22 giugno 2020

Ricchi e poveri

Siamo a Manhattan, al Mount Sinai Hospital, dove i pazienti ricoverati per il coronavirus ricevono le migliori cure. Qui non si hanno problemi di attesa per i test o carenza di dispositivi di protezione. Al culmine della pandemia l’ospedale poteva disporre di aerei privati della compagnia di Buffett per andare direttamente in Cina a rifornirsi di mascherine.


Ci spostiamo di una ventina di chilometri e arriviamo all’University Hospital of Brooklyn, dove i malati di covid sono separati da teli di plastica e nastro adesivo. L'ospedale, aperto nel 1963, non ha quasi mai subito migliorie, i tubi sono corrosi e il tetto perde. Progettato per circa 60.000 visite all'anno, ne gestisce circa 200.000.
I pazienti sono in gran parte afroamericani e latini, cioè i più colpiti dalla pandemia, ma l’ospedale dipende per l’80% dagli insufficienti finanziamenti pubblici dei programmi Medicaid e Medicare. Per acquistare dispositivi di protezione, che vengono riutilizzati più volte dopo una veloce disinfezione, un medico ha lanciato una campagna di crowfunding.
Nonostante solo pochi mesi fa alcuni reparti siano stati chiusi per gravi problemi di sicurezza, l’ospedale è vitale per la comunità. "I dollari che non abbiamo investito anni fa stanno influenzando le decisioni di vita o di morte ora", ha dichiarato il senatore democratico Zellnor Myrie. 


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