19 agosto 2011

1° maggio. Festa dei lavoratori

Don Mario Bandera *


Una sentenza storica segna il primo maggio 2011. I dirigenti della Thyssen Krupp sono stati condannati dal Tribunale di Torino per l’incendio divampato nell’acciaieria il 6 dicembre 2007


La tradizionale celebrazione del 1° Maggio, Festa dei Lavoratori, quest’anno è stata significativamente annunciata da una sentenza storica che marca una data fondamentale nell’articolato sistema dei rapporti d’impresa con i lavoratori. 
Ci riferiamo al verdetto emesso dal Tribunale di Torino sulle responsabilità della Thyssen Krupp per l’incendio divampato nella notte del 6 dicembre 2007 nella sede dell’acciaieria torinese del gruppo tedesco; ricordiamo che in quel tragico incidente perirono sette operai. Furono subito evidenti le lacune della sicurezza che il gruppo aveva adottato, considerando che le spese per garantire l’incolumità dei propri dipendenti fossero troppo onerose per l’azienda. Il tribunale di Torino accogliendo la tesi dei lavoratori, ha sancito in maniera inequivocabile che la responsabilità della mancata sicurezza va ricondotta ai massimi dirigenti, i quali dopo questa sentenza non possono accampare scuse di nessun genere per dire che decisioni così specifiche dovevano essere prese da funzionari subalterni. Ancora una volta si ripropone il conflitto sempre presente nel mondo del lavoro tra il primato della persona umana, che deve essere sempre messo al primo posto e la logica del profitto, che nella prospettiva del mercato deve assicurare il massimo guadagno passando sopra a quelle che sono le più elementari norme di garanzie per ogni persona impegnata nell’impresa. E’ fuori discussione che proprio gli operai, quella categoria di lavoratori che qualche saccente analista di casa nostra giudica ormai obsoleta ma che continua a garantire crescita e sviluppo al nostro paese, hanno bisogno che si torni a parlare del lavoro come valore primario della Società, superando l’emarginazione culturale a cui sono stati sottoposti in questi anni. Le “morti bianche” vengono il più delle volte rimosse dall’attenzione dell’opinione pubblica grazie all’oblio culturale imperante. La nostra società malata di consumismo fine a sé stesso ha bisogno più che mai dei sogni, delle idealità e delle utopie di chi lavora, in modo particolare di chi svolge lavori umili, defatiganti e poco remunerati, proprio perché più basso è il reddito più alti sono i sogni e gli ideali! I lavoratori morti non sono solo numeri per statistiche per un bilancio di fine anno, ma persone in carne ossa, con identità, famiglie, esistenze importanti, uniche ed irripetibili. Vite spezzate a volte dalla fatalità, ma più spesso dalla mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Per questo una sentenza come quella sulla responsabilità della Thyssen Krupp non può che essere accolta con particolare soddisfazione da coloro che seguono da vicino i drammi e le problematiche dei lavoratori. Celebrare il 1° Maggio, sottolineare l’importanza del lavoro nella vita dell’uomo, ricordarne le vittime che sui posti di lavoro hanno sacrificato la loro esistenza per il bene della collettività, fa emergere quanto ai nostri giorni sia importante avere sempre gli occhi aperti sulla realtà dei lavoratori, è innegabile che lo sviluppo e le profonde trasformazioni avvenute nel campo della produzione e della gestione del mondo del lavoro impongono una visione nuova per quanto riguarda le mutate situazioni. Oggi più che mai è necessario accostarsi alla cultura del lavoro con una visione moderna e flessibile, una prospettiva questa che non deve fare sconti di nessun genere sulla sicurezza e sulla prevenzione. 
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 responsabile Pastorale del lavoro della Diocesi di Novara

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