25 aprile 2023

Vite sospese

Le politiche anti-immigrazione praticate dall'Italia sono non solo disumane verso le migliaia di persone lasciate in condizione di irregolarità e facile preda di caporali e della criminalità organizzata, ma anche miopi e dannose per il paese, rinunciando all'apporto di lavoro, di intelligenza e di energia di migliaia di giovami adulti
 

Nel bene o nel male, il tema dell'immigrazione domina il dibattito pubblico. Poco o nulla si dice però del limbo in cui sono costrette decine di migliaia di vite. Basti pensare che a tre anni dalla sanatoria del 2020, 120.000 persone rimangono ancora in attesa di un documento che permetta loro una vita normale, un lavoro regolare che consenta di accedere all’assistenza sanitaria, aprire un conto corrente, firmare un contratto d’affitto o tornare al proprio paese: a oggi meno del 50% delle pratiche di emersione si sono concluse con il rilascio del permesso di soggiorno.
Particolarmente critica la situazione nelle grandi città, dove le domande vengono evase a ritmi inaccettabili, come accade anche ai richiedenti asilo, che ancora non si possono considerare tali visto che aspettano mesi (e nelle condizioni indegne documentate da numerosi video) solo per ottenere l'appuntamento per presentare la domanda. Un'umanità che non ha nemmeno diritti a risposte, intrappolata in una burocrazia che odora di razzismo.
Nemmeno chi vive regolarmente da anni in Italia può stare tranquillo. Basta un piccolo sbaglio per ritrovarsi in un centro per il rimpatrio, come accaduto per esempio a B., da trent'anni in Italia, sposato e con una figlia entrambe italiane. B. oggi si ritrova in Albania, in un paese che nemmeno conosce, mentre la figlia lo aspetta senza capire (https://www.facebook.com/NoaiCPR/?locale=it_IT).
La stessa sorte può capitare a chi ha visto respinta la propria domanda d'asilo anche quando ampiamente motivata, o a chi perdendo il lavoro non ha più un reddito sufficiente per mantenere il permesso di soggiorno. 
Una politica tanto insensibile quanto contraddittoria che lascia tante vite in sospeso, mentre riconosce la mancanza di lavoratori e lancia un nuovo decreto flussi che porti in Italia 80.000 persone, un quarto di quelle richieste dalle imprese, con procedure farraginose e insensate che ormai da decenni rispondono a logiche fallimentari che persistono a vedere l'immigrazione come un problema, e non come una risorsa culturale ed economica. Ci torneremo.



 

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