26 maggio 2021

Lula libero: fine di un complotto

La Corte Suprema brasiliana ha affermato che Sérgio Moro, il grande accusatore di Lula, non ha agito in modo imparziale. Viene così messa in discussione la validità di tutta l’inchiesta Lava jato, che aveva portato in carcere Lula e aperto la strada della presidenza a Jair Bolsonaro


Lo scorso 8 marzo abbiamo accolto con soddisfazione la notizia che le condanne dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva erano state annullate.
La motivazione però riconosceva solamente che il tribunale di Curitiba che aveva condannato Lula a 12 anni di carcere non aveva la competenza per giudicare la causa, lasciando intatto l’impianto accusatorio. In questo modo veniva “salvato” anche anche l’ex procuratore Sérgio Moro, che gli avvocati di Lula incolpavano di aver agito per fini politici.
Ora tutto il castello si sta rapidamente sgretolando: la Corte suprema federale in diversi procedimenti ha confermato la sentenza dell’8 marzo che annullava le condanne di Lula, ma soprattutto ha stabilito che il giudice Sérgio Moro ha avuto una condotta non imparziale e che di conseguenza tutta l’inchiesta Lava Jato, se ci saranno gli elementi per avviarla, è da rifare.
Quest’ultimo verdetto era tutt’altro che scontato, ma gli alti magistrati hanno saputo dar prova di coraggio e indipendenza, restituendo a Lula pieni diritti politici e decretando che il tanto osannato eroe anticorruzione non è stato imparziale.



1 commento:

  1. Forse qualche elemento del governo Lula fu corrotto, ma non Lula; semplicemente non piaceva a coloro che volevano guadagnare sull'impoverimento dei molti/e cittadini, cittadine Brasilani/e meno ricchi.

    RispondiElimina

Lascia qui un tuo commento