3 agosto 2021

Ricordo di un compagno: Franco Calamida

Luigi Ferrajoli

Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2021 ci ha lasciati Franco Calamida. L'avevo incontrato anni fa alla “convenzione per l'alternativa”, con Edgardo Bonalumi, Carlo Cuomo, Milvia Dotti, Paolo Pinardo e tanti altri, e più recentemente avevamo militato insieme in “Costituzione Beni Comuni”, con Vittorio Agnoletto, Emilio Molinari, Basilio Rizzo e tanti altri. Ma la storia politica di Franco comincia molto prima, e la lascio raccontare a Luigi Ferrajoli, cui Franco era molto vicino. Aggiungo solo il ricordo dell'applauso che sollevarono, in una sala Alessi gremita, le parole di Domenico Lucano, sindaco di Riace, quando ricordò che proprio Franco concluse la campagna elettorale di DP a Cinisi dopo l'assassinio di Peppino Impastato.


Grazie, caro Luigi, per queste tue parole per la scomparsa improvvisa, dolorosissima di Franco Calamida, sicuramente una delle figure più limpide della nostra stagione sessantottesca. Conobbi Franco all’inizio degli anni Settanta, quando fu un dirigente dapprima di Avanguardia Operaia e poi di Democrazia Proletaria. Ma Franco era, soprattutto, una figura storica del movimento dei Comitato unitari di base, e poi dei Consigli di fabbrica, taluni dei quali furono da lui stesso fondati. Fu quella l’esperienza forse più entusiasmante della sua vita. A quell’esperienza straordinaria di democrazia operaia, sicuramente la vicenda politica e sociale più matura e storicamente più avanzata del lungo Sessantotto italiano, Franco dedicò il suo ultimo, recentissimo scritto: il saggio Soffiava un vento generoso. I comitati unitari di base e le lotte operaie, pubblicato nel volume Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia Operaia 1968-1977, a cura di Roberto Biorcio e di Matteo Pucciarelli, Mimesis, Sesto San Giovanni 2021. 
L’aspetto più affascinante della personalità di Franco erano la radicalità del suo impegno politico a favore della classe operaia, che pagò con il licenziamento dall’impresa nella quale lavorava come ingegnere, e la sua straordinaria mitezza e gentilezza d’animo. In quegli anni di estremismi e di furori ideologici all’interno della nuova sinistra, Franco si distingueva per l’assoluta mancanza di settarismo e per il rispetto autentico per i suoi avversari, alimentato non solo dalla sua civile e pacata intelligenza, ma anche dalla sua permanente curiosità intellettuale per chi aveva idee diverse dalle sue. Amava il dialogo e non gli scontri. Era impossibile non diventarne amico: per la sua generosità contagiosa, i suoi entusiasmi, la sua costante disponibilità a sempre nuove battaglie civili e politiche. Non posso non pensare al dolore di Rita, che abbraccio con tutto il mio affetto.


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