20 marzo 2010

Le ragioni di un voto

di Piero Basso

Manca poco più di una settimana alle elezioni regionali. So che la grande maggioranza degli amici che ricevono (e forse leggono) queste righe sono già fermamente orientati a votare questo o quel candidato presidente, questa o quella lista (o magari a non votare). Non penso che per loro le mie scelte personali abbiano grande interesse. Viceversa oso sperare che le ragioni che hanno portato me a compiere una scelta precisa possano avere qualche peso presso quegli amici che non hanno ancora maturato una scelta definitiva, e contribuire a determinare una loro scelta a sinistra.
Queste ragioni le trovate nelle righe che seguono.



Le ragioni di un voto

Il 28 e 29 marzo siamo chiamati a votare per eleggere il nuovo consiglio regionale. Personalmente non ho dubbi: andrò a votare, e darò un voto per cambiare.
So che qualcuno, deluso da precedenti esperienze di governo nazionale, o forse convinto che contro questa maggioranza non ci sia nulla da fare, pensa di restare a casa, di rinunciare al proprio diritto al voto. Sono convinto che astenersi è sempre e comunque sbagliato: perché lasciamo che altri decidano per noi; perché il voto è un diritto che i nostri padri hanno conquistato pagando un prezzo altissimo; perché il messaggio che con l'astensione mandiamo ai nostri avversari è questo: "Siamo stanchi, e per quanti stravolgimenti della Costituzione facciate, per quanti siano i vostri attacchi all'informazione, alla giustizia, all'equità sociale, noi non ci muoveremo". Votando, forse non cambieremo il governo della Lombardia, ma almeno manderemo un messaggio chiaro di resistenza.
Quel messaggio chiaro e forte che, in Lombardia, diversamente da quanto ha fatto in alcune regioni, il PD non ha voluto mandare, scegliendo di candidare Penati, le cui posizioni sulle "ronde padane" e sull'Expo sono note, senza neppure consultare la propria base, e dichiarando chiusa ogni prospettiva di unità a sinistra. Con questa scelta il PD non rinuncia soltanto alle poche decine di migliaia di voti che potranno raccogliere le forze alla sua sinistra, ma rinuncia a mobilitare, a dare una speranza e un obiettivo al "popolo di sinistra", speranza e entusiasmo indispensabili per battere il sistema di potere formigoniano.
Con questa impostazione della campagna elettorale temo che si illudano gli amici che pensano di votare Penati per "fermare" Formigoni. Rispetto la loro scelta, ma credo che questa volta il "voto utile" sia un altro. Credo che il voto utile sia quello che può riportare in Consiglio regionale una forza politica di sinistra non disponibile a concedere nulla, sul piano politico e morale, all'attuale maggioranza.
Voterò quindi per la neonata "Federazione della sinistra", per ora soltanto la somma di due forze politiche, Rifondazione e Comunisti italiani, ma in grado di allargarsi (anche per la scelta moderata di Sinistra Ecologia e Libertà) offrendo rappresentanza politica a molti movimenti.
La Federazione presenta un candidato presidente, Vittorio Agnoletto, noto a molti per il suo impegno nella lotta all'AIDS (è stato tra i fondatori della LILA) e soprattutto per essere stato, nel 2001, portavoce del grande Forum Sociale di Genova, dove eravamo forse un milione a manifestare contro la guerra e l'egoismo dei paesi ricchi (ricordo, incidentalmente, che allora Berlusconi fece grandi promesse di aiuto ai paesi poveri, nessuna delle quali è stata mantenuta). In seguito Agnoletto è stato europarlamentare impegnandosi in molte battaglie per la difesa dell'ambiente e a fianco dei popoli del sud del mondo. Ma più che la sua biografia credo valgano le parole di Moni Ovadia: "Agnoletto è un convinto militante per la pace, e incarna il meglio dei nostri valori".
Agnoletto non sarà sicuramente eletto in Consiglio regionale (il regolamento prevede che entrino in consiglio solo i candidati presidenti dei due schieramenti più forti) e con lui non entreranno i candidati presenti nel cosiddetto "listino del presidente", in cui spiccano, tra gli altri, i nomi di Dario Fo, di Margherita Hack, di Emilio Molinari, di Moni Ovadia, di Paolo Rossi, che con la loro partecipazione alla lista hanno voluto dare una importante testimonianza di sostegno alla persona di Agnoletto e alla lista di sinistra.
Oltre a votare la lista, darò anche una preferenza: sono più d'uno i candidati (e le candidate) che conosco e che stimo, ma poiché è possibile dare una sola preferenza ho dovuto scegliere, ed ho scelto di votare Basilio Rizzo, per due buoni motivi. Il primo riguarda la persona: da un quarto di secolo Basilio è in consiglio comunale, dove, da sempre, è stato attento e intransigente nel chiedere trasparenza e onestà, e nel denunciare clientelismo e malaffare. Molte delle sue denunce, magari dopo anni, hanno dato origine a procedimenti penali, segno che ha saputo vedere giusto. La competenza e il totale disinteresse personale
fanno di lui un politico affidabile, onesto, che dà la certezza di essere in grado, anche dalle file dell'opposizione, di influire sulle politiche amministrative per la trasparenza e la moralità in politica.
L'altro motivo riguarda la collocazione politica di Rizzo: non proviene da nessuna delle due formazioni che hanno dato vita alla federazione della sinistra, e la sua presenza in lista rappresenta un primo passo verso l'allargamento della nuova formazione, la dimostrazione che è possibile aggregare forze nuove, e dare finalmente un segnale per la ripresa, questa volta in modo serio e duraturo, del cammino per ricostruire una grande forza di libertà, di giustizia, di pace.

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