10 giugno 2022

Siamo un po’ più soli


Valerio Onida 14 maggio 2022, 86 anni, Carlo Smuraglia 31 maggio 2022, 98 anni, ci hanno lasciati


Inutile ricordare cosa hanno fatto e cosa hanno rappresentato questi due uomini, che hanno saputo dare nuovo prestigio e nuova autorevolezza agli alti incarichi che hanno ricoperto, presidente della Corte costituzionale l'uno e  presidente dell’ANPI nazionale l’altro. Tutto questo è ben noto agli amici che ci leggono, insieme al loro impegno e la loro passione per la difesa dei principi su cui si fonda la nostra Costituzione; uomini di legge attenti ai bisogni dei più deboli, impegnati socialmente, che hanno combattuto fino all’ultimo per un mondo più giusto.
Ho avuto la fortuna di incontrarli in due brevi momenti della loro vita e mi piace poter condividere questi ricordi “minori”.
Valerio Onida era, nella seconda metà degli anni ‘50, il presidente del gruppo degli studenti cattolici “Intesa”, mentre io ricoprivo lo stesso incarico per gli studenti laici, “i goliardi”. Ero arrivato a quell’incarico dopo anni di defatiganti schermaglie interne all'associazione condotte da un gruppetto di nostalgici di miti e riti di una goliardia non più esistente, e irriducibili anticomunisti. Però, se ero riuscito a conquistare la fiducia degli iscritti all’associazione, non ero altrettanto preparato a gestire il potere, per quanto piccolo, che questo comportava, e così, dopo un breve periodo alla testa dell’Interfacoltà (così si chiamava allora l’organo di rappresentanza degli studenti) fummo spazzati via da un voto che vedeva alleate tutte le destre, anche interne alle nostre organizzazioni. In quei mesi difficili Valerio Onida non venne mai meno alla sua alleanza con noi, e mi sono successivamente convinto che se fosse stato lui al posto mio le cose sarebbero potute andare diversamente.
Molto più recente, e più fugace, il rapporto con Smuraglia. Una decina d’anni fa il figlio di Smuraglia, Massimo, regista cinematografico, decide di girare un film su un lontano episodio giudiziario, il processo voluto da Scelba contro un gruppo di partigiani, la banda Danesin, colpevoli di avere ucciso un carabiniere. Al processo il collegio di difesa, di cui facevano parte sia mio padre che l’allora giovane avvocato Smuraglia, riuscì nel non facile compito di convincere i magistrati che all’epoca dei fatti a rappresentare lo “Stato” non erano i carabinieri fedifraghi al servizio di tedeschi e repubblichini, ma proprio i partigiani allora sotto processo. Sono grato a Massimo Smuraglia che ci ha lasciato questo bellissimo ricordo, e che al contempo mi ha permesso, in due o tre occasioni, di avvicinare suo padre, già allora protagonista della grande battaglia referendaria.


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