22 giugno 2020

Virus e povertà

Elena Basso

Nel 2018 si contavano 821 milioni di persone colpite dalla fame e due miliardi in condizioni di insicurezza alimentare. Un numero in aumento rispetto agli anni precedenti e che l’impatto dell’attuale pandemia sull’economia globale aggraverà ulteriormente, esacerbando le già enormi disparità sociali.


Oggi a ogni latitudine, dai quartieri popolari di New York o Chicago, dove sette morti su dieci sono afroamericani, alle immense periferie del terzo mondo dove sovraffollamento e lavoro precario si mescolano a cattive condizioni igieniche e mancanza di cibo, il tasso di mortalità fra le popolazioni più povere e vulnerabili è molto più alto di quello della popolazione in generale.
Ma, ancor più del virus, a ridurre in miseria milioni di persone sono le misure di contrasto, indifferenti alle condizioni reali delle popolazioni abbandonate a sé stesse. Lo abbiamo visto in India, dove il premier Narendra Modi, dopo settimane di inerzia, ha bloccato tutto il paese, privando in un attimo milioni di diseredati dei loro mezzi di sostentamento e costringendoli a un lungo cammino, a piedi o in bicicletta, nel tentativo di raggiungere i luoghi di origine, dove sperano di trovare l’aiuto delle famiglie.
Interi paesi sono stati messi in ginocchio dal crollo dei prezzi del petrolio (che in Iran e Venezuela si aggiungono alle sanzioni), dall’industria turistica ferma, dalle rimesse dei migranti venute meno. Anche la produzione e distribuzione di generi alimentari, in sistemi con un'organizzazione logistica insufficiente, rischia una forte sofferenza. Già in molti paesi sono scoppiati proteste e saccheggi e, con la chiusura delle scuole, milioni di bambini hanno perso i pasti che normalmente ricevevano.
I rifugiati e le persone che vivono in zone di conflitto sono probabilmente i più colpiti.
Il coprifuoco e le restrizioni ai movimenti stanno già esaurendo i magri redditi degli sfollati. 
Mentre i paesi ricchi dispongono di ingenti somme per contrastare la crisi economica provocata dalla pandemia, i paesi poveri non hanno risorse per fronteggiarla né le istituzioni finanziarie internazionali sembrano mostrare molta generosità, anzi. Proprio i notevoli investimenti che le economie ricche stanno spendendo per la propria sopravvivenza, si tradurranno in minori aiuti per chi ne ha maggior bisogno. “Anche una momentanea interruzione delle attività di sostentamento può avere conseguenze di lunga durata”, afferma il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, che stima che l’impatto diretto o indiretto del coronavirus stia già sospingendo in povertà assoluta 150.000 persone al giorno, cioè a morire letteralmente di fame. 




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