4 novembre 2021

Vaccini e affari / 1

Billy Kenber

In un lungo articolo il londinese The Times denuncia il comportamento delle grandi industrie farmaceutiche di fronte alla pandemia, ben documentato dal suo giornalista Billy Kenber nel libro Sick the money: the Truth About the Global Pharmaceutical Industry 


La ricerca sui vaccini una volta era un pilastro delle aziende che hanno costruito la loro reputazione aiutando il mondo a sradicare la poliomielite e il vaiolo. Tuttavia, l'interesse è gradualmente diminuito. Negli ultimi decenni Big Pharma non è stata più disposta a correre i rischi di destinare risorse ai patogeni emergenti, preferendo fare soldi sviluppando farmaci e trattamenti per malattie croniche che continuano all'infinito. Tra il 1967 e il 2004, il numero di produttori di vaccini operanti a livello globale è sceso da 26 a 5. 
I vaccini sono generalmente prodotti economici, a basso margine e ad alto volume. Fino a quando non è arrivato il Covid, le vendite di vaccini non rappresentavano più del 2 o 3% del mercato globale. 
Scienziati di diverse università avevano però ascoltato gli avvertimenti dell'OMS sul rischio di una futura pandemia. Tra loro c'erano due professori dell'Università di Oxford presso lo Jenner Institute, Sarah Gilbert e Adrian Hill, che avevano lavorato su una tecnologia che potesse essere rapidamente utilizzata per creare un vaccino per un virus precedentemente sconosciuto. Quando il codice genetico di Wuhan è stato pubblicato per la prima volta all'inizio di gennaio 2020, Gilbert e il team sono entrati in azione. Il vaccino risultante era pronto per la sperimentazione animale a metà febbraio, ma la raccolta di fondi si è rivelata difficile. Si stima che almeno il 97 per cento dei fondi per lo sviluppo del vaccino di Oxford provenga da enti di beneficenza e contribuenti.
I colossi farmaceutici erano riluttanti a investire nei vaccini e c’è voluto tempo perché prendessero sul serio la minaccia pandemica. A convincerli sono stati i miliardi stanziati dai governi, che avrebbero garantito loro lauti profitti.
Va detto che quando Oxford ha imposto che il suo vaccino non fosse venduto a scopo di lucro, AstraZeneca non si è tirata indietro. Tuttavia questa scelta coraggiosa di AstraZeneca è bilanciata dalla possibilità, per l'azienda, di uscire dall'accordo al termine della fase emergenziale.
Mentre il vaccino di AstraZeneca è stato venduto per un paio di dollari a dose, quello di Moderna costa da 64 a 74 dollari per ciclo a due dosi. Pfizer ha fissato un prezzo negli Stati Uniti di 39 dollari ma, secondo quanto riferito, ha addebitato fino a 60 dollari al governo israeliano.
Negli ultimi mesi Pfizer e Moderna hanno entrambi aumentato i prezzi di circa il 25%. Moderna si è dimostrata la più spregiudicata: il suo valore borsistico è passato da 6,5 miliardi di dollari a più di 180, senza che l’azienda abbia sborsato un solo dollaro per lo sviluppo del suo vaccino, interamente finanziato dal governo degli Stati Uniti. L'amministratore delegato di Pfizer ha affermato che vende il vaccino ai paesi a medio reddito alla metà del prezzo delle nazioni più ricche e mira a fornirlo alle nazioni più povere a costo zero. AstraZeneca ha accettato di continuare a vendere il vaccino senza lucro finché durerà l’emergenza, ma ha il diritto di dichiarare quando sarà finita e quindi aumentare i prezzi.
Si prevede che le vendite globali di vaccini occidentali raggiungeranno i 70 miliardi di dollari quest'anno e saliranno a 127 miliardi di dollari nel 2022.
La pandemia di coronavirus ha fornito due lezioni. Una è che le prime forniture andranno a quei paesi disposti ad accettare i prezzi richiesti e ad acquistare a rischio. Il tentativo dell’UE di contrattare l’ha spinta verso la parte posteriore della coda, mentre il Regno Unito ha rapidamente accettato di pagare miliardi per una serie di vaccini. L'altra è che le aziende farmaceutiche possono tranquillamente evitare di rischiare i propri fondi durante le emergenze di salute pubblica perché i governi hanno dimostrato che copriranno i costi.
Quasi sei miliardi di dosi sono state somministrate a livello globale, ma solo un’infinitesima parte di queste nei paesi a basso reddito, mentre lo sforzo per convincere i paesi a rinunciare ai diritti di brevetto è naufragato.
Senza investimenti le popolazioni globali rimarranno preoccupantemente vulnerabili a pandemie ed epidemie, in particolare quelle che colpiscono principalmente i paesi a basso reddito.
La pandemia di coronavirus ha indotto a impegnare significativi investimenti internazionali per identificare e tracciare nuovi virus e ha convinto i governi a destinare maggiori risorse per piccoli rischi con enormi potenziali conseguenze. Ma quando la prossima pandemia colpirà, il mondo farà ancora una volta affidamento su Big Pharma per produrre su vasta scala i vaccini sostenuti dalla ricerca finanziata con fondi pubblici. Quando ciò accadrà, i contribuenti dovranno ancora una volta accumulare miliardi per quei costi di sviluppo e decine di miliardi in più per soddisfare i prezzi praticati per il vaccino mentre Big Pharma si gode i profitti.

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