Come certamente ricordate nel giugno scorso siamo stati chiamati a votare su cinque referendum voluti dalla destra per indebolire il sistema giustizia nel nostro paese, tutti falliti per il non raggiungimento del quorum
Si era aperto un vivace dibattito, coinvolgente singoli e gruppi, tra chi considerava comunque sempre importante la partecipazione al voto, chi invece confidava nella scarsa affluenza alle urne per fare mancare il quorum e chi propugnava un astensionismo di protesta per la difficoltà di capire il reale significato dei quesiti.
I risultati ufficiali del voto sono rappresentati nella seguente tabella:
Referendum
|
SI
|
NO
|
Incandidabilità dopo condanna |
5093092 |
4501877 |
Limitazione misure cautelari |
5271228 |
4249305 |
Separazione funzioni dei magistrati |
6968829 |
2543081 |
Membri laici consigli giudiziari |
6715104 |
2705341 |
Elezioni componenti togati CSM |
6776491 |
2684184 |
E' facile osservare la diversità dei consensi ottenuti dai vari quesiti: mentre nei primi due casi, facilmente comprensibili e che toccano la sfera dell'etica, la vittoria del sì è contenuta (53 e 55%), negli altri tre, di contenuto più tecnico e forse percepiti come relativi a difese corporative della magistratura, la vittoria del sì è stata netta. (sempre superiore al 70%).
Se questi sono i risultati ottenuti dopo una martellante campagna della destra per cinque SI, e nell'assoluto silenzio di ogni voce contraria, non è possibile pensare che una nostra convinta partecipazione avrebbe potuto dare un segnale diverso?
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