10 ottobre 2021

Antigone in Calabria

Giorgio d’Amico

d’Amico, come altri commentatori in questi giorni, avverte quanto strida la condanna a Mimmo Lucano con i principi costituzionali

La condanna di Mimmo Lucano, al di là delle – giustificatissime – polemiche sull’entità della pena, riporta alla luce un conflitto antico ma sempre presente quando si parla di giustizia e di tribunali: quello fra l’ossequio formale alle leggi e ai regolamenti vigenti e l’adesione a un’idea di giustizia “sostanziale”, che rispetta prima di tutto i valori fondanti della nostra umanità.
Mimmo Lucano è stato condannato per una serie di reati amministrativi e si è riconosciuto che non ha intascato un euro e non ha trafficato con la malavita per la gestione dei migranti. Ammettendo che gli illeciti amministrativi contestati esistano – non oso pensare il contrario – credo che si debba riconoscere che ha agito per motivi di particolare valore morale e sociale, conseguendo risultati concreti (riconosciuti internazionalmente) che indicano una via efficace per l’integrazione dei migranti e la rivitalizzazione di piccoli borghi in via di estinzione.
Quindi, secondo me, le motivazioni, le finalità e i risultati della sua azione sovrastano di gran lunga le scorrettezze compiute e devono essere considerati elementi assolutamente prevalenti nel giudizio sull’operato di Mimmo Lucano. Di passaggio osservo anche che sarebbe opportuno riconsiderare le modalità burocratiche con cui si dovrebbero svolgere le azioni condotte da Mimmo Lucano per ricondurle a una reale praticabilità.

https://www.ideeinformazione.org/2021/10/05/antigone-in-calabria/

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