25 febbraio 2022

Farmaci: per pochi o per tutti?

Mentre un vasto movimento di organizzazioni e stati del Sud, capeggiati da India e Sudafrica, chiede una moratoria sui brevetti anti-covid, l’Italia va in direzione opposta e concede alle multinazionali del farmaco una proroga sui brevetti di cinque anni


L’amico Vittorio Agnoletto alla trasmissione “37e2” di Radio popolare ha rivelato che mentre i parlamenti italiano ed europeo votavano mozioni per una moratoria sui brevetti anti-covid, il ministro Giorgetti, a poche settimane dal suo insediamento, firmava la proroga di cinque anni per un brevetto di Curevac che protegge i vaccini Pfizer e Moderna che sarebbe altrimenti scaduto fra pochi mesi. Normalmente i brevetti durano vent’anni, per permettere ai loro detentori di ripagare gli investimenti sostenuti in ricerca e sviluppo. Fanno eccezione i prodotti farmaceutici i cui brevetti possono essere estesi a 25 anni perché l’autorizzazione al commercio di un farmaco può richiedere molto tempo. Non è però il caso dei vaccini anti-covid che hanno ottenuto l’autorizzazione in meno di un anno.
Per il ministero dello sviluppo economico la proroga del brevetto è una prassi ordinaria per l’industria del farmaco, e non un atto discrezionale, aggiungendo che lo stesso han fatto gli altri paesi europei.
In realtà, spiega Agnoletto, non è così. Il via libera è arrivato da Italia, Germania e Svizzera, mentre in Spagna e Gran Bretagna la richiesta è sospesa e in Francia è stata respinta. 
In ogni caso, al di là della disputa legale conta la sostanza politica e purtroppo il nostro governo sembra tra i più schierati a favore di Big Pharma, come è emerso anche il 17 febbraio quando, nonostante le pressioni, l’Unione europea ha rifiutato un accordo con l’Unione africana che avrebbe consentito il trasferimento di tecnologia e l’immediata produzione dei vaccini in Africa.

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