22 giugno 2020

Il pianeta ha la febbre, urge curarlo

Pietro Omodeo

Si sente dire alla televisione e si legge sui giornali: ‘Bisogna ripartire al più presto’. L'impazienza, la vivacità delle esortazioni lasciano capire che sono tanti quelli che vorrebbero ripartire, anche prima che la pandemia sia stata messa sotto controllo.
Ripartire al più presto, e per andare dove?
Il prof. Pietro Omodeo ci offre una sua risposta.


In alcuni casi è chiaro che molti imprenditori vorrebbero incrementare i consumi per accrescere la produzione e permettere una vita di grande scialo, quale quella che per vari decenni è stata vissuta nei paesi più industrializzati (i 7 Grandi, divenuti poi gli 8 Grandi, e poi i 20 ‘Grandissimi’).
Per alcuni imprenditori ripartire al più presto vuol dire ripristinare la vecchia economia suicida. Parole grosse, può pensare qualcuno. Non è così, guardiamo alcune cifre, focalizzando qui l’attenzione solo sulle grandi industrie della carne: nel giro di pochi decenni il numero di animali domestici allevati sul pianeta ha raggiunte varie decine di miliardi di capi: bovini: quasi 1,5 miliardi - suini: oltre 1 miliardo - ovini: 2 miliardi – pollame: almeno 23 miliardi. 
Centinaia di milioni di capi sono oggetto di macellazione quotidiana.
Tutti questi capi di bestiame respirano producendo anidride carbonica (CO2) che i vegetali devono convertire in ossigeno (O2) e materiale organico; va notato però che bovini ed ovini (ruminanti) immettono metano (CH4) nell'atmosfera, che nessuno e niente può intercettare, e che contribuisce ad aggravare l'effetto 'serra'. I soli bovini emettono più di un terzo del metano, gas che riscalda l’atmosfera 20 volte più dell’anidride carbonica. Animali allevati per forza di cose in modo innaturale, fattore che ha fra le sue conseguenze anche lo sviluppo di nuovi virus.
Di fronte a cifre di questa entità non c'è bisogno di riunire una commissione di esperti per dichiarare insostenibile lo sfruttamento che è stato instaurato nel pianeta nel nuovo millennio, e per trovare l'aggettivo più adatto per definire il tipo di economia che alcuni intendono continuare a perseguire nel 'dopo la pandemia'.
L'accumulo di metano e anidride carbonica producono l'effetto ‘serra' responsabile del riscaldamento della superficie del pianeta. Questo riscaldamento incrementa di molte volte la violenza degli uragani, delle inondazioni e delle frane, nonché la velocità di scioglimento dei ghiacciai con conseguente innalzamento del livello degli oceani. Di simili guai siamo stati tutti testimoni, e talvolta vittime, negli ultimi anni. 
Va aggiunto che il riscaldamento globale si estende anche alle masse d'acqua degli oceani, mettendo a rischio la sopravvivenza degli organismi che ci vivono.
Va notato inoltre che l'aumento dell’anidride carbonica, superato un certo livello, nuoce all’efficienza della fotosintesi dei vegetali, che ne soffrono in misura diversa secondo la specie.

°°°
Questo non vuole dire che nei paesi progrediti economicamente si debba consumare meno? Che si debba ritornare a un ‘intollerabile’ clima di austerità? 
Nei programmi governativi di molti paesi è stabilito che non si deve per nessun motivo tornare all'austerità. Ma è proprio vero? Non esiste qualche modello di riduzione dei consumi, per i dieci Grandissimi industrializzati, che ci renderebbe più felici e sereni?
Siamo stati avvertiti da molti eventi catastrofici, dei quali la pandemia non è certamente l'ultimo, che sì, è necessario programmare la ripresa, ma tornando indietro non di un paio di decenni ma di molti decenni o più ancora, tenendo ferme tuttavia alcune conquiste (la maggiore conoscenza scientifica, l'arricchimento in energia riciclabile, l'efficienza delle comunicazioni), puntando a un progresso in questa direzione per l'intera umanità. 
Tutto questo detto senza ira. 
L'ira e la furia saranno altrimenti quelle degli elementi: aria e acqua, terra e fuoco (e pandemie).

Chi vuole, può seguire le riflessioni di uno studioso, centenario ma ancora molto combattivo per i diritti del nostro pianeta, sulla sua pagina FB: Pietro Omodeo sr. 

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento