23 ottobre 2020

Stato sociale cercasi

Ovunque nel mondo si moltiplicano gli inviti a “donare”. Oggi le collette si chiamano crowfunding e avvengono via web: il nome e le modalità sono nuovi, ma il concetto di dono ci riporta indietro nei secoli

Negli ultimi due decenni sono state istituite quasi tre quarti delle 260.000 fondazioni di beneficenza del mondo. Insieme controllano più di 1500 miliardi di dollari e ne distribuiscono annualmente più di 150.

I maggiori donatori sono negli Stati Uniti, dove la popolazione dona ogni anno circa il 2% del proprio reddito. La seconda nazione più generosa è il Regno Unito, dove le donazioni rappresentano circa lo 0,7% del PIL. L'anno scorso il parlamento britannico ha istituito un gruppo di lavoro sulla filantropia e gli investimenti sociali con lo scopo di sviluppare politiche di incoraggiamento alle donazioni private. “Dovremmo considerare questa situazione – commenta il Guardian - con l'orrore del giornalista vittoriano Henry Mayhew: come una misura della ‘scala della miseria’ prodotta dalla mancanza di altre opzioni”.

In carenza di altre forme di sostegno, negli ultimi mesi anche singole persone in condizioni di bisogno hanno avviato una “ricerca fondi”: nel Regno unito da marzo a luglio il numero di raccolte per motivi individuali è aumentato del 75% e quello per organizzazioni di beneficenza del 65%. Contemporaneamente sono quasi raddoppiati l’utilizzo delle banche alimentari e la domanda di pacchi alimentari di emergenza rispetto all’anno precedente. 

Naturalmente tutto ciò è molto utile, nella misura in cui riesce ad alleviare situazioni di difficoltà, ma quando diventa un’alternativa al sostegno pubblico, le sue insidie diventano ovvie. Sono le preferenze personali dei donatori a decidere chi è “meritevole”. Inoltre, chi ha più dimestichezza con le tecnologie digitali può pubblicizzare meglio le proprie cause, rispetto ad altri che potrebbero avere maggiori necessità.

È poi evidente che la crisi economica colpisce anche i donatori. Con la crisi del 2008, meno persone donavano e per importi minori.

Ma – conclude l’articolo del Guardian - “la carità a cascata non ha sollevato i poveri del XIX secolo, meritevoli o no, fuori dalla povertà, e non inizierà a farlo duecento anni dopo. I bisognosi meritano molto di più dei capricci fluttuanti dei benefattori caritatevoli”.

https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/sep/02/crowdfunding-welfare-state-pandemic


Sul tema della filantropia è appena uscito per le Edizioni missionarie italiane il libro-inchiesta di Nicoletta Dentico Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo,  che analizza come, a colpi di donazioni, le fondazioni dei Gates e dei Rockefeller siano diventate potenti strumenti di controllo planetario. 


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