11 marzo 2020

Coronavirus


Da alcune settimane viviamo in una condizione mai provata prima di sospensione di ogni forma di vita sociale e di attività lavorativa. Queste misure, destinate ad avere un impatto negativo sull'economia e il tessuto sociale del paese, godono però del consenso della grande maggioranza della popolazione grazie a un unico motivo: la paura.

Sino a pochi anni fa, a Milano, se avevi bisogno di cambiare tram e questo si trovava fermo alla fermata davanti a te, tu potevi scendere dal tram su cui ti trovavi e salire sul mezzo che ti precedeva. Il più delle volte il tranviere, gentile, aspettava che tutti avessero completato il trasferimento prima di chiudere le portiere e ripartire. Tutto semplice, facile, e sicuro.
Poi, qualche anno fa, qualche dirigente che probabilmente il tram non l'ha mai preso, decretò che, per ipotetiche “ragioni di sicurezza”, due mezzi non potessero aprire contemporaneamente le porte, neppure alle fermate protette da una banchina lunga decine di metri che separa i passeggeri della strada.
Così accade (a me con discreta frequenza) di vedere il mio tram del desiderio dapprima fermo e invitante, poi ripartire lentamente, mentre sei bloccato, impotente, dentro a un vettura chiusa… Ho l'impressione di essere ormai l'unico a lamentarsi per questo assurdo provvedimento, mentre i milanesi l'hanno, quasi tutti, accettato, come se il perder tempo (che, come dice Dante, pur senza riferirsi alle attese del tram successivo, “a chi più sa più spiace”) fosse un'ineluttabile legge di natura.

E' soprattutto l'ampiezza del consenso sociale attorno ai vari provvedimenti restrittivi emanati da governo, regione e autorità varie in occasione dell'attuale epidemia che mi ha fatto pensare al tram, e mi preoccupa la rapidità con cui si è diffusa la paura e la debolezza e l'isolamento delle poche voci critiche di fronte a provvedimenti che forse salveranno qualche migliaio di persone dalla morte per coronavirus, ma certamente causeranno (hanno già causato) disastri nell'economia e nel tessuto sociale del paese.
Certamente si approfondiranno le distanze tra chi, con un lavoro a tempo indeterminato, e magari la possibilità di lavorare da casa, o con una pensione, o che sia comunque in grado di superare più o meno indenne questo periodo, e chi viceversa, precario, o impegnato nei settori più esposti, dal turismo al commercio, troverà grosse difficoltà per sopravvivere alla crisi. E si approfondiranno le distanze anche tra le generazioni future, tra chi potrà continuare a studiare grazie a strumenti telematici, e chi, nelle zone geograficamente e socialmente più deboli del paese, cioè proprio dove la scuola sarebbe più necessaria, non avrà questa possibilità.
E' ancora presto per sapere come si concluderà questa vicenda, cioè se la mortalità in queste settimane di coronavirus sarà sensibilmente maggiore rispetto allo scorso anno o no (sinora non lo è stata), e non sapremo mai se il contenimento nel numero dei decessi sia dovuto alle rigide norme adottate o se il risultato sarebbe stato più o meno lo stesso anche con provvedimenti più blandi.
Un tale dispiegamento di forze sarebbe giustificato se si temesse un'epidemia che facesse centinaia di migliaia di vittime, ma questo non sembra essere assolutamente il caso, e in definitiva è probabile che il coronavirus faccia meno vittime di quante ne miete l'inquinamento, contro cui tutto quello che riusciamo a mettere in campo è poco più di qualche domenica a piedi. Certo, gli atavici timori legati al “contagio”, lo spettacolo dello stress cui sono sottoposti personale sanitario e strutture ospedaliere, l'alone di mistero che sempre circonda quello che non si conosce (tanto più se viene dalla lontana Cina!), tutto questo favorisce il diffondersi della paura, che peraltro non sarebbe così generalizzata se non fosse accompagnata da una sapiente campagna di comunicazione.
Uno studio di qualche giorno fa dell'Istituto superiore della sanità (http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4163)  indicava che quasi il 90% delle persone decedute aveva più di 70 anni, e l'85% era affetto da almeno due patologie (principalmente ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete mellito). Di fronte a questi fatti mi sembra lecito porsi una domanda: se si imponesse il divieto di uscire da casa e di partecipare alla vita sociale solo agli ultra-settantenni (io sono tra questi), certo non si escluderebbe la possibilità di essere contagiati da un familiare giovane e sano, ma si tratterebbe di un rischio molto ridotto (in armonia con l'indicazione dell'OMS “minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute alla pandemia”), e soprattutto la norma non creerebbe  il panico e i guai economici e sociali indotti dai provvedimenti adottati.

Mi fermo qui. In un'altra parte di questa newsletter cerchiamo di fornire alcune informazioni e alcuni link che riteniamo utili per aiutare ognuno di noi a formarsi una propria opinione, e magari per porre il problema in una prospettiva più ampia.


