5 settembre 2011

Disuguaglianza dell'1%

Joseph Stiglitz

In un articolo pubblicato da Vanity Fair il 13 aprile 2011, Jospeh Stiglitz, premio Nobel per l’economia, spiegava i motivi della crescita della disuguaglianza negli Stati Uniti. Ne proponiamo un riassunto


Nel nostro paese [gli Stati Uniti] l'1% della popolazione ottiene il 25% del reddito e controlla il 40% della ricchezza del paese. Venticinque anni fa, questo 1% percepiva il 12% del reddito e controllava il 33% della ricchezza. Quanto maggiore è la differenza di reddito tra i ricchi e tutti gli altri, tanto più i primi sono lontani dal resto della società e respingono l'idea di un governo forte capace di usare il suo potere per redistribuire la ricchezza e realizzare gli investimenti necessari per il benessere di tutti. 
Gli economisti non riescono a dare una spiegazione coerente di questa crescita della disuguaglianza negli SS. UU. Tra i fattori che la determinano la creazione di un mercato del lavoro globale che sposta il lavoro meno qualificato verso le aree a bassi salari; il progresso tecnologico, che riduce la domanda di lavoro impiegatizio; la riduzione del potere sindacale, che se una volta rappresentava un terzo degli operai del paese, adesso ne organizza sì e no il 12%. Ma il fattore determinante resta la volontà della élite, e la loro capacità di imporla.
I monopoli e i quasi monopoli sono sempre stati fonti di potere economico, da John Rockfeller a Bill Gates, e la timida implementazione delle leggi anti-trust, specialmente durante le amministrazioni repubblicane, è stata una benedizione per loro. Nessuno si sorprende se nessuna norma fiscale riesce a passare se non contiene agevolazioni per i ricchi. Non solo le banche ricevono denaro dallo Stato a un interesse quasi zero, e generosi salvataggi quando falliscono; recentemente l'industria farmaceutica ha ricevuto un regalo miliardario, grazie a una legge che impedisce al governo, primo acquirente di prodotti farmaceutici, di discuterne il prezzo.
Le disuguaglianze negli Stati Uniti distorcono la società in molti modi: spingono la classe media a praticare stili di vita superiori ai loro mezzi, con successivi bruschi risvegli; facilita le guerre, perché i figli dell'élite non servono nell'esercito “volontario” e viceversa queste significano lauti guadagni per i fornitori (di armi, di mercenari e di materiali per la ricostruzione). Ma forse il male maggiore è l'erosione nel sentimento di identità in un paese che pretendeva di essere una società giusta, con uguali opportunità di sviluppo per tutti, mentre si verifica il contrario: viviamo in un paese ingiusto, dove la ricchezza crea potere e il potere crea più ricchezza. E' questa coscienza che ha provocato la primavera araba, e può provocare conflagrazioni in altre parti del mondo. 

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