5 settembre 2020

Cristina Cattafesta: un'amica

Ai primi di agosto è mancata, dopo una malattia affrontata con coraggio, Cristina Cattafesta. E il coraggio, a Cristina, certo non faceva difetto. Sempre pronta a impegnarsi per le cause che riteneva giuste, a esporsi in prima persona, a pagare i prezzi necessari.


Pacifista, femminista, tra le animatrici delle “donne in nero” e tra le fondatrici della Casa delle Donne Maltrattate di Milano, il mio incontro con lei è avvenuto per il suo impegno a fianco delle donne afghane e della loro organizzazione RAWA, forse unica al mondo nella sua capacità di unire una rete di servizi sociali a un costante impegno politico a favore dei diritti delle donne.
Recentemente Cristina aveva esteso il suo impegno di “militante della solidarietà” alle donne curde, e proprio  mentre si trovava in missione per monitorare le elezioni nella regione del Kurdistan turco era stata arrestata dalle autorità turche nel luglio 2018 e trattenuta per quindici giorni in un carcere da lei definito un «palazzo di lacrime», liberata solo grazie all'attiva solidarietà che il suo arresto aveva provocato in Italia.

Sulla pagina Facebook del Cisda le sue compagne hanno scritto: «Oggi Cristina ci ha lasciate. Dopo una malattia dolorosa, intensa e rapida, tanto da non consentirci di realizzare cosa stesse accadendo. Né, per tante, di abbracciarti, un’ultima volta. E, nel dolore, ci siamo rifugiate nelle numerose immagini dei momenti che ciascuna di noi ha condiviso con te, tra decenni di attività politica in Italia, appuntamenti in giro per l’Europa e dozzine di delegazioni nel paese dove tu, per prima tra noi, hai lasciato il cuore. L’Afghanistan. Immagini, sempre, di sorrisi e complicità, rassicuranti e divertenti, nonostante le difficoltà di certi impegni, che ci hanno legate profondamente. Come compagne, come amiche. Siamo unite dall’importanza che ha la storia di ogni persona. Ci lasci, in un tempo sospeso, con un’eredità collettiva immensa: ci impegneremo a custodirla, strette intorno alla tua presenza indelebile, alla tua mancanza incolmabile. Abbracciamo forte le sorelle e il compagno Edoardo». 

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