16 giugno 2011

Si può fare politica

Emilio Molinari

Il 12 giugno si è votato per quattro referendum: due sull'acqua pubblica, uno sul nucleare, ed uno sul "legittimo impedimento" (un'altra delle trovate degli avvocati di Berlusconi per permettergli di sfuggire ai processi). Il governo ha fatto di tutto per evitare che i cittadini si esprimessero


Tra poco 50 milioni di italiani dovrebbero recarsi alle urne per il referendum sull'acqua pubblica, e il nucleare. Per impedire il quorum il governo ha negato l'election day, per il solo voto di un radicale e l'assenza di 10 parlamentari del centro sinistra. 400 milioni spesi per evitare il quorum. Nazionalmente il PD evita ancora di prendere una posizione pubblica per il SI ai referendum. Teme di dividersi al proprio interno, mentre centinaia di realtà di questo partito si stanno esprimendo e si impegnano per i Sì! 
Ma ciò che più mi preoccupa è il silenzio e l'indifferenza per i referendum, mostrata finora da quel popolo capace di mobilitarsi, di indignarsi e di scendere in piazza e da parte di quegli uomini e donne che per ruolo pubblico e mediatico sono in grado di dare impulso ai messaggi. Per questo popolo i referendum sull'acqua pubblica e il nucleare, malgrado la drammatizzazione  che quest'ultimo ha avuto con il Giappone, sembrano ancora lontani dall'essere compresi nella loro portata e immediatezza politica.
Solo il «Via Berlusconi» coniugato di volta in volta da indignazioni per gli attacchi alla Costituzione, alle donne, alla giustizia, sembra appassionare questo popolo e spingerlo a mobilitarsi in milioni.
Donne, intellettuali, attori, cantanti, giornalisti, associazioni d'ogni tipo sono pronti ad unirsi per il «Via Berlusconi», ma poi sui contenuti tornano al proprio particolare. Non è politica questa, forse indebolirà il personaggio, ma non la cultura di massa che lo esprime e sopratutto, permettetemi, ci rende indifferenti ai contenuti capaci di incidere nella cultura dominante. Il voto referendario è una grande opportunità per cambiare, come cittadini, la politica di questo paese e non solo. Un mese fa al Palasharp di Milano erano presenti Saviano, Eco, Zagrebelsky il meglio della cultura italiana...ma solo Paul Ginsborg ha parlato di acqua e di referendum. Per tutti gli altri, l'agenda politica reale, lo scontro concreto, sembrava non esistere e continua a non esistere. Nelle straordinarie manifestazioni delle donne nessuna delle organizzatrici ha parlato di nucleare o di acqua, eppure l'acqua è la vita, è la madre, è la donna. L'acqua è, più d'ogni altra questione, in grado di incidere nella cultura berlusconiana o leghista, eppure il nucleare si è riproposto con tutta la sua tragica attualità. La manifestazione per l'acqua pubblica e il nucleare a Roma il 26 marzo, è stata grande, bella, intelligente, ma non è stata dell'ampiezza di altre in particolare di quella delle donne e non ha avuto la benedizione di questo movimento o dei grandi personaggi. Perché? Il mio sconcerto sta qui. E continuerò a chiedere a Saviano e a tutti agli altri intellettuali il perché del loro silenzio, come continuerò a chiedere alle donne che pure considero l'interlocutore principale per i referendum, perché tanta indifferenza per i grandi problemi di questo nostro tempo? Problemi di oggi, universali, per i quali la nostra generazione è chiamata a decidere e a rispondere per le generazioni future. I referendum e le profonde motivazioni che li determinano, sono una battaglia che va ben al di là delle nostre miserie nazionali, non cercano consenso ad un partito o ad uno schieramento, vanno ben al di là della privatizzazione di un servizio, l'aumento di una tariffa o l'idiozia della crescita energetica che motiva il nucleare. Parlano della vita. L'indignazione per Berlusconi è cosa sana, ma non rimescola le carte, non sposta consensi, non è capace di ridare alla politica l'idealità e il senso, perduto, dell'interesse pubblico.
Il testamento del 93-enne partigiano francese Stephan Hassel, ultimo vivente degli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ci dice: indignatevi! per i perduti diritti universali alla vita, alla salute, alla scuola, alla pensione, per la svendita dei beni comuni. Diritti trasversali. Capaci di rispondere al vuoto dei partiti e rompere quegli interessi che bloccano e logorano come un cancro la politica italiana e mondiale.
La percezione è di essere sull'orlo di un abisso. La crisi finanziaria in Europa scarica quattromila miliardi di euro sul debito pubblico per salvare le banche, taglia la spesa pubblica e privatizza. La crisi economica non può più essere affrontata con il rilancio dei consumi, perché vengono meno le risorse e il nucleare esplode in mano agli apprendisti stregoni. La crisi energetica e la crisi idrica si alimentano tra loro e generano la crisi alimentare che investe miliardi di persone e di cui si intravvedono già gli effetti catastrofici nelle migrazioni, nelle rivolte, nelle guerre. Ebbene i referendum affrontano questo ordine di problemi. Chiamano tutti alla materialità delle questioni e al pari tempo all'etica, alla spiritualità dei beni comuni, al senso di comunità. 
I referendum non sono di un partito, non sono nemmeno di sinistra, indicano che abbiamo superato il limite. Il referendum per l'acqua pubblica è chiesto da 1,4 milioni di persone, che trasversalmente per una volta tanto non parlano con la voce della pancia e dell'egoismo, ma con quella degli interessi generali, collettivi. Non parlano in odio ai partiti, li richiamano alla responsabilità di gestire la cosa pubblica. Chiedono loro di smetterla di rinunciare a fare politica e di consegnarsi al mercato. 
E a tutti chiedono di andare a votare, perché‚ questa volta, si vota per noi stessi e perché..."libertà è partecipazione".

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