5 settembre 2011

L'indice di Gini

L'indice di Gini è universalmente utilizzato per misurare la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. In Europa l’Italia ha il triste primato di essere il paese in cui è più cresciuta la disuguaglianza


Corrado Gini è stato uno statistico italiano (è stato anche il primo presidente dell'Istituto centrale di statistica), il cui nome è soprattutto legato all'“indice di concentrazione”, un indice cioè che misura l'uguaglianza, o viceversa la disuguaglianza nella distribuzione di una variabile. L'indice di Gini è universalmente utilizzato per misurare la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi: un valore zero significa una distribuzione perfettamente ugualitaria, un valore 100 significa una distribuzione in cui tutta la ricchezza è concentrata in pochissime mani.
L'Italia, con un indice 32, si colloca a metà strada tra i paesi più ugualitari (Norvegia 23, Svezia 25) e quelli di capitalismo selvaggio (Cina 41, Russia 42, Stati Uniti 45); ancora più disuguale, in generale, la distribuzione nei paesi del Terzo Mondo, dove una piccola minoranza si appropria di quasi tutto il reddito del paese.
Al di là del valore assoluto dell'indice è significativa anche la sua variazione, e in questo l'Italia è da primato: è infatti il paese europeo che nell’ultimo decennio ha avuto il più grande incremento dell'indice (passato da 27,3 a 32), cioè quello in cui è più cresciuta la disuguaglianza, anche più che negli Stati Uniti di Reagan e Bush.

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