Negli Stati Uniti migliaia di bambini migranti svolgono lavori pericolosi e massacranti in violazione della legge a tutela dei minori. Tutti si indignano, ma concretamente poco cambierà
Quando si parla di sfruttamento del lavoro minorile, difficilmente si pensa agli Stati Uniti, ma grazie a un’inchiesta del New York Times durata molti mesi e condotta in varie località del paese, è emersa una dolorosa realtà, che vede migliaia di minori impiegati per molte ore in lavori defatiganti e pericolosi, nei più diversi settori, dalle pulizie, all’edilizia, ai mattatoi.
La situazione si è aggravata negli ultimi anni, a causa di massicci arrivi di minori dall’America centrale. La pandemia e le conseguenti restrizioni hanno lasciato sul lastrico le famiglie, consapevoli che, a differenza degli adulti, i minori soli possono entrare negli Stati Uniti, mandano i propri figli a cercare lavoro al nord.
Il sistema di protezione, varato nel 2008, prevede che i minori vengano affidati a un parente o un amico di famiglia, ma mentre genitori e fratelli spesso sostengono i bambini che vanno a vivere con loro, altri adulti sono più propensi ad accogliere i bambini solo a condizione che lavorino e paghino l’affitto. Negli ultimi tre anni sono arrivati circa 300.000 minori e il sistema è andato in tilt: non si sono più svolte le necessarie verifiche e il 90% dei minori sono stati affidati ad adulti che non erano i loro genitori e che, a loro volta, vivono in condizioni a dir poco difficili.
Emblematica è la storia di Marcos, arrivato a tredici anni dal Guatemala già gravato dal debito che i suoi genitori hanno contratto col “coyote” che lo ha aiutato a raggiungere gli Stati Uniti. La madre ha implorato una cugina che viveva in Virginia, in un prefabbricato in un parcheggio con il marito e quattro figli, di accogliere Marcos. Qui, con documenti falsi, il ragazzo ha iniziato a lavorare nel turno di notte in un mattatoio, un lavoro che la legge federale proibisce ai minori ma che solo in quello stabilimento contava un terzo degli addetti, una situazione ampiamente nota e di cui tutti tacevano perché capivano quanto fosse importante per i bambini riuscire a guadagnare un po’ di soldi. In più, se lo scandalo avesse portato alla chiusura dello stabilimento, l’economia locale sarebbe potuta crollare, dato che le aziende di pollame sono la principale industria della zona, sostenuta dal lavoro dei migranti, gli unici che accettano di lavorare continuativamente in questo settore.
Ma una notte un braccio di Marcos è rimasto stritolato in un macchinario e in molti si sono chiesti se avessero sbagliato a tacere.
Va anche detto che per legge i minori devono frequentare la scuola e quindi, dopo estenuanti ore di lavoro notturno, i bambini, per rimanere in regola, vanno a scuola. Marcos finiva il suo turno alle 6.30 e venti minuti dopo era sullo scuolabus.
La storia di Marcos non è certo isolata, altri bambini hanno perso una gamba o una mano, qualcuno è rimasto ucciso mentre svolgeva lavori che per legge non avrebbe potuto fare. L’amministrazione Biden ha annunciato di voler combattere lo sfruttamento del lavoro minorile, ma vi sono solo 750 ispettori per controllare 11 milioni di luoghi di lavoro, inclusi 3.000 macelli, e anche quando gli ispettori rilevano violazioni del lavoro minorile, la sanzione massima per bambino è di 15.000 dollari e di solito multano solo le società subappaltatrici, non i marchi stessi. Nel caso di Marcos l’azienda non si ritiene responsabile, in quanto secondo i documenti presentati il ragazzo era maggiorenne e ben poco è cambiato dopo il suo infortunio, anzi: i ragazzi non possono uscire in anticipo perché sarebbe una tacita ammissione che devono andare a scuola. Né gli addetti al controllo per la sicurezza alimentare, né gli insegnanti che ogni giorno vedono i propri studenti ammalarsi per le sostanze chimiche con cui lavorano, sono obbligati a denunciare il lavoro minorile e si può affermare che ben poco cambierà, con un Congresso bloccato fra e democratici e repubblicani: i primi vorrebbero aumentare gli stanziamenti per le agenzie di supporto ai minori, mentre i secondi vorrebbero controlli più stringenti sulle famiglie a cui i bambini vengono affidati e l’accelerazione dei respingimenti. Entrambi i partiti intendono aumentare l’importo delle multe per chi impiega minori, ma nessuno intende operare concretamente per porre fine allo sfruttamento di manodopera minorile.
