9 dicembre 2010

La voce di una musulmana laica.

Maryan Ismail

A proposito del dibattito moschea sì - moschea no, circola in rete questa bella lettera di una "musulmana laica" che mi sembra meriti di essere conosciuta, sia per la tesi che sostiene (che condivido pienamente) sia per gli argomenti "religiosi" che porta a sostegno di una tesi molto laica.



A proposito del dibattito moschea sì - moschea no, circola in rete questa bella lettera di una "musulmana laica" che mi sembra meriti di essere conosciuta, sia per la tesi che sostiene (che condivido pienamente) sia per gli argomenti "religiosi" che porta a sostegno di una tesi molto laica.
(Ho leggermente modificato il testo per renderlo comprensibile a chi non ha seguito l'intero dibattito).

Cari tutti e tutte,
la cosa che mi ha colpito del documento presentato ai candidati [alle primarie] è stata l'esclusività della religione islamica.  Mi sono chiesta «e la altrettanto numerosa comunità cinese non ha diritto ad un tempio dignitoso invece che le fetide stanze e i freddi capannoni dove pregano?»
A chi ritiene che noi musulmani laici siamo troppo timidi nel rivendicare il diritto ad una moschea per i nostri fratelli, rispondo che il problema non è la presunta "timidezza" del musulmano laico, ma che l'obiettivo primo sono i diritti, la cittadinanza e successivamente la costruzione condivisa di tutti i luoghi di culto necessari.
E poi perché liquidare la questione con la "timidezza"? Non è forse meglio chiedere a tutte le Maryan del caso perché la pensano così? O forse si ritiene, a priori, che essendo schierati con la maggioranza dei benpensanti ci sentiamo meglio integrate/i? Permettetemi di dire che non è così.
Io come mussulmana laica sono chiamata a non tirarmi indietro sulle questioni comuni che toccano la società in cui vivo. Non sono meno islamica di un praticante, anzi: il mio "essere laica" è contemplato  e non condannato dal Corano. Infatti la Sura all'Inshiqaq (Lo squarcio - n. 84) al versetto 19 recita "certo subirete trasformazioni successive", mi permette di vivere come credente una visione laica della vita, perché sono in uno "stato personale" coranicamente legittimo. E ancora da musulmana ho l'obbligo e il dovere di rispettare e garantire le espressioni religiose di tutti: la Sura al Khautar (dell'Abbondanza - n. 108) al versetto 6 cita espressamente "a voi la vostra religione, a me la mia".
Nelle scuole giuridiche islamiche si è sempre posto l'accento su Fede e Religione, dove la prima è considerata una pulsione connaturata e precipua di ogni essere umano, mentre la seconda ne rappresenta la sua manifestazione organizzata. Quest'ultima deve essere garantita a tutti. E quindi è per questo diritto che mi sto battendo: per "affrancare il collo dell'oppresso, cioè renderlo libero", ma "con mitezza e pazienza" (altri obblighi religiosi, previsti dalla sura n. 90, al Balad, nei versetti 13 e 17).
E comunque non si scappa, il nodo da sciogliere è che il diritto al luogo di culto è legato al riconoscimento di me come cittadino! E gli immigrati non lo sono. Che mi serve che tu mi dia una moschea se fuori vengo sempre e ancor di più calpestato, deriso e discriminato?
Facciamo prima il cittadino e poi facciamoci i luoghi di preghiera.
E ancora, parafrasando il precedente concetto di Fede e Religione nell'Islam: - il diritto al voto e la cittadinanza (la religione) risultano essere la manifestazione organizzata, mentre la moschea e la non-moschea (quindi la fede o non fede) sono l'espressione naturale del cittadino. Ecco perché ritengo che il diritto alla cittadinanza e al voto vengano prima, e successivamente portano alla costruzione delle moschee, termine che in arabo significa luoghi per la preghiera.
Voglio lasciarvi con una preghiera: il grande filosofo Jalal al Din Rumi (1207-1273) affermava, in Fihi ma fihi, che: "Le vie sono diverse, la meta è unica. Essa non appartiene né alla miscredenza né alla fede.... Quando la gente vi giunge, le dispute e le controversie che sorsero durante il cammino si appianano; e chi diceva all'altro "tu sei un empio" dimentica allora il litigio, poiché la meta è raggiunta!"
Felice di essere nata mussulmana e felice di essere cittadina, vi abbraccio.
Maryan Ismail.



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