4 commenti:

  1. Caro Piero, molte cose che tu dici, sono vere, ma … secondo alcuni virologhi, non quindi il/ la politicante di turno, che non interessa, affermano che, mentre per altri virus: quelli dell'influenza, ad esempio, ci siamo in parte immunizzati, quindi, quando ci colpisce gli effetti sono minori ( A contrastare questa mia affermazione c'è il dat che nei picchi dell'influenza ci sono 100 o più morti al giorno)nel caso del coronavirus nessuno, al mondo, ha ancora sviluppato anticorpi. Un secondo punto, che, in un periodo dove si segue il mantra: " prima io, poi, se sono della mia idea, anche altri" questo aver accettato di isolarci per un certo poeriodo, mi sembra socialmente utile.Accenni ai problemi economici, anche su questi, potrei dire qualcosa: ad esempio, ci siamo accorti che aver ridotto drasticamente le spese per la salute, ci siamo trovati con ospedali, specie al Sud, non idonei, non solo, molti di noi, hanno sottolineato le spese enormi per gli armamenti, in particolare gli F35 e il pianto del coccodrillo su necessità di investime4nti in scuola, ricerca, sanità, appunto. Una speranza, mia, che si ascolti meno il ministro della guerra ( scusa si dice difesa) e più l'opinione pubblica. Questi fatti, mi sembra, sarebbero sufficienti per augurare successo ai Dplm.

    RispondiElimina
  2. Non so se le misure del governo godano del sostegno della maggioranza della popolazione: ci sono dati di qualche seria indagine demoscopica a livello nazionale? Penso comunque che una parte delle persone favorevoli non lo sia solamente per paura, ma certamente anche per motivazioni più razionali. Pure io appartengo alla categoria di chi trova assurdo il divieto di far aprire a due tram contemporaneamente le porte a una fermata tramviaria ma, da rodato pensionato, sono diventato più tollerante con chi mi fa perder tempo; non che l'amato Dante non avesse ragione, ma si sa che l'individuo non era particolarmente noto per la sua pazienza. In ogni modo, mi ha colpito la fragilità del collegamento tra il coronavirus e il tram - "l'ampiezza del consenso sociale" per le misure adottate da chi ne ha l'autorità - cioè tra un disastro e una quisquilia.
    I provvedimenti restrittivi sono stati varati dalle autorità politiche su precise richieste dei medici specialistici. Se l'effetto delle misure sarà aver salvato qualche migliaio di persone dalla morte per coronavirus, si tratterà di un risultato non disprezzabile. La tutela della salute, uno dei compiti dello stato espressamente previsti dalla nostra costituzione, può richiedere costi sociali ed economici ingenti. Certamente aumenteranno le distanze tra chi ha e chi non ha - ciò, come sappiamo, è ultimamente una costante - ma questo non è imputabile alle misure prese e non penso che sarebbe meglio impedire la possibilità per qualcuno di lavorare da casa invece che andare in ufficio o a scuola.
    L'indicatore della mortalità registrata in queste settimane di coronavirus rispetto alle medesime settimane dell'anno precedente non è per nulla significativo. Troppe sono le variabili che interferiscono. L'interrogativo che poni - se il contenimento nel numero dei decessi sia dovuto alle rigide norme adottate o se il risultato sarebbe stato più o meno lo stesso anche con provvedimenti più blandi - è apparentemente senza risposta. Ma in realtà non è così. Empiricamente guardiamo alla Cina che ci ha preceduto nel tempo e non possiamo che prendere atto dei risultati e delle misure che ha preso per ottenerli (l'Organizzazione mondiale della sanità li sta monitorando e valutando attribuendo loro un valore di causa-effetto). Le norme da lei varate sono state molto rigide, favorite anche dalla mentalità confuciana ancora largamente presente nella popolazione. Vedremo i risultati che i paesi che hanno scelto misure blande (la Francia in primo luogo) riusciranno a ottenere. Certamente l'inquinamento fa più vittime del coronavirus e la denuncia della pochezza delle misure messe in campo - davanti allo strapotere mondiale dell'industria automobilistica - è sacrosanto, ma non è un buon motivo per adottare misure altrettanto inefficaci nei confronti del nuovo virus. Sul piano sociale, poi, mi trovo mio malgrado a essere d'accordo con quell'antipatico (perché anonimo) di Unknown che ritiene socialmente utile il nostro isolamento: potremo maturare la consapevolezza che da un pericolo generalizzato si esce tutti insieme, sacrificando il nostro amato "particulare".
    Infine, per fortuna c'è una sapiente campagna di comunicazione: davanti a un pericolo reale avere paura è cosa saggia. Coraggioso non è chi non ha paura, ma chi vince la paura sapendo assumere comportamenti consoni a evitare il pericolo. Penso che a suggerire i comportamenti consoni debbano essere le persone esperte deputate a questo compito. Per fortuna, la classe politica, una volta tanto, è riuscita a seguire i loro consigli. Il che è poi proprio ciò che Greta da tempo vorrebbe che, in tutt'altro campo, essa facesse con misure drastiche.

    RispondiElimina
  3. Caro Piero, sono pienamente d'accordo con te

    RispondiElimina
  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina

Lascia qui un tuo commento