Stefano Rodotà
Il tentativo governativo di annullare il referendum sul nucleare promulgando una legge che lo superasse, è stato bocciato dalla Corte di Cassazione, che ha recepito in pieno le ragioni dei promotori. La morale è limpida: è ancora possibile sottrarre libertà e diritti all'aggressione di cui sono continuamente oggetto
La Corte di Cassazione ha fatto la sua parte, con intelligenza giuridica e senso delle istituzioni. Gli effetti della decisione di far tenere il referendum sul nucleare sono evidenti, viene sventato il colpo di mano di un governo prepotente e incompetente. Viene impedita una frode del legislatore a danno degli elettori. Viene restaurata la legalità costituzionale, disprezzata da chi pensava che con uno sgangherato tratto di penna potesse essere fatta tacere la voce dei cittadini. Viene così disinnescata la trappola congegnata con l'apparenza dell'abrogazione delle norme sulla costruzione delle centrali nucleari e con la sostanza di un governo che pretendeva di tenersi le mani libere per far ripartire a suo piacimento il programma nucleare. Un espediente misero, un'evidente legge truffa, che violava il principio secondo il quale il referendum non si tiene solo se la nuova legge va esattamente nella direzione voluta dai suoi promotori.
La Cassazione ha colto la malafede governativa (implacabilmente documentata dalla memoria presentata da Alessandro Pace) e ha trasferito il referendum proprio sulla parte truffaldina della nuova norma. La morale di ieri è limpida: è ancora possibile sottrarre libertà e diritti all'aggressione di cui sono continuamente oggetto. La sconfitta politica del governo e della maggioranza non poteva essere più chiara. Da tempo, infatti, eravamo costretti a fare i conti con una linea governativa sempre più pericolosa, avventurosa, costosa. Una linea, però, che ormai incontra resistenze sempre più decise, che hanno cominciato a demolirla e che, insieme, stanno facendo emergere le vere questioni nelle quali si riconoscono i cittadini.
[ … ]
Riportati nella loro interezza sulla scena istituzionale, i quesiti referendari sono destinati a caratterizzare ulteriormente e ad accelerare le dinamiche politiche appena avviate. Le elezioni amministrative hanno visto la comparsa di nuovi soggetti, non solo i nuovi sindaci, ma tutto quel mondo di donne, giovani, studenti, lavoratori, indignati di ogni età che, nei mesi passati hanno rivitalizzato la politica e che più d'uno aveva liquidato con un'alzata di spalle. I referendum, da parte loro, segnalano ora la comparsa di una nuova agenda politica, costruita intorno a temi forti, che parlano del futuro di tutti. Di un punto di unione tra queste due vicende, le elezioni amministrative e i referendum, e che si trova proprio nelle forze in campo, perché il miracolo del milione e quattrocentomila firme per i referendum sull'acqua "bene comune", record assoluto per la materia referendaria, nasce proprio dalla mobilitazione di persone che poi sono state protagoniste nel tempo delle elezioni e che, a maggior ragione tornano ad esserlo in queste giornate.
Beni comuni, appunto. Questo è il tratto unificante dei quesiti referendari. Il bene comune dell'acqua sottratto alle pretese speculative. Il bene comune della salute e dell'ambiente sottratto al rischio nucleare. Il bene comune della legalità sottratto ad una giustizia a due velocità prodotta dal legittimo impedimento. II caso, o l’astuzia della ragione o la Provvidenza, hanno fatto sì che si producesse una congiunzione così significativa. In un colpo solo possiamo dare alla vita, ai bisogni, all'uguaglianza, al futuro, un senso che sembrava perduto.
Molti sono sconcertati, continuano ·a giudicare i referendum, sull'acqua in particolare, con criteri di convenienza economica e non colgono le dimensioni un vero passaggio d'epoca che non può essere affrontato con le categorie del passato. Forse stiamo entrando davvero in un mondo tutto nuovo, e questo può far tirare un respiro di sollievo. Ma servono molta fede e molto impegno.
La prova è vicina, il 12 e 13 di giugno.
La Cassazione ha colto la malafede governativa (implacabilmente documentata dalla memoria presentata da Alessandro Pace) e ha trasferito il referendum proprio sulla parte truffaldina della nuova norma. La morale di ieri è limpida: è ancora possibile sottrarre libertà e diritti all'aggressione di cui sono continuamente oggetto. La sconfitta politica del governo e della maggioranza non poteva essere più chiara. Da tempo, infatti, eravamo costretti a fare i conti con una linea governativa sempre più pericolosa, avventurosa, costosa. Una linea, però, che ormai incontra resistenze sempre più decise, che hanno cominciato a demolirla e che, insieme, stanno facendo emergere le vere questioni nelle quali si riconoscono i cittadini.
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Riportati nella loro interezza sulla scena istituzionale, i quesiti referendari sono destinati a caratterizzare ulteriormente e ad accelerare le dinamiche politiche appena avviate. Le elezioni amministrative hanno visto la comparsa di nuovi soggetti, non solo i nuovi sindaci, ma tutto quel mondo di donne, giovani, studenti, lavoratori, indignati di ogni età che, nei mesi passati hanno rivitalizzato la politica e che più d'uno aveva liquidato con un'alzata di spalle. I referendum, da parte loro, segnalano ora la comparsa di una nuova agenda politica, costruita intorno a temi forti, che parlano del futuro di tutti. Di un punto di unione tra queste due vicende, le elezioni amministrative e i referendum, e che si trova proprio nelle forze in campo, perché il miracolo del milione e quattrocentomila firme per i referendum sull'acqua "bene comune", record assoluto per la materia referendaria, nasce proprio dalla mobilitazione di persone che poi sono state protagoniste nel tempo delle elezioni e che, a maggior ragione tornano ad esserlo in queste giornate.
Beni comuni, appunto. Questo è il tratto unificante dei quesiti referendari. Il bene comune dell'acqua sottratto alle pretese speculative. Il bene comune della salute e dell'ambiente sottratto al rischio nucleare. Il bene comune della legalità sottratto ad una giustizia a due velocità prodotta dal legittimo impedimento. II caso, o l’astuzia della ragione o la Provvidenza, hanno fatto sì che si producesse una congiunzione così significativa. In un colpo solo possiamo dare alla vita, ai bisogni, all'uguaglianza, al futuro, un senso che sembrava perduto.
Molti sono sconcertati, continuano ·a giudicare i referendum, sull'acqua in particolare, con criteri di convenienza economica e non colgono le dimensioni un vero passaggio d'epoca che non può essere affrontato con le categorie del passato. Forse stiamo entrando davvero in un mondo tutto nuovo, e questo può far tirare un respiro di sollievo. Ma servono molta fede e molto impegno.
La prova è vicina, il 12 e 13 di giugno.
(Repubblica, 2 giugno 2011)
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