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Forse
– ci auguriamo - la guerra in Ucraina non ci porterà alla terza
guerra mondiale, ma i suoi effetti stanno già devastando molte
economie, in particolar modo quelle dei paesi più vulnerabili
La
guerra in Ucraina sta ulteriormente
aggravando quella che era una realtà già intollerabile: la fame.
155 milioni di persone vivono uno stato di insufficienza alimentare
acuta e molto più numerosi sono coloro che soffrono uno stato di
grave insicurezza alimentare. Le stime divergono, ma dal 2019 sono
decine di milioni le persone che sono precipitate nella fame.
Gli
stati più colpiti sono quelli che da anni vivono conflitti armati, e
quando i conflitti avvengono in aree già piegate dalla povertà, la
fame assume livelli allarmanti o estremamente allarmanti, come in
Repubblica democratica del Congo, Sud Sudan, Siria, Afghanistan,
Yemen, Somalia. Le guerre mettono a rischio non solo i raccolti, ma
tutta la filiera di produzione e distribuzione. A sua volta la crisi
alimentare genera altri conflitti, e avvolge in una spirale perversa
le popolazioni affamate.
La
guerra in Ucraina e le sanzioni inflitte alla Russia stanno
provocando durissimi contraccolpi alle economie degli stati, ma sono
soprattutto i più poveri a pagarne il conto. Russia e Ucraina
insieme rappresentano il 30% del mercato mondiale di grano tenero,
32% orzo, 17% mais e 50% girasole e dalle loro esportazioni dipendono
fortemente molti paesi africani e asiatici, primi fra tutti l’Eritrea
e il Niger
che dipendono dalle importazioni quasi per il 100%, ma anche Egitto,
Turchia, Iran, Armenia, Mongolia…, paesi dove già si registrano
forti aumenti dei prezzi.
Gli
alti costi raggiunti dal gas e il venir meno delle importazioni di
fertilizzanti, di cui Russia e Ucraina detengono il 15% del mercato,
sta facendo sì che molti contadini non seminino, perché i costi
della produzione supererebbero gli introiti dei raccolti.
L’aumento
dei costi ricade anche sui programmi umanitari: in un solo mese il
Programma alimentare mondiale ha visto lievitare i suoi costi di 71
milioni di dollari, e ciò significa o che verranno aiutate meno
persone o che verranno ridotte le razioni.
Tuttavia
guerre e cambiamenti climatici, con il loro carico di siccità e
inondazioni, spiegano solo in parte i motivi che hanno portato a
questo vertiginoso aumento dei costi, che peraltro continua già da
alcuni anni. Si stima infatti che la produzione agricola per il 2022,
salvo alcuni prodotti, sia sufficiente a coprire la domanda mondiale.
E allora dobbiamo guardare altrove, al famoso mercato che tutto
determina: nella prima settimana di guerra le quotazioni in borsa del
grano sono salite del 74%, del mais del 37% e della soia del 20%. La
speculazione finanziaria sul cibo, avviata agli inizi degli anni ‘90,
è indipendente dalla logica domanda/offerta di beni
reali. I futures,
che fino ad allora erano utilizzati per acquistare i raccolti in
anticipo a un prezzo stabilito, diventano titoli qualsiasi che
possono essere scambiati infinite volte e oggi rappresentano uno dei
principali fattori di volatilità e di instabilità dei prezzi,
con
effetti devastanti sugli agricoltori e le comunità più fragili.
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