La situazione si è aggravata negli ultimi anni, a causa di massicci arrivi di minori dall’America centrale. La pandemia e le conseguenti restrizioni hanno lasciato sul lastrico le famiglie, consapevoli che, a differenza degli adulti, i minori soli possono entrare negli Stati Uniti, mandano i propri figli a cercare lavoro al nord.
Il sistema di protezione, varato nel 2008, prevede che i minori vengano affidati a un parente o un amico di famiglia, ma mentre genitori e fratelli spesso sostengono i bambini che vanno a vivere con loro, altri adulti sono più propensi ad accogliere i bambini solo a condizione che lavorino e paghino l’affitto. Negli ultimi tre anni sono arrivati circa 300.000 minori e il sistema è andato in tilt: non si sono più svolte le necessarie verifiche e il 90% dei minori sono stati affidati ad adulti che non erano i loro genitori e che, a loro volta, vivono in condizioni a dir poco difficili.
Emblematica è la storia di Marcos, arrivato a tredici anni dal Guatemala già gravato dal debito che i suoi genitori hanno contratto col “coyote” che lo ha aiutato a raggiungere gli Stati Uniti. La madre ha implorato una cugina che viveva in Virginia, in un prefabbricato in un parcheggio con il marito e quattro figli, di accogliere Marcos. Qui, con documenti falsi, il ragazzo ha iniziato a lavorare nel turno di notte in un mattatoio, un lavoro che la legge federale proibisce ai minori ma che solo in quello stabilimento contava un terzo degli addetti, una situazione ampiamente nota e di cui tutti tacevano perché capivano quanto fosse importante per i bambini riuscire a guadagnare un po’ di soldi. In più, se lo scandalo avesse portato alla chiusura dello stabilimento, l’economia locale sarebbe potuta crollare, dato che le aziende di pollame sono la principale industria della zona, sostenuta dal lavoro dei migranti, gli unici che accettano di lavorare continuativamente in questo settore.
Ma una notte un braccio di Marcos è rimasto stritolato in un macchinario e in molti si sono chiesti se avessero sbagliato a tacere.
Va anche detto che per legge i minori devono frequentare la scuola e quindi, dopo estenuanti ore di lavoro notturno, i bambini, per rimanere in regola, vanno a scuola. Marcos finiva il suo turno alle 6.30 e venti minuti dopo era sullo scuolabus.
La storia di Marcos non è certo isolata, altri bambini hanno perso una gamba o una mano, qualcuno è rimasto ucciso mentre svolgeva lavori che per legge non avrebbe potuto fare. L’amministrazione Biden ha annunciato di voler combattere lo sfruttamento del lavoro minorile, ma vi sono solo 750 ispettori per controllare 11 milioni di luoghi di lavoro, inclusi 3.000 macelli, e anche quando gli ispettori rilevano violazioni del lavoro minorile, la sanzione massima per bambino è di 15.000 dollari e di solito multano solo le società subappaltatrici, non i marchi stessi. Nel caso di Marcos l’azienda non si ritiene responsabile, in quanto secondo i documenti presentati il ragazzo era maggiorenne e ben poco è cambiato dopo il suo infortunio, anzi: i ragazzi non possono uscire in anticipo perché sarebbe una tacita ammissione che devono andare a scuola. Né gli addetti al controllo per la sicurezza alimentare, né gli insegnanti che ogni giorno vedono i propri studenti ammalarsi per le sostanze chimiche con cui lavorano, sono obbligati a denunciare il lavoro minorile e si può affermare che ben poco cambierà, con un Congresso bloccato fra e democratici e repubblicani: i primi vorrebbero aumentare gli stanziamenti per le agenzie di supporto ai minori, mentre i secondi vorrebbero controlli più stringenti sulle famiglie a cui i bambini vengono affidati e l’accelerazione dei respingimenti. Entrambi i partiti intendono aumentare l’importo delle multe per chi impiega minori, ma nessuno intende operare concretamente per porre fine allo sfruttamento di manodopera minorile.
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