6 febbraio 2020
Taglio dei parlamentari: è un bene o un male?
Il 23 gennaio l’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione ha dichiarato legittima la richiesta di referendum sul testo di legge costituzionale recante “modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, quindi il prossimo 29 marzo saremo chiamati alle urne per esprimerci con un sì o un no al taglio dei parlamentari.
Anche se l'esito del referendum appare abbastanza scontato, vale comunque la pena di interrogarsi sulle conseguenze concrete di una tale riduzione, indipendentemente da quelle che possono essere le intenzioni dei sostenitori dei tagli.
Di seguito alcuni estratti del comunicato del comitato per il NO, costituito su iniziativa del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.
Quali sono le ragioni che ci hanno portato a questa scelta molto ardua ed impegnativa in una realtà italiana che vede forte la rabbia contestatrice verso tutte le forme di rappresentanza?
Una rabbia che trova fondamento nelle scelte di classi dirigenti inadeguate ed autoreferenziali che non vogliono leggere e rappresentare le fratture e le sofferenze del Paese e in un discredito crescente verso i comportamenti dei parlamentari che, nominati dai leader dei partiti, non rispondono più alle esigenze dei rappresentati.
Questi motivati risentimenti però, sulla base di una distorsione messa in campo da coloro che non hanno interesse a cambiare alcunché, sono scagliati non contro la crisi della politica e la sua deriva personalistica, l’indecente comportamento di assuefazione alle richieste delle lobby o ai sempre più frequenti cambi di casacca ma, con il taglio dei parlamentari, contro il Parlamento, la sua funzione di rappresentanza, la sua centralità per la vita democratica di una nazione.
Quindi la questione non è tanto la riduzione del numero dei parlamentari ma le motivazioni portate per giustificarla, una pura questione di costi, e il contesto istituzionale, in cui si afferma sempre più la tendenza ad utilizzare Decreti Legge governativi e voti di fiducia a raffica con meccanismi regolamentari che riducono le possibilità di discussione parlamentare. Questo processo e un esasperato maggioritario stanno portando, non più qualità dei parlamentari e controllo democratico, ma un Parlamento sempre meno rappresentativo e ancora più obbediente ai capi partito.
Per questo la centralità del Parlamento è seriamente a rischio e diventa praticabile una deriva centralizzatrice e autoritaria, fondata su leadership personali e poco permeabili alla critica, che porta a stravolgere la nostra Costituzione
Per questo chiederemo ai cittadini di respingere questo taglio dei parlamentari per difendere il ruolo e la funzione del Parlamento e, nello stesso tempo, vogliamo usare questa campagna per una battaglia contro le logiche maggioritarie (per questo ci siamo costituiti presso la Corte costituzionale contro il referendum leghista) che hanno impoverito la rappresentanza parlamentare, rivendicando una nuova legge elettorale proporzionale e la necessità che i cittadini possano scegliere il proprio rappresentante, contro la vergognosa pratica dei capi di tutti i Partiti di scegliere loro liste ed eletti.
Ovviamente siamo consapevoli della differenza di fase, del carattere dirompente che una crisi feroce, al tempo stesso economica, politica, istituzionale e sociale, ha prodotto consolidando risentimenti, sfiducia e rabbia. Ma il tentativo che vogliamo perseguire è far sì che questi risentimenti, sfiducia e rabbia trovino gli sbocchi giusti, individuino le giuste ricette per una malattia grave che è la cattiva politica, il distacco dai problemi reali del Paese, l'autoreferenzialità dei partiti.
Per questo occorre il farmaco giusto che non è l’uomo della provvidenza, un Parlamento accomodante e un Governo più decisionista ma il rafforzamento delle Istituzioni repubblicane (ruolo, prerogative e funzioni del Parlamento), la possibilità dei cittadini di decidere, senza condizionamenti, il voto alla propria forza politica e di scegliere il proprio parlamentare.
Questa è la sfida e per questo siamo in campo.
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Pur condividendo l'analisi della situazione politica, non vedo come il respingimento della riduzione dei parlamentari possa difendere il ruolo e la funzione del parlamento. Paradossalmente noto una grande timidezza - e questo è un eufemismo (si parla addirittura di risentimenti motivati verso tutte le forme di rappresentanza!) - nel criticare invece le motivazioni vergognose di chi ha sostenuto la riduzione dei parlamentari, riduzione che avrebbe avuto ben altri argomenti a suo favore. Noto anche che non si insiste sulle conseguenze della riduzione sulla rappresentanza delle forze politiche in parlamento. E, per ultimo, ricordiamoci che il problema del numero dei parlamentari è, tutto sommato, di importanza marginale. Centrale è la necessità di cambiare l'iniqua legge elettorale.
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