25 febbraio 2022

Saranno gli afgani a risarcire le vittime dell'11 settembre?

Con motivazioni surreali l’amministrazione Biden ha autorizzato l'uso di 3,5 miliardi di dollari di denaro afgano congelato nelle banche statunitensi per risarcire i familiari delle vittime dell’11 settembre


Vent’anni di guerra, la popolazione alla fame, un’economia al collasso e nove miliardi di dollari, la stragrande maggioranza delle riserve estere del paese, congelati in banche straniere a causa delle sanzioni.
È l’Afghanistan, a cui oggi il presidente degli Stati Uniti infligge un altro colpo mortifero decidendo di devolvere la metà dei sette miliardi di dollari di denaro afgano detenuto dalle sue banche ai parenti delle vittime dell’11 settembre.
Già nel 2012 un gruppo di familiari delle vittime aveva convinto un giudice a condannare i talebani al risarcimento di miliardi di danni. Sembrava un giudizio simbolico, ma ora che i talebani sono al potere i beni dello stato afgano potrebbero essere utilizzati per questo scopo.
Da un punto di vista legale la vicenda appare intricata, perché i beni non appartengono al governo, ma allo stato, quindi al popolo afgano, e perciò si stanno inventando formule che consentano questo esproprio, facendo peraltro finta di non sapere che i responsabili diretti degli attacchi del 2001 erano sauditi e non afgani. 
Ancora una volta si dimostra tutta l’arroganza di un potere che si sente in diritto di fare sempre ciò che vuole, incurante di ogni norma e delle conseguenze che le sue decisioni hanno sulla vita reale delle persone.
E oggi, dopo aver ridotto allo stremo un paese che hanno invaso per vent’anni, gli Stati Uniti di Biden rincarano la dose, con una mossa che porterà a un disastro ancora più grave di quello attuale.

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