6 febbraio 2020

Una lettera da Caracas


“Quattro Presidenti, tre parlamenti e un colpo di scena”: inizia così la lettera inviata da un attento osservatore della vicenda venezuelana di cui ho già pubblicato alcuni commenti. I problemi restano, le condizioni di vita sono drammatiche, il blocco imposto dagli Stati Uniti strangola il paese, ma sul piano politico siamo passati dalla tragedia all'operetta.

In pochi mesi è cambiato tutto. Il mondo si è rovesciato. Lo scontro governo-opposizione è diventato un teatrino, mentre l'America Latina prendeva fuoco tutto attorno. Si perché quasi quasi mi sento di dire che il Venezuela, da bambino cattivo del continente, è diventato uno dei poli di stabilità della regione.
Un attimo prima avevamo il gruppo di Lima: 15 Paesi, tutti allineati tra loro e tutti pronti a fare la pelle a Maduro. Un attimo dopo il mazziere della storia rimischia le carte: in pochi mesi l'Argentina diventa un Paese di sinistra, dopo il Messico che lo era già; il Cile che sembrava il top dello sviluppo e della stabilità va a fuoco con quindici morti, scontri per le strade, centinaia di arrestati, poliziotti che sparano pallettoni di plastica ad altezza oculare e accecano manifestanti che sono scesi in piazza, parlamento smarrito che decide di riscrivere la costituzione per evitare la guerra civile iniziata per..... un aumento contenuto del biglietto della metropolitana. Che se gli scontri di piazza dovessero tararsi sul rapporto qualità prezzo del trasporto pubblico a Roma la gente dovrebbe aver già ridotto Municipio e Regione come le rovine dei Fori Imperiali e il fumo dei roghi si dovrebbe vedere bene da Bruxelles.
Ma non ho finito. In Perù quattro ex Presidenti vengono arrestati per corruzione, un quinto si spara in testa, il Parlamento esautora quello in carica e nomina una presidenza ad interim fino alle prossime elezioni. La sinistra vince anche a Panama. Però le carte non sono solo a segno rosso: in Bolivia Evo Morales, il miglior amico di Maduro e di Cuba, l'indio che ha modernizzato il Paese portandolo a crescere quasi del 7% all'anno, viene cacciato da una folla inferocita. Scappa in Messico, poi scappa in Argentina e convoca gli stati generali del suo partito al confine con l'Argentina sperando di tornare al potere. Non si presenta quasi nessuno. Lo hanno scaricato. Imparerà a ballare il tango. La Colombia non sta messa meglio. Ricordate le amministrative? Hanno portato a scioperi a manetta, scontri di piazza.
Insomma, sono arrivato in un Paese in disordine (il Venezuela) isolato all'interno di un continente che sembrava preferire l'ordine. Mi ritrovo in una sorta di caos generale che in confronto Caracas è diventato il posto più tranquillo di tutti. Qui ci siamo annoiati rispetto al passato. Qui è venuto  Pierferdinando Casini che è riuscito a portarsi via due deputati dell'Assemblea Nazionale che avevano chiesto asilo nella nostra ambasciata a seguito del finto golpe di fine aprile. Il governo ce li ha lasciati portar via, mentre a Caracas si muovevano le truppe per il voto della Presidenza del Parlamento previsto per il 5 gennaio.
Si perché qui la Presidenza del Parlamento è una carica annuale che generalmente viene assegnata su di un principio di rotazione tra i partiti che hanno vinto le elezioni. Una eventuale NON conferma di Guaidò (che si sarebbe conformata alla prassi di rotazione) lo avrebbe privato anche del suo ruolo di Presidente interino (che interim lungo comunque!). Ancora una volta Maduro e i suoi si sono mossi con grande scaltrezza. A fine anno hanno ripopolato l'Assemblea Nazionale, facendo rientrare i 47 deputati del Partito Socialista. Hanno aperto il tavolo di dialogo con una piccola parte dell'opposizione mentre nel frattempo alcuni casi di corruzione si abbattevano su persone vicine a Guaidò (tra i quali il suo Ambasciatore in Colombia). Uno dei partiti di opposizione ha pubblicato un dossier in cui si documenta come ci siano delle buone probabilità che i 792 milioni di dollari dedicati al Venezuela per il 2019 (rileggi piano: settecentonovantadue milioni di dollari in un solo anno) nel bilancio del Dipartimento di Stato USA, siano finiti almeno in parte nelle tasche di Guaidò and friends (una delle mie notizie preferite è stata che a quanto pare al padre di Guaidò in Spagna sono state assegnate 153 licenze di taxi come dote). Insomma il cinque gennaio il ragazzo era nervoso. Entrava e usciva dal Parlamento aspettando che si presentassero tutti per poter esser sicuro della sua rielezione. All'una non aveva ancora convocato il voto, solo che l'esercito non lo ha più lasciato entrare in aula. Uno dei parlamentari di opposizione, tale Parra, si è fatto eleggere con 86 voti (di cui 47 dei deputati Maduristi). Gli altri parlamentari si sono riuniti fuori sede e hanno eletto Guaidò con 100 voti. Calcolando che ci sono 167 Parlamentari mi sembra che ci sia un bel gruppetto che è riuscito a batter cassa a tutti e due i Presidenti. E ora si dice che l'Assemblea degli 86 non è la vera Assemblea, quindi ci sono tre Assemblee adesso: l'Assemblea Nazionale con Presidente Parra, l'Assemblea Nazionale con Presidente Guaidò e l'Assemblea Costituente con Presidente Diosdato Cabello. C'è un Presidente della Repubblica, Maduro, ma c'è Guaidò che da un anno ci dice di essere lui il Presidente della Repubblica. Secondo me Parra non si proclama Terzo Presidente, nonostante il detto non c'è due senza tre. E a Washigton hanno stanziato per il 2020, 500 milioni di dollari per il Venezuela: le azioni sono scese ma potrebbero esserci ancora colpi di scena.


2 commenti:

  1. Non concordo sull'analisi del colpo di stato in Bolivia, perchè di questo si tratta, non certo di "folla inferocita" che caccia un presidente che aveva vinto. La stessa OEA alla fine ha dovuto ammettere che non ci sono state che poche irregolaritá, ma tanto ormai il danno, o il vantaggio per alcuni è stato fatto. Ora la comunitá internazionale, e chi vuole il litio boliviano, attende con ansia il risultato elettorale per poter dichiarare il ritorno della democrazia. E se come pare dovesse vincere il MAS? Anche sulla Colombia analisi superficiale. Le amministrative recenti hanno portato al governo di molte cittá personaggi legati o alla sinistra o sicuramente non legati alla vecchia destra (come la nuova sindaca di Bogotá). Le proteste di piazza non sono legate alle amministrative, ma ad una legittima richiesta di cambiamento sociale e di applicazione reale degli accordi di pace che il Governo non sta realizzando.
    Spiace che sia stato pubblicato un articolo con tante superficialitá... peraltro, senza autore.

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  2. L'articolo è senza autore, esattamente come lo è il commento all'articolo.

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