4 dicembre 2020

“La Peste” di Camus e il Covid

Aldo Silvani

Aldo Silvani, medico, riflette su “la peste” di Camus e traccia un parallelo con l’attuale pandemia. Al male inspiegabile - allora la guerra, oggi la pandemia - deve rispondere la responsabilità degli uomini

Camus non si è mai dichiarato credente, ma i contenuti dei suoi libri sono pieni di rimandi a problematiche che sono anche quelle di chi si definisce cristiano. Il giudizio su ciò che è giusto o non giusto nel nostro fare in questo mondo a cavallo tra occidente e oriente è guidato da una serie di convinzioni frutto di secoli di insegnamenti e di filosofie nei quali tutti siamo immersi e nei quali la presenza dell’insegnamento cristiano è preponderante, sia che noi ci proclamiamo agnostici, atei o credenti. Tutto ciò ci può portare a condivisioni indipendentemente dalle nostre convinzioni. Per noi cristiani la condivisione con non credenti o con credenti in altre religioni dipende dalla presenza di un Dio che diventa anche uomo in carne ed ossa e che guida il nostro giudizio, le nostre convinzioni, il nostro modo di agire. Ha forse allora poco senso proclamarci credenti?  La predica di padre Paneloux nella cattedrale di Orano nel momento più aggressivo dell’epidemia di peste, basata sul principio teologico della peste come castigo divino per il male commesso dagli uomini, è sostenuta da convinzioni che si infrangono quando un bambino innocente gli muore tra le braccia. Non può il castigo divino colpire un innocente. Allora nella seconda predica nella cattedrale quasi deserta, di fronte ad un popolo impaurito e decimato dall’epidemia, padre Paneloux non fa più un discorso teologico. Capisce che Dio non può avere voluto una punizione che colpisce persone innocenti. Ecco il chiaro richiamo alla pandemia da Coronavirus. Anche in questa pandemia vengono colpiti innocenti; innocenti nel senso di poveri, anziani, persone fragili, emarginati. Anzi soprattutto questi. I potenti che si ammalano esibiscono le loro guarigioni come segno della propria forza, dei propri privilegi. Della pandemia da Covid, così come della peste di Orano, non è responsabile Dio. La responsabilità ricade sui disastri ambientali che facilitano con il dissesto ecologico la corsa del pianeta verso l’autodistruzione. Numerosi sono i segni premonitori del nostro dissesto planetario. Così come erano segni premonitori i topi trovati morti per peste e non riconosciuti dal dottor Rieux, medico francese che lavora ad Orano, come portatori della malattia. Una scienza che riesce ad identificare e isolare virus verso i quali non abbiamo ancora armi e contro i quali le forze di autodifesa di un ambiente senza più equilibrio non riescono ad opporsi. Come padre Paneloux riconosce nel suo secondo sermone, non è Dio che punisce gli uomini, ma gli uomini che puniscono sé stessi. La peste, così come il Covid, è il male, e il male è inspiegabile, non ha senso, così come non ha senso il comportamento degli uomini che sono causa del male. E allora, come esseri umani che vivono il male, come si esce da questo problema che sembra insolubile? La soluzione proposta da Camus che può, a mio parere, essere condivisa da tutti, credenti e non credenti, è quella del dottor Rieux, ateo, che non scappa e che continua a curare gli appestati perché ritiene che questo sia il suo compito, senza farsi molte domande, o quella del priore di un convento che in un’altra pestilenza decide con i confratelli di usare l’unica arma che ha in mano, restare e condividere, o quella, nella pandemia da Covid, di tanti medici, infermieri, operatori sanitari, di curare anche mettendo a rischio la propria salute. Tutti fratelli, indipendentemente dalle posizioni di partenza, per ottenere un risultato condiviso. Una visione esistenzialista, così come nelle corde di Camus. Estremamente suggestiva. E anche estremamente attuale.


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