L’Italia ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell’ONU che condanna gli embarghi unilaterali, una posizione indegna che colpisce anche chi, come Cuba, non ha esitato a inviare i propri medici e infermieri nelle zone più colpite dalla pandemia. Se ne ricordano bene i cremaschi e la loro sindaca, che ha scritto una toccante lettera al presidente del Consiglio
Il 23 marzo l’Italia ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite che condanna gli embarghi unilaterali per l’impatto negativo che hanno sulla popolazione, e specialmente la più fragile, “influendo sulla piena realizzazione dei diritti umani”.
La risoluzione (https://undocs.org/A/HRC/46/L.4), approvata con 30 voti a favore e 15 contrari, evidenzia come la maggior parte delle misure coercitive unilaterali siano imposte da paesi ricchi (in particolare gli Stati Uniti) a paesi molto più deboli e sottolinea che in nessun caso dovrebbero riguardare mezzi essenziali di sopravvivenza né durare indefinitamente. Ribadisce inoltre che queste misure sono uno dei principali ostacoli allo sviluppo e sono contrarie alle finalità della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Tra i paesi più colpiti da queste misure spicca il caso di Cuba, da quasi sessant'anni soggetta all'embargo imposto unilateralmente dagli Stati Uniti.
A chi ha ancora vive nella memoria le immagini della squadra di medici cubani che nel momento più cupo della pandemia arrivarono nel nostro paese, il voto dell’Italia appare veramente indegno, incomprensibile rispetto alla posizione italiana nel passato e leggibile solo con l’atteggiamento supino del nostro paese in politica estera: non crediamo casuale che tutti i sette paesi europei presenti nel Consiglio dei diritti umani abbiano votato allo stesso modo.
Fra coloro che non si sono rassegnati ad accettare passivamente questo voto c’è la sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, che ha preso carta e penna e si è rivolta al presidente del consiglio.
Riproduciamo di seguito ampi stralci della lettera che ripercorre un momento doloroso della nostra storia recente, e che può essere letta integralmente all’indirizzo http://it.granma.cu/mundo/2021-04-05/la-sindaco-di-crema-si-schiera-con-cuba.
“Dopo un giorno di riflessione, stamane ho mandato questa lettera al nostro Presidente del Consiglio. La stima, la riconoscenza e l'affetto per i nostri fratelli cubani me lo imponevano.
A chi ha ancora vive nella memoria le immagini della squadra di medici cubani che nel momento più cupo della pandemia arrivarono nel nostro paese, il voto dell’Italia appare veramente indegno, incomprensibile rispetto alla posizione italiana nel passato e leggibile solo con l’atteggiamento supino del nostro paese in politica estera: non crediamo casuale che tutti i sette paesi europei presenti nel Consiglio dei diritti umani abbiano votato allo stesso modo.
Fra coloro che non si sono rassegnati ad accettare passivamente questo voto c’è la sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, che ha preso carta e penna e si è rivolta al presidente del consiglio.
Riproduciamo di seguito ampi stralci della lettera che ripercorre un momento doloroso della nostra storia recente, e che può essere letta integralmente all’indirizzo http://it.granma.cu/mundo/2021-04-05/la-sindaco-di-crema-si-schiera-con-cuba.
“Dopo un giorno di riflessione, stamane ho mandato questa lettera al nostro Presidente del Consiglio. La stima, la riconoscenza e l'affetto per i nostri fratelli cubani me lo imponevano.
Il voto contrario Caro Presidente del Consiglio
prof. Mario Draghi,
chi Le scrive è una sindaco di Provincia, che si spende per una comunità di 35mila persone e che può solo immaginare cosa significhi governare un Paese di 60milioni di abitanti, a maggior ragione in un momento così drammatico. Tuttavia, come donna, come madre, come cittadina e, infine, come sindaco, sento di dovere aggiungere un piccolo peso a quelli che già incombono sulla sua figura, perché ritengo che il nostro Paese, pochi giorni fa, abbia violato in modo grave codici di civiltà decisivi, come la riconoscenza, la lealtà, la memoria, la solidarietà.
Un anno fa la Brigata Henry Reeve, con 52 medici ed infermieri cubani, è arrivata in soccorso della mia città, Crema, della mia gente, del nostro Ospedale, aggrediti e quasi piegati dalla prima ondata pandemica.
I sanitari cubani si sono presentati in una notte di marzo dalle temperature rigidissime, in maniche di camicia, infreddoliti ma dignitosi. In una sola notte, grazie alla solidarietà dei cremaschi e delle cremasche, li abbiamo vestiti ed equipaggiati. Da quel momento e per oltre due mesi si sono sigillati in un Ospedale da campo, montato di fianco al nostro ospedale, gomito a gomito coi nostri sanitari, per prestare cure e supporto alla popolazione colpita dal virus, generando una risposta di coraggio nelle persone, che in quei mesi si è rivelata decisiva. È stato quello il primo vaccino per noi cremaschi!
