14 ottobre 2022

Una lettera da Haiti

Maurizio Barcaro

Haiti non conosce pace. Nelle ultime settimane il paese più povero dell'America, che già da decenni vive una situazione drammatica, è precipitato in un caos ingovernabile. La testimonianza di un missionario che da quasi trent'anni vive nell'isola


                                                                                                 Port-au-Prince, 13 ottobre 2022

Cari amici,

le conseguenze della mancanza di carburanti in Haiti si fanno sentire sempre di più. Da un paio di settimane si parla anche di colera che si manifesta ovviamente dove la gente non ha facile accesso all’acqua potabile, quindi in bidonville, nelle prigioni e persino in ospedali. E' una bomba pronta a esplodere inesorabilmente che potrebbe causare la morte di migliaia di persone se non si riesce ad arginare la cosa in maniera decisa.

Però purtroppo continua il blocco quasi totale delle attività in tutto il paese da 5 settimane, da quando il governo provvisorio ha deciso di aumentare il prezzo dei carburanti anche più del doppio. Questo ha scatenato il malcontento della popolazione che da allora è scesa per le strade e ha bloccato tutte le attività con manifestazioni, barricate infiammate, saccheggi e attacchi a strutture statali sia qui nella capitale che in quasi tutte le città di provincia. Le bande di criminali che controllano ormai il 70% della capitale, si fanno passare per dei Che Guevara che lottano per la liberazione del paese mentre invece approfittano della situazione per cercare di occupare indisturbati altre zone della capitale. C’è per esempio la potente banda di un certo IZO, la stessa banda che controlla l’uscita sud della capitale, la famosa Martissant, che da quasi un anno applica tariffe su macchine, camion, bus e persino moto costretti a pagare per riuscire a passare da quella zona e andare verso il sud del paese. Venerdì scorso, via mare con delle barche di fortuna, hanno invaso una zona a nord della capitale, a 10 Km da dove siamo noi. Hanno già cominciato a seminare il terrore fra gli abitanti della zona e infatti centinaia di famiglie sono scappate verso il nord e altrettante sono arrivate nella nostra zona e in altre zone della capitale. La prima vittima della banda di IZO è stata la “minoterie”, l’unica fabbrica dove si produce farina e derivati vari nel paese, quindi le conseguenze si faranno sentire presto. Mancherà pane ma anche il mais, il bulgar (diversi grani integrali insieme) e il pitimi (miglio). 
A quanto si dice ‘per le strade’ l’intenzione della banda di IZO è quella di occupare la zona di Canahan, bidonville che ha visto la luce dopo il terremoto del 2010, una vasta zona occupata ormai da migliaia di famiglie e da dove arrivano anche molti dei nostri bambini. E' una zona strategica che permetterebbe il controllo di tutto il traffico in uscita e entrata della capitale. Ovviamente le famiglie in tutta questa vasta zona temono un’invasione di questa banda reputata crudele. La presenza della polizia in tutto questo è zero. Queste bande hanno armi che nemmeno la polizia ha.  

Venerdì scorso, 8 ottobre, il governo provvisorio ha inoltrato una richiesta ufficiale alle Nazioni Unite per un aiuto militare internazionale che possa arginare la criminalità, portare la calma necessaria per poter organizzare elezioni e cercare di far ripartire il paese. L’opposizione politica vede in questo la volontà del primo ministro provvisorio di restare al potere e per ora non appoggia la cosa, anzi, manipola l’opinione pubblica contro forze militari straniere e da lunedì le manifestazioni hanno preso un tono violento anche contro I ‘bianchi’, americani soprattutto, e il ricordo del colera, portato dalle forze delle Nazioni Unite nel tempo del terribile terremoto del 2010, è ancora vivido nella coscienza popolare.
Quindi, clima di totale anarchia, mancanza di carburanti che blocca di fatto tutte le attività del paese, un’economia bloccata dall’impossibilita di trasportare le mercanzie, violenza, sequestri di persona che continuano tuttora, manifestazioni violente, saccheggi e ora il ritorno del colera, stanno creando una vera e propria crisi umanitaria in un paese che è perennemente in crisi. Donne, vecchi e bambini sono i più vulnerabili e pagano il prezzo di tutto questo in silenzio e rassegnazione.
Ovviamente con questo clima sociale che peggiora di giorno in giorno, non si parla nemmeno della riapertura delle scuole, e questo vale per tutto il paese. Anche la scuola di Jeremie è costretta a restare chiusa. Nei paesi di provincia c’è vera carestia di tutto. Riso, olio, sardine, spaghetti, aringhe e tante altre cose si trovano a prezzi esorbitanti. Per esempio il riso costava circa 480 dollari haitiani fino a fine agosto e ora ne costa 1250, e non si trova facilmente perché i trasporti dalla capitale sono quasi nulli. Sono le 6h30 del mattino, è ancora buio, aspettiamo di vedere cosa succede oggi. La paura recente dalle nostre parti è che questa banda di IZO decida di scendere velocemente verso  questa zona. Il capo della banda locale, Chien Mechant (cane cattivo) sta già mobilitando le sue truppe posizionandole in punti strategici e facendo questo ha bloccato completamente la zona e da lunedì nemmeno le moto possono passare. 
In tutto queste le donne che fanno le ambulanti, camminano chilometri ogni giorno per cercare di trovare cose da vendere tipo pane, frutta, biscotti, sapone, polvere da bucato, spezie, cipolle, carote e tante altre cose per continuare a vendere e guadagnare qualcosa. Queste ambulanti sono una vera benedizione e in questo momento difficile riusciamo a comprare il necessario per dar da mangiare a tutti gli anziani e dipendenti e occupanti della Missione, me compreso. Abbiamo due pozzi d’acqua alla missione, acqua usata per tutti I bisogni però non siamo sicuri che sia buona da bere e quindi compriamo acqua ‘trattata’ da una piccola fabbrica di ghiaccio e acqua della zona ma hanno chiuso dieci giorni fa e da allora non è facile trovarla ma per ora non è un problema.
Ovviamente penso tanto ai bambini che non possono venire a scuola e agli insegnanti che continuiamo a pagare malgrado tutto. Non è colpa loro quello che sta succedendo e non dare lo stipendio sarebbe crudele. Sono 110 fra insegnanti e membri delle varie Direzioni. Per ora va bene così ma se la situazione perdura vedrò cosa fare. 
Tutti qui alla missione dicono che è la prima volta che vivono una situazione del genere. Certo, i problemi in Haiti non mancano mai ma una situazione cosi grave, c’est du jamais vu, anche per gli haitiani stessi. Sono qui dal 1994 e anche per me è di gran lunga la peggiore crisi che il paese sta vivendo. Spero comunque che una soluzione salti fuori entro breve e che si possa riprendere le attività. Vi ringrazio di continuare a essere vicini alla missione e vi chiedo di non abbandonarci proprio in questo momento critico.  Nel corso degli anni ho constatato in prima persona quanto sia reale la forza della preghiera, dei pensieri positivi, della premurosa ‘attenzione’. Spesso sono un po' timido a parlare di questo ma oggi chiedo le vostre preghiere per noi tutti e spero che la mia prossima lettera non sia il solito tragico bollettino di guerra.

Grazie per tutto,  Maurizio

La fondazione Lakay Mwen, fondata da Maurizio Barcaro, è sostenuta da ABC solidarietà e pace, 
Conto corrente bancario BPM – IBAN: IT 90 Y 05034 03308 000000000512, causale "per Haiti"
 



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