6 giugno 2011

Israele a Milano

Dal 12 al 23 giugno a Milano si terrà “Israele che non ti aspetti”, una kermesse sulla tecnologia israeliana promossa dalle stesse autorità di Tel Aviv in collaborazione con gli enti locali lombardi per raccontare “un Israele diverso da quello di Stato interessato da un conflitto” e “promuovere scambi scientifici e culturali tra Tel Aviv e Milano”.
Diverse realtà e associazioni di Milano e del Nord-Italia si sono trovate in questi mesi per organizzare la contestazione a quella che sarà la più grande manifestazione di promozione di Israele nel mondo, inaugurata niente di meno che dal primo ministro Netanyahu con la presenza del presidente del consiglio Berlusconi, e per far riemergere la storia e la cultura del popolo palestinese, nascoste e cancellate dalla visione israeliana


Di seguito stralci dell’appello contro la kermesse di Israele a Milano
Dal 12 al 23 giugno a Milano, in piazza Duomo, si terrà “Israele che non ti aspetti”, una kermesse sulla tecnologia e sul turismo israeliani promossa dalle stesse autorità di Tel Aviv, in collaborazione con gli enti locali lombardi, per raccontare “un Israele diverso da quello di uno Stato interessato da un conflitto”.
Un tendone di 900 metri quadri, per un costo annunciato che si aggira intorno ai 2,5 milioni di euro, che vorrebbe cancellare la memoria della pulizia etnica che ha dato origine alla nascita dello stato di Israele e che perdura tuttora: la cacciata violenta degli abitanti della Palestina nel 1948-49, l’espropriazione della loro terra, la soppressione dei loro diritti civili e dei più fondamentali diritti umani, la negazione del diritto dei profughi palestinesi al ritorno nella propria terra.
Uno Stato che legittima l’apartheid come prassi quotidiana, nascondendola sotto la parola “sicurezza” (tanto cara anche ai nostri governi), che costruisce un muro alto più di otto metri che impedisce ai palestinesi di accedere ai propri campi, alle scuole e agli ospedali, espropriando altra terra, case, fonti di vita. Un muro che - in aperta violazione di sentenze e accordi internazionali - annette, sempre in nome del Santo Diritto alla Difesa, insediamenti illegali, che neanche dovrebbero esistere.
Uno Stato che dalle alture siriane del Golan - occupate illegalmente dal 1967 - si appropria di 450 milioni di metri cubi di acqua all’anno, lasciandone solo 22 ai palestinesi, quando invece le risorse andrebbero divise equamente: ecco svelata la grande tecnologia idrica israeliana.
Uno Stato che nega al popolo palestinese la possibilità di muoversi (costruendo check point lungo il suo perimetro e dentro il territorio altrui) ed il diritto al ritorno per tutti coloro che sono stati costretti a lasciare le loro terre durante le guerre e l’occupazione.
[ …] Uno Stato che, attraverso una campagna mediatica scaltra e feroce, vorrebbe farsi scudo di uno dei maggiori scempi compiuti dall’umanità, l’olocausto nazifascista, per continuare impunemente a non rispondere dei suoi sistematici attacchi alla vita quotidiana del popolo palestinese e dei suoi progettati e sistematici atti di guerra e di distruzione della storia del popolo palestinese.
Per questo non tolleriamo che Milano diventi la passerella per un’operazione di propaganda tanto vergognosa quanto ipocrita!
Più di 70 risoluzioni delle Nazioni Unite in difesa dei Palestinesi, di condanna delle politiche di Israele sono state ignorate: Israele le ha tutte disattese, con l’appoggio determinante degli Stati Uniti, l’inettitudine colpevole dell’Unione Europea e di tutti gli stati europei. In particolare l’Italia si è resa complice sottoscrivendo numerosi accordi di cooperazione economica, militare e scientifica con Israele.
Noi italiani ci vergogniamo del marcato servilismo dei nostri governi nei riguardi di Israele e chiediamo a chi governa la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano di cancellare un evento che lede l’immagine di una Milano medaglia d’oro alla Resistenza, che rifiuta ogni tipo di razzismo e discriminazione.

Per parte sua la “rete Ebrei contro l’occupazione” ha inviato una lettera al nuovo sindaco di Milano di cui riproduciamo alcuni stralci:
[...] La dignità umana nostra e dei numerosi Palestinesi che vivono nella nostra città e nel nostro Paese sono minacciate da un evento che la Amministrazione Regionale e l'Amministrazione Comunale hanno preparato insieme al governo di Israele: la grande manifestazione celebrativa delle realizzazioni tecniche e culturali di Israele.
Tutto questo ignorando persino l'esistenza del popolo Palestinese, cacciato dalla sua Terra per costituire lo stato di Israele: 750 mila espulsi nel 1948-49, altri 300 mila nel 1967, e la pulizia etnica continua oggi, ininterrotta. I profughi vivono da tre generazioni in campi in condizioni terribili, mentre coloro che sono rimasti sulla terra che costituisce oggi lo stato di Israele sono disprezzati e discriminati in tutti i modi: non solo privati dei più importanti diritti politici e civili, ma anche dei diritti umani fondamentali, quale quello della convivenza tra coniugi che si vogliano congiungere attraverso le frontiere dello Stato Ebraico. Le migliaia di persone imprigionate senza accusa, e senza il diritto alla difesa, fondamentale nei paesi civili. I ricorrenti attacchi militari contro le popolazioni civili, l'ultimo dei quali a Gaza ha fatto più di 1400 morti e 5000 feriti, in grande maggioranza civili, molti bambini.
Mentre la repressione anti-palestinese del governo israeliano diventa sempre più feroce (13 civili uccisi e centinaia di feriti, mentre tentavano di entrare nel Golan, territorio siriano illegalmente occupato da Israele), sembra riprendere forza, in Israele, il campo pacifista: sabato 4 giugno 25.000 israeliani hanno sfilato a Tel Aviv contro il governo e per uno stato palestinese entro i confini del 1967.

In un altro sviluppo, il primo ministro britannico, David Cameron, ha dato le dimissioni dal comitato di patrocinio del Fondo Nazionale Ebraico (JNF). Secondo il portavoce del governo britannico le dimissioni sono dovute esclusivamente alla mancanza di tempo.
Secondo i sostenitori della causa palestinese, viceversa, le dimissioni segnalano una presa di distanza dal ramo britannico del Fondo Nazionale Ebraico, dopo che il Manchester Guardian aveva rivelato che la raccolta di fondi per la costituzione di un “parco britannico” alla periferia occidentale di Gerusalemme aveva in realtà lo scopo di cancellare gli ultimi resti del villaggio di Lifta, abbandonato dai suoi abitanti nel 1947 dopo un attacco terroristico della banda Stern (guidata dal futuro primo ministro Shamir), non solo allo scopo di evitare ogni ritorno degli abitanti o dei loro discendenti, ma in vista della realizzazione di condomini di lusso. 


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