambio di laute ricompense hanno ottenuto la clemenza presidenziale funzionari pubblici corrotti e numerosi suoi ex alleati condannati per frode, riciclaggio di denaro e altri reati finanziari. Ha destato particolare scalpore la grazia preventiva a Steve Bannon, accusato di aver distratto un milione di dollari dai fondi raccolti per la costruzione del muro al confine messicano, e ancora in attesa di processo. Ma certamente la grazia più odiosa è quella concessa a quattro mercenari condannati per gli omicidi di civili iracheni.
Negli Stati Uniti la compravendita di grazie non è illegale, tanto che altri presidenti se ne sono avvalsi. Nessuno però aveva dimostrato un tale disprezzo per la giustizia e utilizzato questo strumento in modo così spregiudicato. Definendo le indagini a carico dei suoi sodali come bufale o motivate da pregiudizio politico, ha irriso i magistrati che per anni hanno lavorato per scoprire le malefatte dell’entourage trumpiano e la corruzione diffusa di funzionari pubblici.
La benevolenza presidenziale non ha toccato Mohammed al-Qahtani, detenuto a Guantánamo e, come ammesso dal governo, ripetutamente torturato. Affetto da gravi problemi psichici avrebbe dovuto essere visitato da medici indipendenti e rimpatriato anche contro il parere del Ministero della difesa. Trump, con il pretesto della pandemia, ha preferito non dar seguito alla decisione del Tribunale.
Si è invece mosso con molta determinazione per accelerare l’esecuzione di tredici condannati a morte, dopo 17 anni che non venivano eseguite. Infatti, mentre in alcuni stati la pena capitale è purtroppo normale, le esecuzioni nelle carceri federali dal 1963 a giugno 2020 sono state tre.
La pena di morte è di per sé inammissibile, ma è ancora più crudele quando, dopo anni passati nel braccio della morte, colpisce persone adolescenti all’epoca dei fatti o la cui colpevolezza è incerta oppure, come nel caso dell’unica donna a essere giustiziata, con gravi turbe psichiche.
Il giorno dell'esecuzione il suo avvocato ha dichiarato: "Stasera è stata messa in mostra la vile sete di sangue di un'amministrazione fallita”.
Lisa Montgomery è stata anche l’unica donna a essere uccisa dal 1953, quando la stessa sorte toccò a Ethel Rosenberg,  falsamente accusata di essere una spia sovietica da un'America maccartista che non si rassegnava all'idea di aver perso il monopolio dell'arma nucleare, e che ancora attende la piena riabilitazione. Il caso di Ethel e Julius Rosenberg commosse il mondo, e anche a Milano, la sera del loro assassinio nel carcere di Sing Sing, migliaia di persone vegliarono in protesta davanti al consolato americano.

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