4 novembre 2011

Si prepara la manovra "lacrime e sangue"

Come si spiega il crescente debito italiano? Ed è davvero necessario rimborsarlo? L’unica certezza è che, ancora una volta, si preannuncia una nuova stangata


Cresce in tutti noi l'allarme per la pesante stangata che si prepara: nuove tasse (per noi che le paghiamo, non certo per gli evasori), svendita del patrimonio pubblico, ulteriori ritardi nell'età pensionabile, tagli alla spesa sociale, ai Comuni, agli stipendi dei dipendenti pubblici. Quello che è accaduto in Grecia è devastante: tagli a salari e pensioni sino al 50% e licenziamenti di massa hanno già causato il degrado di tutti i servizi e il ristagno dell'attività economica con altre decine di migliaia di licenziamenti e il drastico peggioramento delle condizioni di vita di tutta la popolazione.
Temo che oltre al danno della stangata in preparazione, avremo anche le beffe di un consenso bipartisan, dato che da più parti sento invocare un "governo di unità nazionale" che, messo finalmente da parte Berlusconi, faccia le famose "riforme", perché "ce lo chiede l'Europa". Ma quale Europa? 
L'Europa che sta emergendo, e che è venuta platealmente allo scoperto con la famosa lettera del mese scorso con cui la Banca Centrale Europea dettava al nostro governo quello che doveva fare, non è certo l'Europa dei popoli che noi vorremmo, e neppure l'Europa delle nazioni: è l'Europa delle banche. Secondo l'organizzazione Avaaz, sempre ben informata, sponsor ufficiale del vertice di Cannes è Société Générale, una banca francese salvata dal fallimento grazie ai soldi dei contribuenti, che insieme ad altre 20 multinazionali ha pagato forti somme di denaro per sponsorizzare l'incontro e sedere così al tavolo con i nostri governi, mentre Cannes resta chiusa come un fortino in cui i normali cittadini non possono entrare.
Tutto questo mi preoccupa e pone degli interrogativi, a cui ho cercato risposte in alcuni scritti, che vorrei condividere. Sono molti e diversi, e ho tagliato molto per facilitarne la lettura, cercando di mettere in evidenza i punti che mi sembravano più interessanti. Il tutto è piuttosto lungo, ma credo che valga la pena di conoscere i vari contributi.
Alcuni dati: oggi il debito pubblico italiano (da un po' di tempo, chissà perché, chiamato "debito sovrano"), oltre 2.000 miliardi di dollari, è il quarto nel mondo, dopo quelli di Stati Uniti, Giappone e Germania, e superiore, sia pure di poco, a quello della Cina, che però ha un'economia sei volte maggiore della nostra. Una misura più significativa del debito non è però il suo valore assoluto ma il rapporto tra il debito e il "prodotto nazionale lordo", cioè la capacità del paese di ripagare il debito. In questa classifica siamo purtroppo ai primissimi posti, con un rapporto 1,2 (dovremmo cioè lavorare e produrre per oltre un anno e due mesi senza consumare nulla per ripagare il debito), preceduti solo dal Giappone (con un rapporto debito/PIL pari quasi a 2) e una mezza dozzina di paesi piccoli o piccolissimi, tra cui la Grecia, l'Islanda, lo Zimbabwe.
Come siamo arrivati a questa situazione? Credo che le cause siano molteplici, e non ho certo la pretesa di conoscerle e di elencarle, ma credo che in ultima analisi siamo noi i responsabili, per avere votato, o tollerato, governi che hanno continuato a spendere e dilapidare le ricchezze del paese. Non a caso i periodi in cui il debito pubblico è cresciuto più rapidamente coincidono in gran parte con i governi di Craxi e di Berlusconi.
Almeno queste spese al di là delle nostre possibilità sono servite a migliorare le condizioni di vita del paese? Certamente non a questo sono serviti i miliardi spesi per fare la guerra alla Jugoslavia o all'Irak, quelli buttati nel pozzo senza fondo delle "grandi opere" (vedi, poi, il breve pezzo sull'alta velocità), quelli spesi per le ricostruzioni (molto più costose della prevenzione; vedi, poi, la lettera a Napolitano di un assessore della Val di Susa), quelli ingoiati dalla corruzione (ci ricordiamo, noi milanesi, che dopo l'avvio di Mani Pulite i costi di costruzione della metropolitana si sono ridotti di oltre un terzo?).
Quello che è andato avanti con la finanza facile ("creativa" la chiamerebbe Tremonti) è l'arricchimento di pochi a detrimento di molti (l'1% contro il 99% come proclamano gli "indignados" che occupano Wall Street; vedi, più avanti, il pezzo sulla crescita della disuguaglianza in America; dell'Italia ho già detto che è il paese europeo in cui la disuguaglianza è cresciuta più rapidamente).

E' indispensabile rimborsare il debito? Due paesi che si sono rifiutati di pagare il debito estero destinando le risorse allo sviluppo, e per questo sono diventati dei paria della finanza internazionale, l'Argentina e l'Islanda, dopo alcuni anni di crisi stanno oggi molto meglio di noi (l'Argentina ha dimezzato povertà e disoccupazione, e proprio grazie al successo economico domenica scorsa la presidente uscente ha stravinto le elezioni). 
Non credo però che questo sia possibile per un'economia molto più grande e "globalizzata" come l'Italia. 
Un'altra domanda che mi pongo è: il nostro debito esiste da sempre e va crescendo ogni anno; perché proprio oggi è diventato così impellente ridurre il deficit? 
E poi c'è l'ultima domanda: ammesso che dobbiamo assolutamente ridurre il deficit corrente e avviare la riduzione del debito, la ricetta è solo quella della Banca Centrale Europea e di Berlusconi: meno salari, meno pensioni, più licenziamenti? E' veramente utopistico pensare di far pagare chi più ha, chi evade, chi non ha mai pagato? Un mio amico, Maurizio Sabbadini, pensa che non sia utopia, ma sia al contrario l'unica strada possibile. 

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