22 giugno 2020

Tinin vola ancora

Il 31 maggio scorso è morto a Cesenatico Tinin Mantegazza, illustratore, pittore, scenografo e scrittore, fra le più vivaci personalità creative nel panorama artistico italiano.
Negli anni ’50 inizia a lavorare al Corriere dei Piccoli per approdare nel 1958 in RAI, dove firmerà importanti e fortunati programmi per bambini, da Telefiabe all’Albero azzurro. Insieme alla moglie Velia costruisce migliaia di pupazzi per spettacoli teatrali e televisivi, anche fondando nel 1978 il Teatro del Buratto.


Per quanto il suo nome sia strettamente legato al mondo dell’infanzia, Mantegazza spazia in ogni ambito artistico; nel 1959 apre a Milano una piccola galleria d’arte e più tardi il Cab64, locale da cui passeranno attori e cantanti, da Jannacci a Gaber, da Paolo Poli a Cochi e Renato. Sempre in Rai ha collaborato per oltre 18 anni con Enzo Biagi, realizzando le schede di approfondimento con il celebre “signor Toto”.
Questo straordinario percorso artistico, lungo più di sessant’anni, è stato contrassegnato da una forte spinta ideale. L’Anpi, che lo ebbe convinto sostenitore, lo ricorda per l’impegno a diffondere, attraverso l’arte, i valori della solidarietà e dell'antifascismo.

Verso Tinin Mantegazza ho un enorme debito di riconoscenza. Negli anni '70 cercavo fondi per il Tribunale Russell e un modo per raccoglierli era quello di organizzare degli spettacoli teatrali, con la partecipazione, ovviamente volontaria, di artisti di grido. Debuttammo con ottimi risultati al Teatro dell'Arte con gli amici del Nuovo Canzoniere italiano (Fausto Amodei, Paolo Ciarchi, Ivan Della Mea, Michele Straniero), ma il vero successo (di immagine e di incassi) venne dopo, quando, non ricordo come, entrai in contatto con Tinin Mantegazza, che subito sposò la nostra causa e si mise con grande generosità e con grande impegno (e con l'aiuto della moglie Velia e dell'amico Roberto  Facchinetti) a sollecitare i suoi numerosi amici nel mondo dello spettacolo. Fu così che riempimmo prima il teatro Odeon e successivamente i duemila posti del Lirico, grazie alla partecipazione di nomi di prima grandezza, da Giorgio Strehler a Vittorio Gassman, da Luciana Savignano a Lina Volonghi, da Edmonda Aldini a Milly, dal Teatro del Buratto agli Stormy Six, da Franco Cerri a Franco Nebbia a Nanni Svampa.
Quello che mi colpì in Tinin allora (e sempre anche in seguito) fu non solo la sua grande generosità, ma la sua “empatia”, la sua straordinaria capacità di capire il suo interlocutore e di metterlo immediatamente a suo agio. Per me, che ho la flessibilità di uno stoccafisso, questa dote ha il sapore di qualcosa di magico, così come la sua fantasia, capace di tradurre in pochi tratti di matita idee, notizie e sentimenti. (Alcuni quaderni del “Tribunale Russell” testimoniano questa sua dote).
Dopo che Tinin e Velia hanno lasciato Milano per la Romagna i nostri rapporti si sono ovviamente ridotti a pochi incontri quando trascorrevamo un periodo di vacanza con la nostra ultima nipotina a Cesenatico e a qualche scambio di mail.
Sono grato a Velia che mi ha permesso di pubblicare il cartoncino scelto dagli amici per dargli l'ultimo saluto e con cui Tinin ha voluto regalare a tutti noi un ultimo sorriso.

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