“Traditori della propria classe sociale” si autodefiniscono i circa duecento milionari americani (un'inezia, in un paese dove i super-ricchi si contano a milioni) riuniti nell'associazione “milionari patrioti”. Alcune loro posizioni meritano di essere conosciute.
I “milionari patriottici” sono un gruppo di ricchi americani preoccupati per la crescente disuguaglianza nel loro paese. Nascono alla fine del 2010 per contrastare i tagli alle tasse dei milionari decisi dall'amministrazione Bush.
Nel 2019 hanno organizzato la loro prima conferenza nazionale “Tassate i i ricchi!” e lanciato una omonima campagna con la quale intendono raggiungere nel corso dell'anno tutto il paese.
Al gruppo possono aderire persone che abbiano almeno un milione di dollari di reddito annuo e/o un patrimonio di almeno 5 milioni (se siete più poveri potreste sempre diventarne “amici”).
Si definiscono “orgogliosi traditori della loro classe” e la loro azione si muove attorno a tre semplici idee: tutti i cittadini dovrebbero godere di un potere politico pari a quello di cui godono i milionari; tutti i cittadini che lavorano a tempo pieno dovrebbero essere in grado di permettersi di soddisfare i loro bisogni di base; le entrate fiscali di milionari, miliardari e società dovrebbero costituire una percentuale maggiore delle entrate fiscali federali. Si impegnano quindi per aumentare il salario minimo ad almeno 15 dollari l’ora e per una struttura fiscale progressiva.
Si definiscono “orgogliosi traditori della loro classe” e la loro azione si muove attorno a tre semplici idee: tutti i cittadini dovrebbero godere di un potere politico pari a quello di cui godono i milionari; tutti i cittadini che lavorano a tempo pieno dovrebbero essere in grado di permettersi di soddisfare i loro bisogni di base; le entrate fiscali di milionari, miliardari e società dovrebbero costituire una percentuale maggiore delle entrate fiscali federali. Si impegnano quindi per aumentare il salario minimo ad almeno 15 dollari l’ora e per una struttura fiscale progressiva.
Nel blog del gruppo, il presidente Morris Pearl, ex amministratore delegato di Black Rock, quindi non proprio un agnellino, contesta ironicamente chi sostiene che ridurre le tasse ai ricchi serve a incentivare gli investimenti. “Nessuno ha mai detto: 'Ho un milione di dollari da investire, ma dato che dovrò pagare una tassa del 30% sui miei profitti, preferisco tenere tutto in contanti e guadagnare zero dollari anziché investirli e conservare il 70% dei profitti'. Gli investitori investono e costruiscono attività in luoghi in cui le persone hanno denaro da spendere e i governi forniscono infrastrutture e servizi che fanno sì che consumatori e lavoratori desiderino vivere la propria vita e spendere i propri soldi. Negli Stati Uniti, gli imprenditori spesso avviano nuove interessanti attività a New York e in California (stati con una fiscalità elevata) e non in Kansas (stato con un fisco molto generoso)”. https://bit.ly/2wHsc4K
Non dissimile è il pensiero di Abigail Disney, che rimarca come non ci sarebbe mai stata una Disneyland se Eisenhower non avesse costruito le infrastrutture. Per le sue critiche all’amministratore delegato della Disney, non per le sue capacità manageriali ma perché “un rapporto retributivo fra CEO e dipendenti superiore a mille è folle”, lo scorso anno Abigail Disney ha vinto il premio “traditrice di classe” di Fair Economy (https://on.ft.com/2IwoJsr).
Nel mirino dei milionari traditori anche il patron di Amazon Jeff Bezos, dopo l’annuncio che avrebbe donato 100 milioni di dollari per i senzatetto. Un ottimo modo per farsi pubblicità a basso costo mentre appoggia la riduzione delle tasse. “Ma - scrivono - pagare le tasse è esattamente ciò che finanzia progetti abitativi a prezzi accessibili, aggiornamenti e ampliamenti dei trasporti e servizi sociali che possono aiutare le persone vulnerabili a trovare stabilità. Ancora più importante, le entrate fiscali sono in grado di fare queste cose su una scala che le donazioni di beneficenza individuali semplicemente non possono realizzare”.
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