È bastato il suggerimento dell’Associazione Italia-Cuba al Ministro Roberto Speranza, perché partisse una richiesta di aiuto, e il governo cubano, in una manciata di giorni, il 21 marzo del 2020, rispondeva inviando a Crema 52 operatori sanitari, mentre altri 39 sarebbero arrivati il 13 aprile successivo a Torino, per svolgere la stessa missione umanitaria, riscrivendo la parola solidarietà nelle vite di molti italiani, abbattendo ogni barriera e depositando un lascito civile e pedagogico, per le nostre comunità ed i nostri figli. [...]
"La nostra Patria è l'umanità", con queste parole ci avevano salutato i nostri fratelli cubani arrivando a Crema ed io le chiedo, caro Presidente, qual è la nostra, di Patria, se l'opportunismo e la realpolitik ci impediscono di rispondere in termini di reciprocità ai benefici ricevuti ed alla solidarietà che un Popolo assai più umile, più povero e con molti meno mezzi del nostro, ma ricco di dignità, umanità ed orgoglio, ci ha donato in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana.
Chiedo a lei, signor Presidente, di fare giungere un positivo gesto istituzionale e un grazie ai nostri fratelli cubani, un atto che, dopo l’improvvida presa di posizione, li rassicuri sul nostro affetto e la nostra vicinanza, che apra la strada a un consolidamento dell’amicizia e che permetta alla democrazia di guadagnarsi una possibilità”.
prof. Mario Draghi,
chi Le scrive è una sindaco di Provincia, che si spende per una comunità di 35mila persone e che può solo immaginare cosa significhi governare un Paese di 60milioni di abitanti, a maggior ragione in un momento così drammatico. Tuttavia, come donna, come madre, come cittadina e, infine, come sindaco, sento di dovere aggiungere un piccolo peso a quelli che già incombono sulla sua figura, perché ritengo che il nostro Paese, pochi giorni fa, abbia violato in modo grave codici di civiltà decisivi, come la riconoscenza, la lealtà, la memoria, la solidarietà.
Un anno fa la Brigata Henry Reeve, con 52 medici ed infermieri cubani, è arrivata in soccorso della mia città, Crema, della mia gente, del nostro Ospedale, aggrediti e quasi piegati dalla prima ondata pandemica.
I sanitari cubani si sono presentati in una notte di marzo dalle temperature rigidissime, in maniche di camicia, infreddoliti ma dignitosi. In una sola notte, grazie alla solidarietà dei cremaschi e delle cremasche, li abbiamo vestiti ed equipaggiati. Da quel momento e per oltre due mesi si sono sigillati in un Ospedale da campo, montato di fianco al nostro ospedale, gomito a gomito coi nostri sanitari, per prestare cure e supporto alla popolazione colpita dal virus, generando una risposta di coraggio nelle persone, che in quei mesi si è rivelata decisiva. È stato quello il primo vaccino per noi cremaschi!
È bastato il suggerimento dell’Associazione Italia-Cuba al Ministro Roberto Speranza, perché partisse una richiesta di aiuto, e il governo cubano, in una manciata di giorni, il 21 marzo del 2020, rispondeva inviando a Crema 52 operatori sanitari, mentre altri 39 sarebbero arrivati il 13 aprile successivo a Torino, per svolgere la stessa missione umanitaria, riscrivendo la parola solidarietà nelle vite di molti italiani, abbattendo ogni barriera e depositando un lascito civile e pedagogico, per le nostre comunità ed i nostri figli. [...]
"La nostra Patria è l'umanità", con queste parole ci avevano salutato i nostri fratelli cubani arrivando a Crema ed io le chiedo, caro Presidente, qual è la nostra, di Patria, se l'opportunismo e la realpolitik ci impediscono di rispondere in termini di reciprocità ai benefici ricevuti ed alla solidarietà che un Popolo assai più umile, più povero e con molti meno mezzi del nostro, ma ricco di dignità, umanità ed orgoglio, ci ha donato in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana.
Chiedo a lei, signor Presidente, di fare giungere un positivo gesto istituzionale e un grazie ai nostri fratelli cubani, un atto che, dopo l’improvvida presa di posizione, li rassicuri sul nostro affetto e la nostra vicinanza, che apra la strada a un consolidamento dell’amicizia e che permetta alla democrazia di guadagnarsi una possibilità”.
Onore alla sindaca di Crema e alla Brigata Henry Reeve.
RispondiEliminaGian Carlo Costadoni