16 giugno 2011

Lampedusa: di cosa stiamo parlando?

Gli avvenimenti del Nord-Africa hanno aperto una grande tragedia umanitaria, con alcune decine di migliaia di persone in fuga dalla guerra o da altre situazioni di grande pericolo. Alcune cifre aiutano a inquadrare gli sbarchi a Lampedusa nella giusta prospettiva


La maggiore preoccupazione di chi ci sgoverna (seconda solo a quella di evitare che Berlusconi venga processato), il primo titolo di giornali e telegiornali, l'argomento principale di "dibattiti" televisivi è rappresentato dagli sbarchi a Lampedusa. Su questo sappiamo tutto, e vorrei solo ricordare alcune cifre che aiutano a inquadrare questi fatti nella giusta prospettiva.
Gli avvenimenti del Nord-Africa hanno aperto una grande tragedia umanitaria, con alcune decine di migliaia di persone in fuga dalla guerra o da altre situazioni di grande pericolo. Le convenzioni internazionali tendono a distinguere tre categorie di persone in movimento: i "rifugiati", che fuggono da una situazione di grave pericolo e cercano rifugio all'estero; gli "sfollati interni" che fuggono dalle stesse condizioni di pericolo ma restano nel paese; infine i "migranti" che cercano rifugio all'estero non perché minacciati da un grave pericolo ma alla ricerca di condizioni di vita migliori. Naturalmente la distinzione, così netta sulla carta, lo è molto meno nella realtà: se scappi perché ti stanno bombardando sei un rifugiato, con qualche piccolo diritto; se invece scappi perché muori di fame sei un migrante, senza nemmeno quella briciola di diritti. 
Sul piano dell'aiuto umanitario ai rifugiati l'Italia, e con noi tutti i paesi ricchi, siamo di un egoismo vergognoso: siamo noi che vendiamo le armi o addirittura facciamo le guerre che costringono milioni di persone a scappare, e siamo noi quelli che non li accogliamo quando cercano rifugio (con la sola eccezione della Germania). Di seguito le cifre ufficiali dei rifugiati e degli sfollati interni alla fine del 2008 (ultimo rapporto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che abbia potuto consultare) per paese di origine:
Paese Rifugiati all'estero Sfollati interni
Palestina 4,7
Afghanistan 2,8
Irak 1,9 2,6
Somalia      560.000 1,3
Sudan      420.000 2,0
Colombia      370.000 3,0
Congo      370.000 1,5
I primi quattro paesi di questa triste classifica (con circa dieci milioni di rifugiati e 4 milioni di "sfollati interni") sono paesi in cui siamo andati noi "ricchi" a fare la guerra (Ebrei europei in Palestina, Russi in Afghanistan, Americani in Irak e Somalia), mentre a Sudan e Congo compriamo petrolio e minerali e vendiamo armi, e in Colombia il regime, sostenuto dagli Stati Uniti, conduce una dura repressione antipopolare.
Ed ecco invece i paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati:
Pakistan 1,8 M
Siria 1,1 M
Iran 980.000
Germania 580.000
Giordania 500.000
Ciad 330.000
Tanzania 320.000
A parte la Germania, i paesi di accoglienza sono i paesi vicini a quelli dell'esodo (Afghani in Pakistan e Iran, Irakeni e Palestinesi in Siria e Giordania), tutti paesi poveri come quelli di provenienza. In pochi giorni anche la Tunisia ha accolto decine di migliaia di profughi dalla Libia. E l'Italia, 60 milioni di abitanti e settima o ottava potenza mondiale, pretende di non essere in grado di accogliere decorosamente poche decine di migliaia di rifugiati?
Ma, dicono, molti non sono rifugiati ma migranti, e non possiamo accoglierli tutti; "L'Europa, tuona il nostro governo, deve fare la sua parte". Anche in questo caso sappiamo che l'Italia è, tra i paesi europei, quello che ha una delle più basse percentuali di immigrati, mentre siamo quello che, almeno a lungo termine, ne ha più bisogno: con un numero medio di figli per donna che è il più basso di tutta l'Europa occidentale (1,39; meno di noi solo il Giappone e alcuni paesi dell'Est europeo) solo il continuo arrivo di migranti ci aiuta a conservare il necessario equilibrio tra popolazione anziana e popolazione attiva, pagare le nostre pensioni, fornire manodopera alla crescente richiesta di servizi alla persona. Altro che "buonismo"! Siamo noi che abbiamo bisogno di loro, e solo la vergognosa demagogia elettorale della lega (e non solo quella) ci impedisce di attuare una seria politica di accoglienza e integrazione (che, ovunque è stata applicata, ha sempre portato a risultati positivi in meno di una generazione).

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