8 gennaio 2020
Aumenta il numero di imprenditori stranieri: non è una buona notizia
di Salvatore Palidda
Il Censis, nella sua ultima ricerca, rileva un aumento dell’imprenditoria straniera, mentre diminuisce quella italiana. Questo dato statistico è esaltato da Confindustria e Camere di commercio ed è assunto acriticamente anche dagli studiosi più seri.
Salvatore Palidda torna sull’argomento di cui si occupa da anni, per contraddire questa visione e analizzare più da vicino questo fenomeno. Di seguito una sintesi del suo scritto.
È indubbio che “l'imprenditorialità dei migranti è un fenomeno vecchio quanto le stesse migrazioni. Da sempre i soggetti più intraprendenti d'ogni società locale hanno dovuto spostarsi e viaggiare per cercare le situazioni in cui fosse possibile svolgere e poi sviluppare la loro attività”, e questo è vero indipendentemente dalle origini e dai contesti. Negli anni ‘80, però, il nuovo assetto economico spinge le imprese a esternalizzare, e a incitare i dipendenti a mettersi in proprio. È così che si sviluppa il “subappalto a cascata”, che poco ha a che fare con l’origine dei lavoratori, se non la maggior disponibilità dei lavoratori stranieri ad accettare di assumersi i rischi connessi a questa proposta. L’imprenditore immigrato spesso quindi non fa che sfruttare se stesso, facendosi carico dei lavori più pesanti e nocivi per un reddito a volte inferiore a quello che percepiva da salariato.
“L’imprenditore etnico diventa così l’ideale pedina mossa nel contesto liberista, ancor più in periodo di crisi, quando i padroni cercano di ridurre ulteriormente i costi della manodopera e i rischi di non rispetto delle norme in tema di lavoro o sicurezza ...”.
In questo sistema, il lavoratore straniero indipendente non è che un segmento di una catena in cui il lecito si intreccia con il sommerso, “un universo di lavoro precario, semi-nero o da schiavi, che nessun partito osa scalfire”, un esercito di centinaia di migliaia di persone necessario per rilanciare l’economia. “E non è casuale che ora Salvini dica che gli irregolari da espellere siano 90 mila e non più 500 o 600 mila”.
Naturalmente ci sono anche molte storie di successo, ma “non va dimenticato che la riuscita economica dei migranti passa a volte attraverso gravi forme di supersfruttamento a beneficio dei soli capi e di chi subappalta loro le attività. […] Appare allora più che mai necessario promuovere un risanamento democratico dell'economia sommersa insieme all'affermazione del rispetto dei diritti di ogni lavoratore autonomo e dipendente” (https://www.milomb.camcom.it/immigrazione-e-imprenditorialita).
Qui il testo integrale: https://bit.ly/36m5bkO