5 settembre 2020

USA: bianchi e neri di fronte al virus

Come ormai è ben noto, il coronavirus negli Stati Uniti ha colpito molto duramente la popolazione afroamericana e latina. Il New York Times ha voluto condurre un’accurata indagine analizzando tutti i dati disponibili suddivisi per etnia e contea di provenienza dei pazienti: ecco i risultati.


I dati, ottenuti solo dopo aver citato in giudizio i Centri per il controllo e la prevenzione della malattie, sono purtroppo talvolta carenti, per cui la ricerca è limitata ai soli dati completi, che rappresentano in ogni caso circa il 55% della popolazione contagiata sino a tutto maggio (640.000 persone).
È emerso che le disparità razziali si sono manifestate ovunque, dalle aree metropolitane più grandi alle piccole contee rurali, con solo qualche rara eccezione: i residenti latinoamericani e afroamericani negli Stati Uniti hanno tre volte più probabilità di essere infettati rispetto ai loro vicini bianchi e il doppio di morire. Lo stesso accade con la popolazione nativa, mentre fra gli asiatici il tasso di infezione è solo leggermente superiore a quello dei “bianchi” (1,3).

La maggior esposizione al virus dipende essenzialmente da tre cause: dal non poter lavorare da casa (il 43% rispetto al 25% dei lavoratori bianchi), dal maggior utilizzo del trasporto pubblico e dal vivere in appartamenti più piccoli o sovraffollati. Quest’ultima circostanza si verifica in particolar modo nelle contee ricche, dove i costi delle case sono proibitivi. 
I problemi di salute preesistenti, come diabete e obesità, spiegano solo in parte il tasso più elevato di decessi tra i neri e latini e segnalano un’ulteriore disuguaglianza nell’accesso a un cibo sano (nei supermercati periferici i prodotti freschi sono introvabili) e a un’assistenza sanitaria adeguata.
Naturalmente il fatto che il tasso di letalità (rapporto tra il numero di morti e il numero di contagiati) sia più basso tra neri e latini rispetto ai bianchi non significa una maggiore capacità di reazione, ma è dovuto semplicemente al fatto che si tratta di popolazioni molto più giovani.
Infatti, se si confrontano i contagi e i decessi per gruppi di età, le disparità sono ancora più drammatiche. I dati mostrano che le persone di origine latina di età compresa tra 40 e 59 anni sono state infettate a un tasso cinque volte superiore rispetto ai bianchi nella stessa fascia d'età. Le differenze sono ancora più nette quando si parla di morti: tra i latini che sono morti, più di un quarto aveva meno di 60 anni. Tra i bianchi, solo il 6% era così giovane.




1 commento:


  1. CORONA VIRUS
    Tiny infectious particles consisting of RNA or DNA surrounded by protein.
    Viruses can reproduce only by injecting their genetic material into the cells of living creatures.
    Although scientists frequently refer to viruses as live or dead, in fact no virus is truly alive.
    It doesn’t eat like animals do, or make its own food the way plants do.
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