15 giugno 2011

Pisapia e l'orto planetario che non piace a Formigoni

Gianni Barbacetto 

Milano si era aggiudicata l’Expo con il progetto di orto planetario concepito da Stefano Boeri, ma gli appetiti della regione a guida formigoniana lo trasformeranno in un ennesimo discutibile affare


Ora è luna di miele tra Giuliano Pisapia e la città. Il 14 giugno, però, piomberà sulla scena il primo nodo da sciogliere, il primo problema coniugale da affrontare di fronte al mondo. Il nuovo sindaco di Milano è atteso a Parigi, negli uffici del Bie (il Bureau intemational des expositions): dovrà spiegare come intende risolvere il problema delle aree su cui realizzare l'Expo. Sarà un passaggio delicatissimo anche per gli equilibri interni alla coalizione che ha portato Pisapia alla vittoria. Come tenere insieme chi cerca di salvare l'Expo, segnato dall'accordo "immobiliare" tra l'ex sindaco Letizia Moratti e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, e chi invece, come Stefano Boeri (Pd), pretende il ritorno al progetto originario (l'orto planetario), o chi addirittura, come il consigliere comunale Basilio Rizzo (Sinistra), chiede l'esproprio delle aree?
Il punto di partenza è il patto Moratti-Formigoni, raggiunto dopo tre anni di un braccio di ferro tra i due che aveva impedito ogni decisione. A vincere alla fine è stato Formigoni. L'area per l'Expo sarà quel terreno sghembo tra le autostrade per Torino e per i laghi, di proprietà della Fondazione Fiera (controllata dalla Regione di Formigoni) e, in parte minore, della famiglia Cabassi. Il terreno sarà comprato da una newco, una società appositamente formata da Comune di Milano (51 per cento) e Regione (49 per cento), che la concederà gratuitamente all'Expo, per poi tornarne proprietaria a manifestazione finita, nel 2016. 
Allora potrà finalmente valorizzare l'investimento fatto oggi. Perché avrà a disposizione un'area preziosa, su cui potranno essere costruiti uffici, abitazioni, spazi commerciali e culturali. 
L'ente pubblico come grande operatore immobiliare: questo è il piano di Formigoni. Che ripete: vedete? Valorizzeremo un'area, ci costruiremo su, ma a guadagnarci non sarà un operatore privato, bensì i cittadini. Il "Ligresti collettivo" si chiama Fondazione Fiera, che possiede il 70 per cento dell'area Expo. Un immobiliarista geniaIe e previdente: ha comprato l'area sghemba incastrata tra le autostrade nel 2002, quando era terreno agricolo, spendendo solo 14 milioni di euro. Sei anni dopo, toccata dalla bacchetta magica di Formigoni, l'area viene scelta per l'Expo, assegnato a Milano il 31 maggio 2008. L'anno successivo, la Fondazione Fiera iscrive a bilancio il terreno sghembo al valore di 50 milioni di euro. Un bel colpo: comprata a meno di 15 euro al metro quadro nel 2002, sette anni dopo vale 164 euro al metro quadro. Ora Corrado Peraboni, direttore generale della Fondazione Fiera, ritiene che ne valga almeno 80.
Chapeau. 
Questo è il pacchetto che Formigoni vuole sia portato a Parigi, il 14 giugno. Prendere o lasciare. Il Comune metta i soldi per comprare le aree, come è pronta a metterceli la Regione. Un'operazione da 120 milioni di euro. Anche Letizia Moratti torna in pista per l'occasione: non è più sindaco di Milano, ma è pur sempre commissario straordinario per l'Expo, dotata dei superpoteri (come mamma di Batman?) per andare a rappresentare la città a Parigi.
E Pisapia? E' di fronte al suo primo vero problema, più difficile perfino del già complicato puzzle per formare la sua giunta. Sa che Formigoni non ha alcuna intenzione di mollare. I bilanci della Fondazione Fiera si reggono sull'operazione aree Expo. E sa che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, da sempre expo-scettico e attento a sganciare meno soldi possibile per quello che ritiene poco più che un inutile baraccone, non vede l'ora di poter gridare con la sua vocina: avete visto? La sinistra ha conquistato Milano e ha rotto i patti, dunque basta Expo. Con conseguente fiasco planetario per la città. 
Di fronte a ciò, Stefano Boeri ribadisce quello che ha detto in campagna elettorale, portando a casa ben 13 mila preferenze: bisogna tornare al suo progetto iniziale, quello che aveva messo a punto quando era solo un architetto e che aveva convinto il Bie nel 2008. L'Expo del grande orto planetario sofisticatissimo e tecnologico che riproduce climi e coltivazioni del mondo, mostrando la fiIiera delle trasformazioni dall'agricoltura ai cibi, con al centro degli orti, una tavola lunga un chilometro in cui saranno esposti e gustati i prodotti del mondo intero. "Nutrire il pianeta, energia per la vita": questo è il tema con cui Milano ha vinto la gara nel 2008, questo è il programma da realizzare. Altro che operazione immobiliare, utile solo a far quadrare i conti della Fondazione Fiera e a rovesciare altro cemento su Milano. 
D'accordo anche Basilio Rizzo, ora pronto suII'Expo a fare asse con Boeri, che pure aveva contrastato ai tempi delle primarie milanesi, preferendogli Pisapia. Adesso tocca al sindaco sciogliere i nodi. Che cosa dire, a Parigi, il 14 giugno? A chi conferire, a Milano, la delega per l'Expo, che Boeri ritiene di meritare più di ogni altro, per competenze professionali e meriti politici?
(il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2011)

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