4 novembre 2011

Libia

Alcune brevi notizie sulla guerra in Libia 


Guerra informatica?
Prima dell'attacco alla Libia, è stata seriamente dibattuta l'ipotesi di un attacco cibernetico (blocco delle comunicazioni, dei collegamenti radar-batterie contraeree, eccetera). L'attacco non è stato realizzato per vari motivi: il timore che altri paesi (per esempio Russia o Cina) potessero adottare questo precedente per un attacco contro gli Stati Uniti; il dubbio sulla necessità di una autorizzazione del Congresso, che avrebbe annullato l'effetto sorpresa, o semplicemente perché non c'era il tempo necessario per evitare la caduta di Bengasi. 
Un simile "silenziamento" è stato usato per escludere il radar pakistano al momento dell'attacco di elicotteri USA contro Osama bin Laden, e non si esclude l'origine USA-Israele del virus che ha attaccato l'impianto nucleare iraniano. 
(International Herald Tribune, 18/10/2011) 

Il ruolo americano: entusiastica l'analisi che viene fatta a Washington della guerra contro la Libia: abbiamo vinto senza perdere una sola vita umana (americana, naturalmente) e spendendo solo 1,1 miliardi di $, dice Biden. Malgrado il "comando" affidato agli Europei, il ruolo americano è essenziale ("leading from behind"): tutta la guerra aerea della NATO dipendeva dagli Stati Uniti per la raccolta di informazioni, i rifornimenti in volo, gli strumenti per la guida precisa delle bombe. 
(International Herald Tribune, 22-23/10/2011) 

Adesso i profitti: La missione NATO non è ancora conclusa e già un nuovo esercito sbarca a Tripoli.
La ricostruzione del paese e soprattutto delle infrastrutture petrolifere è un affare di decine di miliardi. Le imprese occidentali fanno affidamento sulle loro capacità tecniche e sulla "gratitudine" per il contributo essenziale fornito in guerra, mentre, p. es., la Cina vendeva armi a Gheddafi. Uomini d'affari francesi, inglesi, asiatici sono già sbarcati a Tripoli, lamenta il presidente della Camera di Commercio americano-araba, David Hamod, sollecitando la partecipazione americana. Per il momento siamo alla fase dei contatti; già bene installate solo alcune società di mercenari che offrono sicurezza, ospitalità e conoscenza del territorio alle imprese straniere. Non a poco prezzo: un viaggio dall'aeroporto in città costa 5 dollari in taxi, e 800 dollari in limousine corazzata con scorta.
(New York Times, 28/10/2011) 

L'Italia finanzia la guerra aumentando il prezzo della benzina 
Il governo aumenta il prezzo della benzina per finanziare la guerra contro il principale fornitore di petrolio all'Italia: la Libia.
L'imbroglio è stato scoperto dal giornalista del Sole 24 ore Gianandrea Gaiani, nascosta tra le righe del Decreto Legge 107 del 12 luglio che rifinanzia le missioni militari all'estero per il secondo semestre dell'anno.
L'aumento della accise sui carburanti di quattro centesimi al litro era già stato annunciato a fine giugno, ufficialmente per far fronte all'emergenza immigrati e profughi. "Una scelta dolorosa necessaria per la tenuta dei conti", aveva dichiarato in un'intervista a La Stampa il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che aggiunse l'impegno del governo "a revocare l'accisa per i profughi a emergenza finita". Invece l'aumento non solo è stato esteso a tutto il 2012 ma le maggiori entrate fiscali verranno utilizzate per finanziare lo sforzo bellico contro il regime di Gheddafi.
[... ] Le spese di guerra alla Libia sostenute da marzo a giugno e quantificate in 143 milioni di euro dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, vengono quindi finanziate in base a una legge, la 225 del 1992, che istituì la Protezione Civile e che al Comma 5 quinquies prevede che il fondo di riserva per le emergenze possa venire reintegrato "con le maggiori entrate derivanti dall'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina nonché dell'aliquota dell'accisa sul gasolio usato come carburante" in misura "comunque non superiore a cinque centesimi al litro".
Le entrate determinate dall'aumento della tassazione finanzieranno retroattivamente le spese di guerra sostenute nel primo semestre (oltre ai 58 milioni di spesa previsti per le operazioni aeree e navali tra luglio e settembre) e rimaste finora a carico del bilancio della Difesa, già asfittico soprattutto alla voce Esercizio. Già in aprile fonti governative che avevano chiesto l'anonimato avevano riferito che per ben cinque volte il Consiglio dei ministri non era riuscito a varare il provvedimento di finanziamento delle spese di guerra, alle quali il ministro Giulio Tremonti insisteva a voler far fronte aumentando le accise sui carburanti.
[... ] Comprensibile quindi il silenzio del governo circa il vero scopo dell'incremento della pressione fiscale sui carburanti. Del resto anche gli annunciati tagli alle spese complessive per le missioni oltremare sono inesistenti nonostante le ventilate riduzioni di truppe in Libano e Kosovo e la sostituzione nelle acque libiche della portaerei Garibaldi (sulla quale i jet imbarcati Harrier pare abbiano esaurito le bombe) con la nave da sbarco San Giusto dotata di elicotteri. [... ] 
(Il Sole 24 ore, 17/7/2011) 

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